Tecnologie innovative

Ad Expo il supermercato del futuro da Coop e MIT

Progettato da Carlo Ratti in collaborazione con Coop, il 'Future Food District' ridisegna il supermercato in chiave interattiva e digitale

mercoledì 13 maggio 2015 - Erika Seghetti

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Schermi interattivi, prodotti con etichette touch, app che ci consigliano cosa acquistare in base alle nostre abitudini. E' una finestra sul futuro il padiglione tematico  il 'Future Food District', posto nel cuore dell'Expo, all'incrocio tra il Cardo e il Decumano. Disegnato da Carlo Ratti, archistar torinese,  e docente al MIT di Boston, con la collaborazione tecnica di Accenture e la partnership di Coop, noto marchio del food-retail italiano, lo spazio si propone come un vero e proprio supermercato. Ma ben lontano dai canoni tradizionali a cui siamo abituati.

Il supermercato che rivoluzione l'esperienza di acquisto

Frutto di un concept che vuole coniugare tradizione e tecnologia, privilegiando la 'socialità' del classico mercato reinterpretata in chiave contemporanea grazie alle innumerevoli possibilità offerte dalla digitalizzazione, il supermercato rivoluziona l'esperienza dell'acquisto e quella di gestione di un punto vendita. Sviluppato su una superficie complessiva di 7000 mq- di cui 2500 di struttura e 4500 di area esterna- il padiglione assomiglia a un grande magazzino, dove i 1500 prodotti sono esposti su grandi tavoli interattivi.


Rispondendo all'esigenza più diffusa nel campo dell'alimentare, quella di conoscere di un prodotto tutte le caratteristiche utili, compresa la tracciabilità di filiera, i consumatori possono accedere a questo patrimonio informativo semplicemente sfiorando la merce. 'Non servono Google Glass o gadget elettronici'- ha spiegato Andrea Galanti, responsabile del progetto presso Carlo Ratti Associati- È come la realtà aumentata senza soluzione di continuità, priva di interfacce ingombranti, dove le persone possono incontrarsi e scambiarsi prodotti e idee. In un certo senso, è come un ritorno al vecchio mercato, dove produttori e consumatori di prodotti alimentari si conoscono e hanno interazioni reali”.


Etichette touch
Basta sfiorare i prodotti, dotati di 'etichette aumentate' e posti in scaffali con applicativi touch, per vedere proiettate tutte le informazioni, relative non solo a composizione e tracciabilità, ma anche all'impatto ambientale, all'eventuale presenza di allergeni o di altre sostanze 'a rischio intolleranza'.



“Ogni prodotto ha una sua storia da raccontare”, spiega Carlo Ratti “Oggi, questa informazione raggiunge il consumatore in modo frammentario. Ma in un prossimo futuro, saremo in grado di scoprire tutto quello che c’è da sapere sulla mela che stiamo guardando: dove è cresciuto l’albero, quanta CO2 ha prodotto, i trattamenti chimici che ha ricevuto, e il suo viaggio fino allo scaffale del supermercato.” E' allo studio anche un'app che, a partire dalla definizione di un proprio profilo, potrà suggerire al consumatore i prodotti giusti per lui, segnalandone l'ubicazione.

Logistica smart
Ma l'innovazione riguarda anche la gestione del punto vendita, con dispositivi che consentono la visualizzazione in tempo reale del numero di clienti presenti in un dato momento o di quelli entrati nell'intera giornata, così come dei prodotti più acquistati. Previsti anche sistemi avanzati per la gestione del magazzino e per la comunicazione fra gli addetti ai vari reparti.

Le nuove frontiere dell'agricoltura urbana

L’esterno del padiglione presenta il più grande 'vertical plotter' del mondo, una penna fatta di bracci meccanici che si muovono lungo due assi, che disegna sulla facciata le informazioni che i consumatori vogliono condividere.


La piazza esterna espone anche nuovi modi di produrre cibo, quali i sistemi verticali idroponici per la coltivazione di ortaggi e la raccolta di alghe e insetti.


“Tali progressi nell’agricoltura urbana potrebbero davvero trasformare gli spazi urbani sottoutilizzati in aree produttive”, spiega Giovanni de Niederhausern, Chief operating officer di Carlo Ratti Associati. “Se l’agricoltura urbana riuscisse a trovare il modo di essere presente in grandi centri urbani, i suoi effetti potrebbero essere dirompenti in termini di promozione di nuove relazioni tra i cittadini e la natura.”
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