L’Unione europea ha recentemente introdotto il Critical Raw Materials Act, ovvero una nuova normativa finalizzata a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche per l'industria europea e a ridurre notevolmente la dipendenza dell'UE dalle importazioni da singoli paesi fornitori. Un passaggio fondamentale dunque per conseguire i propri obiettivi climatici e digitali, l'approvvigionamento, la trasformazione e il riciclaggio di materie prime essenziali in Europa e la sicurezza delle catene di approvvigionamento.
Dipendenza dalle importazioni
La normativa
europea sulle materie prime critiche costituisce quindi la base per sviluppare
le capacità dell'UE e rafforzare la resilienza delle catene di
approvvigionamento di materie prime critiche. Comprende misure per potenziare
le catene di approvvigionamento nazionali e rafforzare l'impegno internazionale
per sviluppare partenariati vantaggiosi per tutti con i paesi terzi.
Ad oggi l’Ue
dipende fortemente dalle importazioni di materie prime critiche da paesi terzi.
La nostra dipendenza, unita alla crescente domanda mondiale dovuta al passaggio
a un'economia digitale e verde, rende vulnerabili le catene di
approvvigionamento.
Ecco alcuni
esempi di questa dipendenza: il 63% del cobalto mondiale utilizzato per le
batterie è estratto nella Repubblica democratica del Congo; il 97% del magnesio
utilizzato in Europa è importato dalla Cina; il 100% delle terre rare
utilizzate nel mondo per i magneti permanenti viene raffinata in Cina; il 98%
di borato per l’Ue è fornito dalla Turchia.
L’Unione europea si è data degli obiettivi in termini di autosufficienza: entro il 2030 punta a produrre il 10% dei materiali critici internamente, a trasformarne il 50% e a riciclarne il 20%.
La lista Ue di materie prime critiche
La lista
delle materie prime critiche è stata istituita come azione prioritaria con
l’iniziativa UE "materie prime" del 2008. La Commissione si impegnò
ad aggiornare l'elenco almeno ogni 3 anni per tener conto degli sviluppi della
produzione, del mercato e della tecnologia. Nel 2011 fu così pubblicata la
prima versione con un elenco di 11 materie prime critiche. Con gli
aggiornamenti successivi l’elenco è progressivamente aumentato di numero: 20
nel 2014, 27 nel 2027, 30 nel 2020 e adesso, con l’aggiornamento del 2023
(quinta versione) si è arrivati a un totale di 34 materie prime critiche.
La più
recente versione comprende per la prima volta l’alluminio, che è stato
accorpato, per motivi di consistenza, alla bauxite, già inserita nel 2020.
Entrano in lista anche nickel e rame che però, dal momento che non soddisfano i
criteri tecnici per far parte delle materie critiche, sono stati classificati
come materie prime strategiche.
L’alluminio è stato inserito perché la produzione primaria in Europa occidentale è crollata ai minimi livelli e ha dovuto sempre più confrontarsi con la concorrenza della Cina. L’aumento del prezzo dell’energia verificatosi a seguito dell’invasione dell’Ucraina sembra poi aver dato il colpo di grazia al settore.