Per l'Anac il Ponte della Scafa di Roma è un esempio macroscopico di inefficienza e di spreco, e la gestione del Comune di Roma “ben lontana dai principi di efficienza e di efficacia, tempestività, trasparenza e correttezza”.
E’ quanto scrive l'Autorità nella Delibera n. 849 del 21 dicembre 2021 riguardante il progetto stradale del nuovo Ponte della Scafa e relativa viabilità di collegamento, del valore di 39 milioni di euro. Un progetto avviato nel 2004, approvato nel 2009, aggiudicato a gara nel 2013, con contratto stipulato nel 2018, e ad oggi nessuna certezza sui tempi della consegna della progettazione esecutiva, non ancora avviata.
“I lunghi tempi ad oggi impiegati nella gestione dell’intervento sono da ritenersi ancora più gravi – scrive Anac nella delibera - se si considera che l’opera era stata ritenuta necessaria ed urgente per risolvere una situazione di pesante congestionamento del traffico locale”, e “l’indagine geotecnica propedeutica alla progettazione esecutiva eseguita nel 2019 ha evidenziato una scarsa portanza dei terreni di fondazione delle pile del ponte, non rilevata dalle corrispondenti indagini effettuate in sede di progettazione definitiva”. Tale circostanza –continua Anac – “ha reso necessario lo studio di una perizia di variante, tuttora in corso di perfezionamento, che produrrebbe un incremento dell’importo contrattuale di circa il 40%. Parrebbe pertanto profilarsi il ricorrere dell’ipotesi dell’errore progettuale - o comunque di una insufficiente attività di caratterizzazione dello stato dei luoghi in sede di progettazione definitiva da essere inserito negli interventi legati allo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità della città di Roma”.
“Basti considerare, a titolo di esempio – continua l’Autorità Anticorruzione -, che la Stazione Appaltante nel giugno 2021 ha dovuto indire una seconda Conferenza di Servizi, tuttora in corso di svolgimento, per il rinnovo dei pareri acquisiti nella prima Conferenza di Servizi svoltasi tra il 2007 e il 2009 sul progetto definitivo ed ormai scaduti”. Anac ritiene che questa evenienza concretizzi un danno alla collettività, ove si consideri che l’intervento era stato ritenuto necessario ed urgente per risolvere una situazione di grave congestionamento del traffico locale (popolazione residente nella zona) e di attraversamento (flussi da e per l’Aeroporto di Fiumicino) che conferiva alla Via dell’Aeroporto il triste primato di essere una tra le prime quattro arterie nazionali per indice di pericolosità secondo una ricerca dell’Aci del 2007. “Da allora – precisa Anac - la situazione nel tempo è andata vieppiù peggiorando; il ponte attuale versa in condizioni precarie e ha bisogno di continui interventi di manutenzione per la cui esecuzione è frequentemente necessario provvedere al restringimento della sezione con circolazione a senso unico alternato con gli immaginabili disagi per gli utenti”.
“Quale ulteriore profilo di criticità va considerato che la variante attualmente allo studio pare essere conseguenza di una insufficiente attività di caratterizzazione del suolo in sede di progettazione definitiva”. Infine Anac fa notare che “nella Relazione Tecnica del progetto definitivo, tra le motivazioni addotte a sostegno della soluzione progettuale prescelta vi è l’ipotesi di una fruibilità del sottoponte per la navigazione da diporto. Tuttavia, si osserva che l’Anas, ente gestore della strada attualmente in esercizio, non risulta né tra le amministrazioni convocate nella prima Conferenza di Servizi 2007-2009 per l’approvazione del progetto definitivo né tra le amministrazioni convocate per la Conferenza in corso di svolgimento. Non si comprende quindi come possa concretizzarsi l’ipotizzata navigabilità senza una apposita decisione condivisa sulla destinazione dell’attuale Ponte della Scafa. Anche perché, per il Comune di Roma “la demolizione dell’attuale ponte non è mai stata presa in considerazione durante i lavori della Conferenza di Servizi del 2009 la cui conclusione portò all’approvazione del progetto attuale”.