“Nell'edilizia si può pensare a un superamento complessivo dei voucher, forse è il settore a maggior rischio di abusi”.
Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, in un'intervista al Corriere della Sera.
Il ministro ha osservato che “la finalità iniziale dei voucher era positiva: hanno fatto emergere una fetta di lavoro nero. Ma poi, con la progressiva liberalizzazione introdotta ben prima del Governo Renzi, hanno rischiato di accentuare in alcuni settori la precarizzazione dei rapporti di lavoro. È su questa distorsione che bisogna intervenire”.
Nell'uso dei voucher, ha aggiunto Martina, “gli abusi ci sono stati e ci sono ancora. Ma più che un dibattito ideologico serve un lavoro di analisi, settore per settore, ad esempio circoscrivendo meglio i cosiddetti requisiti soggettivi. In agricoltura la stretta c'è già stata: adesso i voucher possono essere utilizzati solo per studenti, pensionati e persone in cassa integrazione. Credo sia una buona scelta, studiando i numeri potrebbe essere estesa ad altri comparti”.
IL PRESIDENTE ANCE FAVOREVOLE ALL'ELIMINAZIONE DEI VOUCHER NELL'EDILIZIA. “Nel nostro settore i voucher non servono, anzi rischiano di essere controproducenti. Sono d’accordo, vanno eliminati”, ha dichiarato il neopresidente dell'Ance, Gabriele Buia, in un’intervista al Corriere della Sera. “Il nostro – ha aggiunto il numero uno dell'associazione dei costruttori italiani - è un settore particolare, nei cantieri si lavora ancora con le mani. Abbiamo bisogno di personale formato in modo specifico e continuo. Altrimenti ci possono essere problemi sia per la sicurezza sul lavoro sia per la qualità del prodotto finale”.
All'obiezione del Corriere della Sera circa il rischio di aiutare il lavoro nero con l'eliminazione dei voucher, Buia osserva che ciò non vale nel settore delle costruzioni: “Negli appalti sono già vietati per legge, in quanto consentirebbero di eludere il sistema di tutele e di formazione previsto. Il lavoro nero e quello irregolare, poi, si combattono con altri strumenti. Ad esempio contrastando le false partite Iva, che hanno un costo molto più basso rispetto ai dipendenti veri e propri. Noi al governo abbiamo chiesto di sostenere la nostra proposta di Borsa lavoro: chi perde il posto non viene abbandonato a se stesso ma entra in un percorso di formazione continua curato dagli enti bilaterali, cioè da imprese e sindacati. Per le nuove assunzioni, anche quelle per brevi periodi, si dovrebbe pescare da quel bacino. Così eviteremmo i rischi di scarsa professionalità”.