L'amministrazione condominiale è un'attività che non sembra conoscere la crisi occupazionale.
A rilevarlo è l'ANAMMI, l'Associazione Nazional-europea AMMinistratori d'Immobili, sulla base delle tendenze del mercato di settore. A differenza dei lavoratori autonomi, alla cui grande “famiglia” appartengono anche i professionisti del condominio, amministrare immobili rappresenta ancora un'importante opportunità di lavoro.
Secondo i dati dell'Associazione, nel periodo 2007-2014 gli amministratori di condominio sono cresciuti in maniera esponenziale. “In questi sette anni, che corrispondono alla lunga crisi economica ed occupazionale vissuta in Italia – afferma Giuseppe Bica, presidente dell'ANAMMI – gli operatori del settore condominiale sono aumentati del 50%. Una tendenza dimostrata anche dall'incremento dei nostri iscritti, raddoppiati rispetto al 2007 e oggi arrivati a circa 13mila”.
A spiegare la crescita del settore, è lo stesso presidente Bica: “La materia condominiale è estremamente complessa. Ce lo conferma la stessa giurisprudenza, che non è sempre univoca anche su casi analoghi. Ecco perché l'amministratore di condominio si è affermato, sempre di più, come il 'mediatore del pianerottolo', il riferimento cui ricorrere per tutto ciò che accade nell'immobile”. Si calcola infatti che circa 14milioni di famiglie abitino in condominio.
La riforma del 2012, che ha “professionalizzato” il ruolo dell'amministratore, ha impresso un'accelerazione a tale processo. “E' quello che l'ANAMMI ha messo in atto fin dai suoi primi corsi, nel 1993 – ha osservato Bica – imponendo anche l'obbligo di formazione continua. Il legislatore ci ha dato ragione, e così pure il mercato”.
Un dato particolarmente interessante riguarda l'avvio dell'attività. “All'inizio, bastano un telefono ed un computer – precisa il leader dell'Associazione -. Spirito imprenditoriale e voglia di cimentarsi sono essenziali. Negli ultimi anni, abbiamo visto aumentare l'interesse tra i giovani. Aver puntato sulla modernizzazione di questo ruolo ci ha premiato”.
L'obbligo dell'aggiornamento formativo, pari a 15 ore complessive, ha aperto ulteriori possibilità agli amministratori professionisti rispetto agli “improvvisatori”. “L'assemblea condominiale, in caso di rinnovo o prima nomina, può accertarsi se l'amministratore ha ottemperato all'obbligo di formazione – stigmatizza il numero uno dell'ANAMMI –. E' quindi il caso di dire: niente aggiornamento, niente lavoro per il professionista”. E' il mercato, insomma, oltre alla normativa, ad orientare i comportamenti corretti e a frenare il fenomeno dell'amministratore-fai-da-te. “Nonostante la gara a chi ne dice di più cattive su noi amministratori – chiosa Bica – questo settore continua a creare occasioni di occupazione e di reddito in una fase ancora delicata per la nostra economia”.