Cosa sta succedendo nel territorio italiano a seguito dell’aumento di fenomeni meteorologici estremi? Quali sono le cause che hanno provocato e continuano a provocare disastri ambientali? E quali le aree maggiormente a rischio, che necessitano prioritariamente interventi di messa in sicurezza?
Vuole rispondere a questi interrogativi la prima mappa del rischio, elaborata da Legambiente e sviluppata grazie alla collaborazione di TeamDev ed Esri Italia, che raccoglie le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici e con una particolare attenzione nei confronti delle citta?.
Uno strumento interattivo e costantemente aggiornato
La mappa è un sistema interattivo che in questa prima elaborazione ha preso in considerazione i danni, particolarmente importanti, provocati da fenomeni meteorologici avvenuti dal 2010 ad oggi, e sarà periodicamente aggiornata. Sono 80 i Comuni dove si sono registrati impatti rilevanti, riportati sulla mappa, suddivisi nella legenda secondo alcune categorie principali (allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture, al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria o da temperature estreme) utili a capire i rischi nel territorio italiano. Laddove i danni sono avvenuti in Comuni dove già erano avvenuti in passato fenomeni analoghi, questi sono stati riportati nella scheda e nel tempo verranno sempre più aumentate le informazioni, con studi e analisi utili a capire la specificità dei processi avvenuti, la pericolosità e per individuare le più efficaci strategie di intervento.
Sviluppare nuove strategie di adattamento climatico
L’aggiornamento della mappa- i cui primi risultati sono stati riassunti in un report (ALLEGATO)- avrà come obiettivo proprio di leggere in maniera integrata l’impatto dei fenomeni climatici nei Comuni, mettendo assieme informazioni, immagini, analisi e dati sugli episodi e provare così a comprendere le possibili cause antropiche, le scelte insediative o i fenomeni di abusivismo edilizio, che ne hanno aggravato gli impatti, e arrivare a individuare oltre alle aree a maggiore rischio per i cambiamenti climatici anche nuove strategie di adattamento per le città.
I PRIMI RISULTATI
Sono 112 i fenomeni meteorologici riportati dalla mappa che dal 2010 ad oggi hanno provocato danni nel territorio italiano. Nello specifico si sono verificati 30 casi di allagamenti da piogge intense, 32 casi di danni alle infrastrutture da piogge intense con 29 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 8 casi di danni al patrimonio storico, comprese le conseguenze delle piogge torrenziali che hanno colpito la città di Genova il 9 e 10 ottobre 2014, 22 casi di eventi causati da trombe d'aria, e 20 gli eventi causati da esondazioni fluviali. Stimati anche i danni in termini di tributo umano, con 138 persone vittime del maltempo dal 2010 ad oggi.
PRIME CONCLUSIONI
L’insieme dei fenomeni meteorologici e dei danni provocati nel territorio italiano dal 2010 ad oggi, raccontati dalla mappa, ci porta ad alcune prime conclusioni.
Innanzi tutto il rischio climatico non riguarda in modo uguale tutto il Paese, alcune aree sono più a rischio di altre, innanzi tutto per ragioni idrogeologiche, e dunque in quei territori vanno accelerati gli interventi di messa in sicurezza e allerta dei cittadini. La seconda evidenza è che i fenomeni di maltempo sono più accentuati in alcuni periodi dell’anno ma sono avvenuti con frequenza anche nei mesi estivi, quando occorre inoltre attrezzarsi anche rispetto alle ondate di calore che in particolare nelle aree urbane possono provocare gravi danni e conseguenze in termini sanitari. La terza conclusione è che proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici.
L'appello al Governo
Finalmente oggi il tema del dissesto è affrontato con una task force presso la presidenza del Consiglio- conclude il report di Legambiente- ma il cambiamento nella dimensione dei fenomeni climatici è tale da far apparire inadeguata anche questa impostazione quando si prende atto della totale assenza negli interventi previsti di una visione che tenga conto dell'adattamento ai cambiamenti climatici. Solo nelle ultime settimane - in ritardo rispetto a quanto previsto dalla Commissione Europea -, è stata approvata la strategia nazionale mentre nulla si sta muovendo per arrivare all'approvazione del piano nazionale di adattamento che dovrebbe finalmente permettere di passare dagli obiettivi generali agli interventi anche per guidare la spesa dei fondi europei da parte delle Regioni che, ricordiamolo, nella programmazione 2014-2020 sono rilevanti per questo tipo di interventi, ma che rischiano in assenza di chiare strategie e di una attenta regia di rimanere sprecate. E per fare in modo che nelle città italiane si arrivi quanto prima ad approvare dei Piani Clima per intervenire nelle aree a maggior rischio e individuare le scelte di adattamento nei quartieri e negli spazi aperti.