Progettazione fatta male, aumento rilevante dei costi dell’opera (+37,6%), notevole dilatazione dei tempi di esecuzione dei lavori.
Sono questi alcuni dei pesanti rilievi sollevati con una nota del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione nei confronti della Società Friuli Venezia Giulia Strade spa per i lavori di costruzione della Variante alla Strada Provinciale 80 di Porpetto e San Giorgio di Nogaro, in Friuli. Un esempio – documenta Anac dopo un’attenta istruttoria sul caso – di come non vadano fatti i progetti e istruiti gli appalti. E a ciò si aggiunge una marcata carenza dell’Amministrazione pubblica, l’ex Provincia di Udine e la Regione Friuli Venezia Giulia, “nell’attività di verifica e di validazione del progetto definitivo posto a base di gara, che è risultata condotta in generale contrasto con le indicazioni contenute nel Dpr 207/10 e con sostanziale inottemperanza dell’art.55 dello stesso Dpr”.
L'ISTRUTTORIA ANAC. L’indagine di Anac è partita dopo aver notato l’esorbitante crescita dei costi dell’appalto, con l’incremento di spesa apportato al progetto definitivo in sede di redazione del progetto esecutivo. In sostanza spiccava come dal progetto approvato e messo a gara per oltre 7 milioni a quello esecutivo fossero sopraggiunte svariate varianti che facevano dilatare di volta in volta costi e tempi. L’opera, infatti, messa a gara il 31 luglio 2015, è ancora lontana dall’essere terminata, e nel frattempo ha visto cambiare i titolari del contratto di appalto, subentrare ditte diverse, la disposizione di cinque proroghe dei lavori assommando anni di ritardi, e un continuo rimando giustificativo a cause esterne come la pandemia, quando – come dimostra l’istruttoria di Anac – modifiche e varianti sono state causate invece da “una non accurata valutazione dei luoghi effettuata in sede di redazione del progetto definitivo posto in gara, carente sotto diversi aspetti”.
CONTESTAZIONI E RILIEVI. Nella nota del Presidente di Anac Giuseppe Busìa, inviata fra gli altri anche alla Regione Friuli Venezia Giulia, viene fatto presente fra le varie cose che “nel progetto definitivo non era stata effettuata la verifica sismica delle scarpate, e quindi la necessità – emersa successivamente – di prevedere una banca stabilizzatrice, utilizzando tecniche di contenimento dell’occupazione del suolo”.
Anac, di conseguenza, smonta la giustificazione addotta, che si sia trattato di un’ottimizzazione delle aree di esproprio. “In realtà, le varianti sono state rese necessarie per le carenze del progetto definitivo. In questo erano state omesse le verifiche di stabilità dei pendii che tenessero correttamente in conto l’azione della forza sismica”. Quello che la Stazione appaltante considera “migliorie al progetto”, in realtà sono tamponi alle “manchevolezze cui si è sopperito in sede di redazione del progetto esecutivo, procrastinando alla successiva fase progettuale la risoluzione di numerose criticità in parte emerse già in sede di conferenza dei servizi. Tra queste, per esempio, la mancanza di uno studio idraulico adeguato per il reticolo idrico locale, e la poca compatibilità dell’asse viario con la rete autostradale interferente. Ulteriori carenze, poi, sono emerse nello studio geotecnico/strutturale delle scarpate prospicenti l’asse viario”.
Per Anac, non si può parlare assolutamente di “circostanze sopravvenute e imprevedibili al momento della stipula del contratto”, come fa la Stazione appaltante, dimostrato anche dal fatto che il costo delle migliorie è risultato ampiamente superiore al 5% dell’importo originario del contratto, quota limite per apportare migliorie secondo la legge. Non si è trattato, quindi, di migliorie, ma di rielaborazione del progetto definitivo all’origine non ottimale, e non giustificato da circostanze sopravvenute e imprevedibili. Se il progetto fosse stato preceduto da indagini e rilevazioni secondo i criteri prescritti dalle norme, non ci sarebbe stato bisogno di varianti migliorative, che sono state in realtà un rattoppo a “errori e omissioni progettuali”.
Infine, Anac fa presente come si profilino responsabilità anche in capo all’appaltatore che non ha esercitato il controllo della validità tecnica del progetto fornito dal committente, anche in relazione alle caratteristiche del suolo su cui l’opera doveva sorgere.
IN ALLEGATO la nota del Presidente Anac.