Con la delibera n. 784 del 24 novembre 2021, l'Autorità anticorruzione ha contestato a Ferrovie dello Stato Italiane di aver utilizzato il regime degli “appalti speciali”, che si applicano per la manutenzione della rete e per le attività funzionali al servizio pubblico svolto da Fs, anche ad appalti riguardanti opere ordinarie, come la realizzazione di alloggi affittati a terzi, la costruzione di spogliatoi o parcheggi per bus turistici.
Si tratta di appalti per un valore di 194 milioni di euro indetti senza gara pubblica, violando – secondo Anac - la normativa del Codice degli Appalti, con ricorso ad istituti non consentiti. E’ quanto è emerso da un’indagine dell’Autorità Anticorruzione su Rete Ferroviaria Italiana spa, che si è conclusa in questi giorni.
La “natura industriale” della società invocata dalle Ferrovie dello Stato per sottrarsi al rispetto della normativa del Codice degli Appalti anche quando opera nei settori ordinari, non si giustifica. L’Autorità ha, infatti, ribadito la natura di organismo pubblico di Rete Ferroviaria Italiana, ma ha precisato che la società è assoggettabile al Codice degli Appalti quando opera in settori ordinari. In sostanza, Rfi rientra tra i soggetti che possono usare procedure speciali, in quanto organismi di diritto pubblico chiamati a svolgere attività di carattere generale. Tuttavia, tale disciplina speciale deve essere circoscritta a interventi strettamente funzionali all’esercizio delle attività istituzionali.
Ora, se Rete Ferroviaria Italiana in qualità di gestore unico dell’infrastruttura ferroviaria italiana dello Stato, interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e soggetta a vigilanza del Ministero delle Infrastrutture, gode di un regime normativo particolare nella gestione della rete, tale regime non può essere esteso ad appalti e a lavori altri rispetto al funzionamento della rete ferroviaria. Tra questi ultimi vanno annoverati rifacimenti di immobili di proprietà di Fs, o strutture di vario tipo esterne al servizio pubblico esercitato da Ferrovie dello Stato.
Tali interventi – ribadisce Anac – non possono essere considerati necessari alla prestazione del servizio ferroviario, ma rientrano nell’attività privatistico/commerciale propria di qualsiasi operatore. I lavori in questione hanno riguardato varie direzioni territoriali, da Firenze a Bologna a Genova a Milano, a Napoli, a Roma.
L’indagine dell’Autorità ha inoltre rilevato varie criticità per l’anomalo incremento degli importi contrattuali registrato un po’ in tutte le direzioni territoriali di FS, con aumenti in taluni casi superiori al 150% dell’importo contrattuale complessivo.