“Per ciò che concerne la possibilità di utilizzare i beni disponibili dello Stato per finalità sociali o pubbliche, esiste una grande opportunità che arriva dallo Sblocca Italia. In particolare l'art. 26 consente a chiunque di richiedere un bene dello stato non utilizzato con la finalità di edilizia residenziale pubblica per contrastare emergenza abitativa. Questo è un potentissimo strumento ed è molto semplice la sua applicazione. Inoltre è una procedura che deve concludersi in 90 giorni, oltre un mese per la ratifica comunale”.
Lo ha ricordato il direttore dell'Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, nel corso di una audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
Il comma 1 bis dell'articolo 26 della legge Sblocca Italia ( Legge 11 novembre 2014, n. 164) stabilisce che “Hanno priorità di valutazione i progetti di recupero di immobili a fini di edilizia residenziale pubblica, da destinare a nuclei familiari utilmente collocati nelle graduatorie comunali per l'accesso ad alloggi di edilizia economica e popolare e a nuclei sottoposti a provvedimenti di rilascio per morosità incolpevole, nonché gli immobili da destinare ad autorecupero, affidati a cooperative composte esclusivamente da soggetti aventi i requisiti per l'accesso all'edilizia residenziale pubblica. I progetti aventi scopi differenti sono valutati, in sede di accordo di programma, in relazione agli interventi di cui al periodo precedente, finalizzati alla riduzione del disagio abitativo, ovvero alla dimostrazione che non sussistano le necessità o le condizioni per tali progetti.”
UNIONE INQUILINI: PERCHÉ I COMUNI NON UTILIZZANO QUESTA FACOLTÀ? “Da oltre due anni dalla entrata in vigore della legge i Comuni fanno finta che non esiste e non l’hanno applicata neanche come priorità di valutazione nell'ambito della valorizzazione degli immobili del demanio”, osserva l'Unione Inquilini. “In Italia – sottolinea Massimo Pasquini, Segretario Nazionale Unione Inquilini - esiste la possibilità di utilizzare almeno una parte dell’enorme patrimonio del demanio civile e militare, previsto da legislazione vigente, per aumentare la dotazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica ed affrontare la precarietà abitativa di coloro con sfratto per morosità incolpevole o collocati nelle graduatorie comunali , senza ulteriore consumo di suolo. Perché i Comuni non utilizzano questa facoltà che dovrebbe essere prioritaria? Perché preferiscono procedere in “valorizzazioni” che di fatto producono effetti speculativi sul patrimonio demaniale e senso unico e a beneficio di privati?”.
L’Unione Inquilini “intende aprire vertenze e mobilitazioni in tutte le città in cui è presente affinché i Comuni nel procedere alle valorizzazioni degli immobili del demanio verifichino prioritariamente la possibilità di utilizzo di quell’immobile ai fini di edilizia residenziale pubblica e rispondere alla vasta precarietà abitativa senza dover rivolgersi alla rendita e alla speculazione immobiliare e senza procedere ad ulteriore cementificazione del territorio”.