Verrà inaugurata il 13 gennaio prossimo l’Accademia del calcestruzzo a Renate (MB), una iniziativa che nasce dal lavoro svolto in questi ultimi vent’anni dalla Fondazione dell’Istituto Italiano del Calcestruzzo che nel corso degli anni ha dato vita a una serie di corsi di formazione ad hoc sia per professionisti che per le scuole superiori.
“Tra una settimana verrà inaugurata l’Accademia del calcestruzzo, un grande impegno economico e lavorativo, il frutto maturo di 20 anni dedicati alla formazione di base fatta dall’Istituto Italiano Per il Calcestruzzo presso i vari istituti per geometri in Lombardia, istituti che hanno condiviso con noi la necessità di far accedere attraverso il nostro percorso formativo sul calcestruzzo gli studenti al mondo del lavoro, non più un mero nozionismo scolastico ma un vero e proprio contatto con la realtà del cantiere”, spiega Sergio Cocco, Presidente della Fondazione IIC. “Le ultime vicissitudini del settore, ci hanno convinto che, senza lasciare la scuola, vi era la necessità di ampliare ed estendere i corsi anche al di fuori della scuola superiore, portarli in Università e perché no, interessare anche il mondo stesso del lavoro”.
Qual è la situazione oggi in Italia nel settore?
“Troppe posizioni lavorative sono vuote oppure occupate abusivamente da chi non ha alcun titolo per farlo. La produzione del calcestruzzo è troppo lunga e tortuosa e in questo difficile percorso è abbandonato a se stesso. A chi vuol investire milioni di euro su una centrale di betonaggio gli si richiede solamente un certificato per l’impatto ambientale, non è richiesto null’altro, saper produrre un calcestruzzo è un optional mai è stato richiesto nulla di più. La normativa europea ci ha fornito tanti strumenti efficaci per produrre in qualità, ma tutti puntualmente disattesi, volutamente disattesi. La marcatura CE degli aggregati doveva essere la carta d’identità dell’aggregato, invece è stata stravolta e utilizzata a proprio piacimento, o meglio a propria convenienza di portafoglio. E oggi documento dimenticato sia perché in pochi sanno di cosa si tratti, ma soprattutto a cosa serviva; non è stata abrogata, solo volutamente disattesa. E ancora, la certificazione FPC, mai attuata”.
Perché?
“Oltre il 90% degli impianti di produzione non era certificabile, quindi non si è concesso un periodo per adeguare gli impianti e poi certificarli: si è preferito certificarli subito anche senza averne i requisiti, con promessa che si sarebbero dovuti adeguare entro un anno di tempo. Sono passati quattro anni, tutti sono certificati, tutti sono rimasti come quattro anni fa, ovvero non adeguati per ottenere la certificazione. Controlli e relativi controllori: inesistenti. La certificazione FPC, oltre a un impianto adeguato per effettuare un controllo di prodotto in fabbrica, ovvero con tutti i mezzi necessari per poter effettuare un controllo di produzione veloce, prima di compilare una bolla di consegna dove si riportano le caratteristiche del prodotto venduto, sarebbe più serio almeno riportare in bolla di consegna le caratteristiche dei materiali caricati in autobetoniera poiché il materiale finito non è stato prodotto in stabilimento come le linee guida ministeriali molto velocemente prevedono; ma solamente caricato in autobetoniera e affidandone la produzione a un terzo, l’autista della autobetoniera ormai tutti o quasi padroncini senza nessuna competenza di produzione e tantomeno di controlli; commettendo non pochi reati al proposito. Quando il calcestruzzo arriva in cantiere, dovrebbe trovare secondo le linee guida ministeriali almeno il direttore dei lavori per effettuare i controlli di ricevimento e il passaggio dal produttore al costruttore che lo prenderà in carico e ne assumerà la responsabilità della posa in opera e stagionatura sotto la sorveglianza e il controllo del direttore lavori. Passeranno ora 28 giorni prima di effettuare i controlli finali, quindi a materiale finito. Conoscere le caratteristiche del calcestruzzo finale che ha viaggiato precedentemente dai produttori delle materie prime, poi dalla fabbrica del calcestruzzo, alle mani del padroncino della autobetoniera e finalmente sotto il controllo del direttore dei lavori nelle mani di chi lo pone in opera e lo cura per 28 giorni. Un viaggio lungo, che potrebbe essere ancora più lungo se si considera fatto senza controllo alcuno e quasi sempre nelle mani di chi non ti conosce”.
Dunque, l’Accademia nasce proprio per questi motivi…
“Sì, l’Accademia del calcestruzzo nasce proprio per cercare di porre un argine a questo stato di cose; non sarà facile lo sappiamo, l’abbiamo già sperimentato, non è solo una lotta alla non conoscenza, ma e anche una guerra a chi questo stato di cose lo vuole, perché in esso riesce a navigare meglio. L’Accademia non vuole solo creare un tecnologo del calcestruzzo professionale, ma su questa professionalità costruire figure tecniche che mancano al nostro voler bel costruire”.
Quali sono le figure in questione?
“Tecnico certificatore specializzato in certificazione di Cementerie, Cave di estrazione aggregati, Centrali di Betonaggio, Prefabbricati; Tecnico di gestione totale impianto di betonaggio; Tecnico Responsabile della qualità per Cave di estrazione aggregati, Centrali di betonaggio, Imprese di Costruzioni, Prefabbricati. Tecnico Commerciale specializzato per la vendita di calcestruzzo o calcestruzzi alle imprese di Costruzione, e promotore dei calcestruzzi presso gli studi di progettazione e direzione lavori. Queste quattro figure professionali mancano sul mercato e forse sono la causa principale del mal costruire sapere fare e il saper controllare sono il massimo deterrente al mal costruire”.
Cosa si augura per il futuro?
“Dio voglia che questa mia iniziativa venga condivisa, copiata, divulgata, anche negli altri settori, chiediamo alla scuola di costruirci l’uomo colto, forte della sua cultura e che sia il mondo del lavoro a completare le sue conoscenze affinché possa entrare a far parte del mondo che produce con la più alta dignità e nel tempo giusto per vivere”.