Oltre 500 imprese europee operanti nella filiera delle bioenergie hanno scritto al Presidente della Commissione europea Von der Leyen, al vicepresidente Timmermans e ai commissari Simson e Breton chiedendo un approccio più olistico nella definizione della strategia “REPowerEU”.
La lettera rappresenta una decisa reazione da parte di tutto il comparto europeo a seguito della proposta contenuta nel piano REPowerEU lanciato dalla Commissione a metà marzo, che trascura la maggior parte delle bioenergie sostenibili come parte delle soluzioni per porre fine alla dipendenza dell'UE dal gas russo prima del 2030.
Una mancanza di visione a lungo termine che si scontra con l'indiscutibile ruolo delle bioenergie nella promozione delle FER e nel raggiungimento di un’economia a zero emissioni di carbonio entro il 2050, come recentemente confermato dall'IPCC, dall'IEA e dagli scienziati dell'IEA Bioenergy.
Nella missiva gli amministratori delegati e i rappresentanti della filiera europea delle bioenergie e dei biocarburanti, la maggior parte delle quali sono PMI e imprese a conduzione familiare, esortano i leader dell'UE a ripensare il loro piano e ad includere la biomassa, una soluzione prontamente disponibile per fornire delle risposte agli attuali problemi a livello di sicurezza energetica e di crisi dei prezzi dell'energia. “Siamo preoccupati – si legge nella lettera – per la mancanza di visione all'interno delle proposte REPowerEU della Commissione UE che non includono soluzioni in grado di offrire una rapida riduzione della [dipendenza russa dal gas], come una serie di applicazioni di bioenergia, rifiuti per energia e teleriscaldamento”.
Il ruolo attuale e futuro delle bioenergie non può essere messo in discussione: il settore europeo delle bioenergie è leader globale nelle tecnologie rinnovabili con oltre 800.000 posti di lavoro e oltre 50.000 aziende lungo la catena del valore – ricordano i firmatari – e rappresenta al momento una delle poche soluzioni prontamente disponibili e a basso costo.
Per quanto riguarda l’Italia, sono 58 le imprese che hanno deciso di sottoscrivere l’appello aderendo alla proposta per un’iniziativa comune a livello europeo lanciata da Bioenergy Europe, l'associazione di categoria europea aperta alle associazioni nazionali di biomassa e alle aziende di bioenergia attive in Europa, di cui fa parte anche AIEL per l’Italia.
“È necessario ribadire – commenta Annalisa Paniz, Direttrice generale di AIEL – che le biomasse legnose impiegate nel settore del riscaldamento residenziale sono già oggi la principale fonte energetica rinnovabile del nostro Paese. Un uso sostenibile e responsabile delle bioenergie, basato sul principio di utilizzo a cascata della biomassa, può ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri di fonti fossili, e garantire l’autonomia energetica, ma anche stimolare l’iniziativa economica e l’occupazione, contrastando la povertà energetica. In una perfetta logica di economia circolare, tale sistema permette di ottenere energia da una preziosa fonte rinnovabile con il vantaggio di creare valore anche per le comunità locali e i territori sia in termini economici sia sociali. Se consideriamo le risorse attualmente a disposizione – conclude Paniz – il settore potrebbe puntare ad un obiettivo di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da bioenergia, contro l’attuale 7 Mtep, di cui 8,5 Mtep da biomasse legnose, pari a circa 146 GW di potenza installata. Le bioenergie potrebbero arrivare così a coprire fino al 68% dell’energia da FER nel settore termico e fino al 37% dei consumi finali lordi al 2030”.
Prosegue Walter Righini, presidente FIPER: “L’attuale crisi energetica derivante dalla situazione in Ucraina, deve a nostro avviso rappresentare un’accelerazione per l’Italia in primis e per gli altri Stati Membri per un maggior impiego delle bioenergie nel mix energetico europeo. A titolo di esempio, a partire dalla disponibilità di biomassa legnosa presente sul territorio italiano, si potrebbe sostituire l’importazione di almeno 13 mld di metri cubi di gas naturale. In termini economici, significherebbe redistribuire sul territorio italiano dai 27 ai 40 mld euro/anno da aggiungere a quelli risultanti dalla produzione di biometano! Certo, l’effetto di sostituzione non può avvenire dall’oggi al domani; tuttavia, è importante dare a livello europeo un forte segnale di discontinuità. Aggiunge Righini:” la filiera biomassa-energia rappresenta l’opportunità per promuovere e favorire investimenti in sistemi di teleriscaldamento efficiente di lunga durata legati alle fonti rinnovabili, quali le biomasse, di cui il nostro Paese è ricco con rilevanti ricadute economiche, occupazionali, sociali ed ambientali positive anche di lunga durata (30-50 anni)”. Allo stesso tempo, sarà possibile riattivare la cura e la manutenzione dei nostri boschi riducendo notevolmente gli innumerevoli incendi e dissesti idrogeologici sempre più frequenti con i cambiamenti climatici ormai in atto.
“Questa richiesta senza precedenti da parte del settore delle bioenergie – conclude Jean-Marc Jossart, Segretario generale di Bioenergy Europe – manda un forte segnale alla Commissione europea. Esistono gravi discrepanze tra gli obiettivi significativi fissati dalla CE e il modo in cui si definiscono le strategie per raggiungerli. È inspiegabile vedere una tale rinuncia al ruolo della bioenergia sostenibile nel ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni russe di combustibili fossili. Gli attori del mercato sono sorpresi dalla mancanza di buon senso dimostrata con la presentazione della comunicazione REPowerEU a metà marzo. Al di là della stabilità e della sicurezza energetica dell'Europa, l'UE ha bisogno della bioenergia per raggiungere i propri obiettivi ambientali ed energetici a lungo termine".