Detassare almeno parzialmente gli acquisti di abitazioni nuove in classe energetica elevata effettuati fino al 2018; introdurre incentivi per favorire la permuta tra abitazioni usate e quelle più efficienti sotto il profilo energetico; modificare la normativa sul rent to buy; stabilizzare nel tempo gli incentivi fiscali per il recupero delle abitazioni (cd. 50%) e per la riqualificazione energetica degli edifici (cd. 65%).
E ancora: configurare la futura Service Tax come un’imposta unica, stabile quantomeno per 3 anni e integralmente destinata ai Comuni per il finanziamento dei servizi, con l’esclusione dell’invenduto delle imprese edili (aree e fabbricati costruiti, o ristrutturati, per la successiva vendita).
Sono queste le proposte dell'Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili) per la Legge di stabilità 2016.
INCONTRO CON L'ABI. Oggi il presidente Ance Claudio De Albertis si è incontrato con il Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI), Antonio Patuelli. Le due Associazioni, si legge in una nota, “sostengono l’azione annunciata del Governo per la riduzione della tassazione immobiliare, e ritengono opportuna l’introduzione di specifici incentivi all’acquisto di immobili ad elevata efficienza energetica (classe A e B) volti alla qualificazione del patrimonio abitativo del Paese”.
Le parti “hanno concordato sull’esigenza di individuare nuove forme di operatività tra banche e imprese edilizie, al fine di creare ulteriori condizioni per agevolare il superamento delle criticità che ancora interessano questo importante settore economico italiano e sostenere i primi segnali di inversione di tendenza del mercato immobiliare”.
In questa linea l'Ance e l'Abi hanno affermato “la volontà di sottoscrivere un accordo, ad integrazione del Protocollo d'intesa sul credito 2015, per favorire le imprese di costruzioni che oggi, causa il dilatarsi dei tempi di vendita dei loro prodotti, non riescono talvolta ad adempiere puntualmente al rimborso dei finanziamenti concessi loro dalle banche”.
PARZIALE DETASSAZIONE DEGLI ACQUISTI DI ABITAZIONI NUOVE IN CLASSE ENERGETICA A E B. L’Ance suggerisce di introdurre forme di parziale detassazione – detrazione Irpef del 50% dell'Iva pagata - degli acquisti di abitazioni nuove in classe energetica A e B effettuati fino al 2018, anche in un’ottica di equiparazione fiscale dell’acquisto del «nuovo» (soggetto ad Iva applicata sull’effettivo prezzo di vendita) all’acquisto dell’«usato» (che, invece, sconta l’imposta registro, ad aliquote inferiori applicate sul valore catastale).
Per i limiti comunitari, per gli acquisti soggetti ad Iva, la detassazione non può consistere in una riduzione delle aliquote Iva, ma potrebbe tradursi in una detrazione d’imposta pari, ad esempio, al 50% dell’Iva pagata sull’acquisto.
Contestualmente, per gli acquisti effettuati sino al 2018 dovrebbe prevedersi l’esenzione triennale dall’Imu, dalla Tasi e dalla futura “local tax”.
INCENTIVI PER FAVORIRE LA PERMUTA TRA ABITAZIONI USATE E QUELLE PERFORMANTI SOTTO IL PROFILO ENERGETICO. L'Associazione dei costruttori chiede l’introduzione di un sistema di incentivi diretti a favorire la permuta tra abitazioni usate e quelle particolarmente performanti sotto il profilo energetico. Ciò attraverso: la riduzione al minimo delle imposte a carico delle imprese acquirenti i fabbricati “usati”, prevedendo l’applicazione delle imposte di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa, pari a 200 euro ciascuna, per un totale di 600 euro, anziché la misura ordinaria del registro (pari al 9% del valore dichiarato nel rogito più 100 euro di ipotecaria e catastale); l’introduzione di una detrazione fiscale correlata al prezzo di acquisto, a favore degli acquirenti del fabbricato nuovo o riqualificato e ad elevato standard energetico.
STABILIZZARE LE DETRAZIONI POTENZIATE DEL 50% E DEL 65%. Secondo l'Ance, la razionalizzazione delle detrazioni fiscali per il recupero e la riqualificazione energetica degli immobili non può e non deve tradursi in un taglio lineare delle agevolazioni oggi esistenti, ma deve necessariamente fondarsi su una selezione accurata dei regimi agevolativi oggetto d’intervento, con tutela di quelli connessi a “beni a valenza sociale”, quali indiscutibilmente la casa. L’Ance ritiene, infatti, che le agevolazioni per la casa non vanno ridotte ma, semmai, rimodulate, evitandone l’uso distorto e combattendo gli abusi.
A titolo esemplificativo, circa le detrazioni per il recupero delle abitazioni (cd. “36%”) sarebbe opportuno rendere permanente il “potenziamento” dei limiti quantitativi (fino al 31 dicembre 2015 incrementati al 50% delle spese sostenute sino ad un massimo di 96.000 euro), che hanno generato positivi effetti in termini di qualità dell’abitare, sull’economia, in termini di incremento delle attività produttive e sul gettito erariale, in termini di recupero del sommerso.
Nella stessa direzione andrebbe la stabilizzazione della detrazione per la riqualificazione energetica degli edifici (cd. “55%”, innalzato al 65% sino al 31 dicembre 2015), che è destinata ad esaurirsi alla fine di quest’anno, eventualmente “rimodulandone” gli effetti, così da premiare soprattutto quelle forme d’intervento incisivo che più impattano sulle prestazioni energetiche dei fabbricati (es. “riqualificazione globale” e “cappotto dell’edificio”).
AGEVOLARE IL RICORSO AL RENT TO BUY. Quanto al rent to buy, cioè all'affitto con riscatto regolato dall’articolo 23 dello Sblocca Italia, l'Ance propone di introdurre una disposizione che consenta l'accollo direttamente all’acquirente-conduttore del mutuo eventualmente stipulato dal costruttore-promotore. Inoltre, anche per il rent to buy con obbligo di acquisto, andrebbe rinviata al momento del riscatto la tassazione Iva e Irpef-Ires.
LOCAL TAX. Per quanto riguarda la futura “local tax”, che nelle intenzioni del Governo sostituirà, dal 2016, tutte le forme di tassazione locale sugli immobili (IMU, TASI e altri tributi locali minori), l'Ance chiede una forte semplificazione del macchinoso quadro normativo, che, unitamente all’incremento della pressione fiscale sugli immobili (da 9 miliardi di ICI 2011, si è passati a circa 24 miliardi di euro di IMU e TASI, stimati per il 2014), ha determinato grande incertezza ed allontanato gli investitori.
La riforma dovrebbe basarsi – suggeriscono i costruttori - sull’introduzione di un’imposta unica, stabile quantomeno per 3 anni ed integralmente destinata ai Comuni per il finanziamento dei servizi (Service Tax), con l’esclusione dell’invenduto delle imprese edili (aree e fabbricati costruiti, o ristrutturati, per la successiva vendita).