Sebbene rappresenti appena il 13% della popolazione mondiale, l'Europa è “il centro globale storico di uso dell'amianto” e “il centro globale attuale delle malattie a esso riferite”.
Lo rivela l'indagine “Asbestos: use, bans and disease burden in Europe” dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), dalla quale emerge che perdono la vita per malattie legate all’amianto circa 176 mila persone ogni anno, di cui il 60% sono europei.
Nel mondo sono ancora lavorati e utilizzati 25 milioni di tonnellate di amianto l’anno, mentre il picco ha riguardato il periodo dal 1971 al 2000, con 113,8 milioni di tonnellate.
Comprendendo anche Israele, Russia e gli Stati nati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, in Europa si utilizzano oggi ancora 7,8 milioni di tonnellate annue di amianto, pari a un terzo del consumo globale (31,4%).
ITALIA. Per quanto riguarda l'Italia, dal 1920 al 1970 sono stati impiegati ogni anno in media 0,83 chilogrammi procapite di amianto, mentre nel trentennio dal 1970 al 2000 si è arrivati a 1,81 chilogrammi. Dal 2001 ad oggi l'utilizzo si è azzerato.
In Europa tra il 1994 e il 2010 le vittime per mesotelioma più numerose si sono registrate in Islanda (24,5 l'anno ogni milione di abitanti), seguita da Malta (21,3), Regno Unito (18,3) e Olanda (15,9).
L’Italia si colloca al sesto posto con 10,3 vittime annue per ogni milione di abitanti.
Quanto all’asbestosi, i paesi più colpiti sono Malta, Islanda, Slovenia, Finlandia e Lussemburgo. L'Italia, invece, è uno dei paesi con un tasso di malattia (per quanto riguarda l'asbestosi) tra i più bassi, con 0,3 vittime all’anno per milione di abitanti.
Secondo lo studio dell'Oms, tra il 2015 e il 2020 si avrà il picco di decessi, che si concentrerà progressivamente sui paesi che non hanno ancora introdotto nella loro legislazione divieti alla produzione e lavorazione dell'amianto (come molti degli stati ex socialisti), mentre si ridurrà in modo progressivo nei paesi che non ne consentono più l'impiego, come ad esempio l’Italia (legge n. 257/1992).