I negoziati tra il Governo e le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto per il cosiddetto “regionalismo differenziato” – ovvero la concessione di ulteriori forme e condizioni di autonomia, ai sensi dell’art. 116 della Costituzione – sono entrati nel vivo nelle ultime settimane, non senza polemiche e tensioni all’interno della maggioranza.
Il tema è stato all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri lo scorso 13 febbraio, con la presentazione delle bozze di intesa contenenti le richieste delle tre regioni in questione, che fanno seguito agli accordi preliminari sottoscritti tra il Governo e i presidenti regionali ormai quasi un anno fa, il 28 febbraio 2018.
Sono molte le materie di “legislazione concorrente” su cui verte il negoziato – per la precisione, 23 in Lombardia e Veneto, 15 in Emilia Romagna – dalla scuola alla sanità, dalla finanza pubblica alla sicurezza sul lavoro. In tutti e tre i casi, spicca il tema della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, una materia di potestà legislativa esclusiva statale (secondo l’art. 117, comma 2, lett. s della Costituzione) ma su cui è possibile per le regioni chiedere una maggiore autonomia.
Ciascuna regione ha impiegato una formula differente per indicare la competenza richiesta: la bozza di accordo con l’Emilia-Romagna parla di “territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture”; la Lombardia cita invece “Ambiente ed ecosistema: tutela e valorizzazione” e, separatamente, sotto la voce “Area ambientale e protezione civile”, “Governo del territorio”; il Veneto, invece, si riferisce a “Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”.
Proprio sulle politiche ambientali, però, il Governo ha mostrato alcune perplessità: nell’ultima bozza dell’intesa con il Veneto è stata stralciata la regionalizzazione della Valutazione di Impatto Ambientale, così come il diritto di veto sulla localizzazione dei termovalorizzatori – è evidente la preoccupazione, da parte di Roma, di perdere il controllo su un tema strategico a livello nazionale come lo smaltimento dei rifiuti, già al centro di numerose contese con gli enti locali.
Insieme a paesaggio e beni culturali, l’ambiente è la voce che preoccupa maggiormente anche i 130 intellettuali che il 15 febbraio hanno sottoscritto l’appello lanciato dal Comitato per la Bellezza e dall’Associazione Bianchi Bandinelli contro il progetto di autonomia differenziata. Preoccupazione motivata “dalla pessima attuazione o inattuazione delle deleghe già ricevute in materia dalle Regioni a statuto ordinario quarant’anni fa […] per esempio la sostanziale renitenza o addirittura il pratico rifiuto della stragrande maggioranza delle Regioni di attuare leggi dello Stato sul Paesaggio come la legge Galasso del 1985 sui piani paesaggistici”.
La strada del regionalismo è comunque ancora lunga: una volta conclusi i negoziati (e nessuna delle due parti è obbligata ad arrivare fino in fondo, fermo restando il rispetto del principio di leale collaborazione), l’intesa andrà tradotta in un disegno di legge che dovrà essere approvato a maggioranza assoluta dai componenti di ciascuna Camera.
Nel frattempo, altre regioni hanno conferito mandato al Presidente di avviare i negoziati con il Governo: Campania, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria. Calabria, Puglia e Molise invece non hanno ancora formalizzato la richiesta di avvio dei negoziati.