Sono passati esattamente 6 anni dalla scossa di magnitudo 6.0 che, il 24 agosto 2016, devastò il centro Italia, causando la morte di 303 persone e distruggendo buona parte di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e altri centri abitati della zona. Come sempre, quando si parla dei grandi eventi sismici che interessano il nostro Paese, gli anniversari sono l’occasione per fare il punto sulla ricostruzione. Lo scorso 11 agosto, proprio ad Amatrice, il Soprintendente speciale del Ministero della Cultura per il sisma del 24 agosto 2016 ha presentato l’ultimo report sulla “fase 2 della Ricostruzione” (IN ALLEGATO).
A che punto sono i cantieri?
Al momento, per quanto riguarda gli interventi pubblici, ci sono 365 opere terminate a fronte di altre 315 che sono in fase di cantiere. Per quanto riguarda invece la ricostruzione privata, a fine giugno si registravano 22.700 richieste di contributo per 7,6 miliardi di euro, delle quali 14.234 approvate con 4,3 miliardi di contributi concessi. “Le domande di contributo già avviate — si legge nel report — rappresentano il 45% di quelle attese in termini numerici ed il 39% in valore. Negli ultimi due anni le richieste sono raddoppiate e i contributi concessi triplicati. I cantieri privati completati sono 7.256, con la riconsegna alle famiglie di 16.520 singole unità immobiliari, il 92% di tipo residenziale e l’8% a carattere produttivo. I cantieri autorizzati oggi sono circa 7.000”.
Nel giro di un anno, considerando anche i lavori sulle chiese, il numero dei cantieri pubblici chiusi è salito da 151 a 365. Quello dei cantieri aperti, 316, è raddoppiato, ed è destinato a crescere sensibilmente entro la fine del 2022, sia per l’avanzamento della programmazione, che oggi vede quasi un miliardo di interventi in fase di progettazione e sempre più vicini alla cantierizzazione, sia per l’avvio concreto, entro dicembre, dei 525 interventi previsti nel cratere da NextAppennino, il Fondo complementare al Pnrr per le aree sisma 2009 e 2016.
Numeri positivi, insomma, che giustificano le dichiarazioni ottimiste da parte delle istituzioni. Secondo il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, “da oggi diventa una certezza ricostruire Amatrice come e meglio di prima.”
Amatrice e i comuni del sisma saranno molto meglio di prima, ce lo dice il progetto dell’alberghiero ad esempio, il nuovo ospedale di Amatrice che sarà uno di quelli montani più belli d’Europa, i luoghi recuperati e il fatto che diventerà Smart city. Amatrice sarà potenzialmente una delle città italiane più del futuro con la rete di sottoservizi di altissima competitività tecnologica.
Della stessa idea anche il sindaco del Comune-simbolo del sisma, Giorgio Cortellesi, secondo cui “questo sarà l’anno della rinascita di Amatrice”.
Non manca però la consapevolezza che il lavoro da fare è ancora molto. Anche se il report del Soprintendente, con un certo ottimismo, definisce “non irrealistica” la possibilità che entro sei mesi si possano vedere all’opera “un migliaio di cantieri pubblici”, e che “si possa riprendere un ritmo di maggior crescita dei cantieri privati anche grazie al ritorno di interesse delle imprese e dei tecnici […] che attualmente operano in numero insufficiente alla ricostruzione”, bastano anche soltanto le immagini riprese dai droni per vedere a colpo d’occhio che, ancora sei anni dopo, il panorama predominante nei comuni del centro Italia colpiti dal sisma è ancora quello della devastazione.
Il ruolo del Superbonus
Un capitolo del report è dedicato all’impatto del Superbonus 110% sulla ricostruzione e all’impennata dei prezzi dei materiali edili a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Nella Legge di Bilancio 2022 è stata inserita la possibilità di utilizzare il 110% per coprire l’eventuale quota di spesa dell’intervento non coperta dal contributo fino a tutto il 2025 e per tutte le tipologie di edifici, senza la progressiva riduzione annuale della detrazione prevista dal regime ordinario. Allo stesso tempo, già nel 2021 l’Agenzia delle Entrate aveva avallato una procedura semplificata particolare per consentire ai proprietari degli immobili inagibili di ottenere la detrazione fiscale del Superbonus 110%, per la spesa in accollo, non solo su quella relative agli interventi trainati e trainanti, ma anche sulle spese complementari, nel presupposto che tali interventi fossero comunque effettuati con il contributo sisma.
Il meccanismo sta dando riscontri positivi, anche se al momento si fanno sentire le generali difficoltà del sistema bancario e delle imprese costruttrici ad acquistare questi crediti fiscali da parte dei cittadini beneficiari.
Per consentire ai cittadini di effettuare interventi di riparazione più complessi, ed in particolare quelli di efficientamento energetico, negli edifici con danni meno gravi, ma anche per accelerare la ricostruzione aprendo un nuovo canale di finanziamento, si è offerta la possibilità ai proprietari degli immobili inagibili di rinunciare al contributo sisma al quale avevano diritto e di optare per l’esecuzione dei lavori finanziata dalle detrazioni fiscali del Superbonus 110%, in questo caso maggiorato del 50% nei tetti di spesa ammissibile.
Alla fine dello scorso mese di giugno erano state presentate nella piattaforma telematica della Struttura 348 Dichiarazioni di rinuncia al contributo di ricostruzione, per un importo complessivo di 197 milioni di euro. Molte delle rinunce al contributo a favore del Superbonus rafforzato riguardano immobili con danni lievi situati nei maggiori centri urbani del cratere: a Spoleto si contano 72 rinunce, a Teramo 34, a Foligno 15.
Per approfondire, in allegato il Report completo 2022 sulla Ricostruzione