L'Europa deve tracciare una nuova e più impegnativa road map climatica per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima, firmato a New York il 22 aprile scorso, che prescrive di puntare a un contenimento dell’aumento della temperatura ben al di sotto di 2°C, raggiungendo una soglia di 1,5°C.
A livello globale le emissioni di gas serra nel 2014 e nel 2015 sono state sostanzialmente stabili, nonostante l’aumento del Pil di circa il 3% l’anno. In Italia invece nel 2015, dopo anni di calo (-20% al 2014 rispetto al 1990), le emissioni di gas serra sono aumentate di circa il 2,5%. L’incremento, che interrompe una serie positiva di riduzioni, è dovuto alla crescita del Pil, al calo del prezzo del petrolio e del gas, all’aumento dei consumi energetici e quindi a un rallentamento delle politiche di efficienza energetica, a un’estate molto calda e all’interruzione della crescita delle fonti energetiche rinnovabili. Ora l’Italia, per attuare l’Accordo di Parigi deve definire una nuova Strategia Energetica Nazionale con obiettivi al 2030.
Questo quanto emerge dal Climate Report, elaborato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato da Edo Ronchi all’annuale Meeting di Primavera, che pubblica dati e analisi sulle implicazioni a livello internazionale, europeo e italiano dell’Accordo per il clima raggiunto alla COP 21 di Parigi con il consenso di 195 Paesi.
L’attuazione dell’Accordo di Parigi - ha dichiarato Edo Ronchi - obbliga ad una svolta delle politiche climatiche, a tutti i livelli, compreso anche quello nazionale. Passando all’attuazione cresce la consapevolezza del maggiore impegno richiesto dal nuovo obiettivo dell’Accordo, per stare ben al di sotto dei 2°C , facendo sforzi verso 1,5°C. Prima si parte, prendendo atto realmente del nuovo obiettivo, prima si possono cogliere le opportunità di nuovi investimenti, di nuova occupazione, di sviluppo di una green economy richiesti e promossi dalle più incisive misure climatiche dell’Accordo di Parigi.
L’Accordo di Parigi è stato reso possibile da un quadro mondiale in cambiamento: la Cina ha già cominciato a ridurre le proprie emissioni e nel mondo si sono fortemente sviluppate politiche e strumenti orientati in favore delle tecnologie a basso contenuto di carbonio. Nel 2015 gli investimenti mondiali nelle rinnovabili hanno raggiunto i 286 miliardi di dollari, +5% sull'anno precedente e sei volte quelli del 2004. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature calcola che un terzo delle riserve di petrolio, metà delle riserve di gas e l’80% delle riserve di carbone dovrebbero rimanere inutilizzate per conseguire il target dei +2°C. Il passaggio a uno scenario a 1,5°C comporta all'incirca un dimezzamento del budget di carbonio a disposizione (500-600 Gt) e richiederebbe limitazioni ancora più severe nell'utilizzo delle riserve accertate di petrolio, di gas e di carbone.
IN EUROPA PER ATTUARE L’ACCORDO DI PARIGI SERVE AGGIORNARE IL PACCHETTO CLIMA AL 2030 CON TARGET PIÙ AMBIZIOSI. Lo scenario compatibile con l’obiettivo 1,5°C sarebbe in Europa, ben più impegnativo di quello a 2°C e richiederebbe entro il 2030 una riduzione delle emissioni del 50-55% rispetto al 1990 (contro il 40% del pacchetto 2030 corrispondente al target dei 2°C) e quindi anche un aumento significativo dei target del 27% per le rinnovabili e per l’efficienza energetica.
IN ITALIA PER L’ATTUAZIONE DELL’ACCORDO DI PARIGI È NECESSARIA UNA NUOVA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE. Nel 2015, dopo anni di calo, -20% al 2014 rispetto al 1990, secondo i dati elaborati dalla Fondazione, le emissioni di gas serra in Italia sono aumentate di circa il 2,5% Tra il 2005 e il 2012 l’Italia, nello sviluppo delle fonti rinnovabili, ha realizzato ottimi risultati sia pure con incentivi significativi, aumentando dall’8% a circa il 16% del consumo nazionale, facendo meglio della media europea e collocandosi fra i leader mondiali. Ma nell’ultimo triennio, il quadro è notevolmente peggiorato: le rinnovabili sono passate dal 16,7% nel 2013 al 17,3% del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2% all’anno ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passando dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Con questo passo l’Italia, pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020, sarebbe ben lontana dall’obiettivo europeo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi. Collocando l’obiettivo della variazione di temperatura in una posizione intermedia - fra i 1,5°C e 2°C - con l’Accordo di Parigi, l’Italia al 2030 dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra intorno al 50% rispetto al 1990: ciò richiederebbe un forte impegno nel risparmio e nell’efficienza energetica con una riduzione dei consumi attesi di circa il 40% e un raddoppio della quota di fonti rinnovabili, dal 17,3% a circa il 35% del consumo energetico finale al 2030 e nel solo comparto elettrico, le rinnovabili dovrebbero soddisfare almeno 2/3 della domanda di elettricità.
Il Rapporto indica anche le politiche e le misure necessarie per attuare l’Accordo di Parigi:
- avviare una riforma della fiscalità in chiave ecologica introducendo una carbon tax e un processo di riallocazione degli incentivi ambientalmente dannosi senza aumentare il carico fiscale complessivo e riducendo la tassazione sulle imprese e sul lavoro;
- introdurre un sistema di carbon pricing, riconoscendo i costi effettivi dei combustibili fossili e consentendo, così, di incentivare le fonti rinnovabili senza pesare sulle bollette;
- rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica per favorire interventi strutturali ad alta efficacia, a cominciare dalla riqualificazione del pieno edificio, varando un piano nazionale di riqualificazione del parco edilizio pubblico;
- mettere in atto politiche efficaci e concrete per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, dando priorità di intervento alle aree urbane.