Introdotto dalla legge di Stabilità 2015 e in vigore dal 1° gennaio 2015, lo split payment “aggrava ulteriormente l’equilibrio finanziario delle imprese che operano nel settore dei lavori pubblici”.
Infatti, evidenzia l'Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance), “la misura, che pone a carico delle pubbliche amministrazioni il versamento dell’Iva relativa alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti delle stesse, produce effetti deleteri sulle imprese, mettendo a rischio la sopravvivenza degli operatori del comparto dei lavori pubblici. Comparto che, invece, dovrebbe essere utilizzato come leva del rilancio economico ed occupazionale del Paese.
Tale norma, di carattere generale, impone un costo più alto alle imprese di costruzioni, che realizzano prodotti sui quali si applica un’aliquota Iva ridotta.
In tali casi, l’impresa assume, anche dopo la compensazione tra Iva pagata sugli acquisti ed Iva incassata dalle vendite, una posizione di credito nei confronti dell’erario, che le impone lunghe attese per ottenerne il rimborso”.
IN ITALIA ECCESSIVI RITARDI NEI RIMBORSI IVA. L'Ance osserva che “in merito alla tempistica dei rimborsi Iva, l’Italia è già incorsa in una procedura d’infrazione europea in atto, che obbliga l’erario ad accelerare i tempi di rimborso che attualmente raggiungono, in media, fino a 2 anni e mezzo, rispetto ai 7 o 10 giorni in Gran Bretagna e Germania, 1 mese in Francia e 6 mesi in Spagna.
Per queste imprese, quindi, la norma dello split payment impone un effetto finanziario ancora più grave, proprio in virtù del loro profilo fiscale”.
CON LO SPLIT PAYMENT PERDITA DI LIQUIDITÀ PARI A 1,3 MLD IN UN ANNO. Secondo una stima Ance su dati della Relazione Tecnica di accompagnamento al disegno di legge di stabilità 2015, “l’ulteriore perdita di liquidità per le imprese derivante dal versamento dell’Iva direttamente da parte della P.A., risulta pari a circa 1,3 miliardi di euro in un anno.
Si tratta di una misura, inoltre, dagli scarsi effetti di gettito sul settore delle costruzioni, già interessato da strumenti in grado di misurare la compliance fiscale delle imprese. Ad esempio, la legge 136/2010, che impone a tutti i contratti pubblici la registrazione dei movimenti finanziari su conti correnti dedicati, in virtù della gestione contabile di tipo industriale che impone alle imprese di costruzioni, rappresenta un deterrente molto efficace a comportamenti elusivi ed evasivi delle imprese”.