Una tre-giorni di incontri di affari per le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane, dedicata in particolar modo al fabbisogno di moderne infrastrutture: è la missione imprenditoriale che ANIE Confindustria organizza per le aziende del settore in Sudafrica, terra ricca di potenzialità di sviluppo.
Dal 6 all’8 luglio, 7 aziende elettrotecniche ed elettroniche volano a Johannesburg per visitare le sedi degli operatori locali selezionati e giudicati più idonei agli obiettivi di business manifestati da ciascuna impresa.
L’iniziativa nasce in continuità con la missione in Sudafrica dell’ottobre del 2012: la Federazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche ha scelto di rinnovare l’attenzione nei confronti di questo mercato, ancora poco esplorato, ma che si configura come l’economia più avanzata dell’area, contribuendo a oltre il 20% del PIL dell’intero continente africano. L’iniziativa, dalla forte connotazione commerciale, gode del supporto dell’ufficio ICE di Johannesburg e si inquadra nel ricco calendario di appuntamenti che l’Area Internazionalizzazione di ANIE Confindustria ha ideato per il 2015.
L’Africa Subsahariana costituisce un’area emergente ad alto potenziale che nell’ultimo biennio ha mostrato tassi di crescita sostenuti in controtendenza rispetto ai trend economici globali. In particolare il Sud Africa, dopo aver accusato un calo negli ultimi due anni, sta assistendo a un ritorno alla crescita piuttosto sostenuto che, secondo le stime correnti, porterà il prodotto interno lordo a quota 291 miliardi di euro entro il 2016. L’industria manifatturiera nazionale, da cui si origina il 28,5% del PIL nazionale, dipende in larga parte dai rapporti commerciali con i Paesi esteri.
L’Italia si piazza all’undicesimo posto, appena fuori dalla top ten, sia per quanto riguarda le esportazioni sia le importazioni nei confronti del Sudafrica. Con un lieve calo rispetto al 2013, nel 2014 le esportazioni italiane verso il Sudafrica hanno superato la soglia di 1,8 miliardi di euro. Si stima che per il 2015 il trend dovrebbe ritornare positivo con una crescita intorno ai 3 punti percentuali. L’export italiano si focalizza nei settori della meccanica strumentale, elettrotecnica ed elettronica, che complessivamente incidono per circa il 60% del totale esportato verso il mercato sudafricano. Il saldo della bilancia commerciale risulta positivo per l’Italia con un avanzo di circa 200 milioni di euro.
L’anno scorso le esportazioni dell’industria elettrotecnica ed elettronica italiana verso questo Paese ammontavano a 469,7 milioni di euro. Per quanto riguarda l’elettrotecnica, i comparti più significativi sono la produzione, distribuzione e trasmissione di energia (57,3% dell’export, pari a 269 milioni di euro); componenti e sistemi per impianti (64 milioni di euro); apparecchidomestici e professionali (40,6 milioni di euro). Per quanto riguarda invece l’elettronica, il primato spetta ad automazione e misura (49,1 milioni di euro), seguito da ICT (20,7 milioni di euro) e componenti elettronici.
In questo scenario, particolare rilievo riveste il programma di investimenti per la rete dell’energia elettrica nazionale previsto nel Paese: il Sudafrica è il Paese a maggiore consumo energetico dell'intero continente africano; la capacità installata è pari a 45.645 MW. Oltre il 70% della capacità di generazione nel Paese origina dal carbone (il Sudafrica detiene oltre il 90% delle riserve di carbone del continente africano ed è al nono posto nella classifica mondiale) e più del 20% da prodotti petroliferi. Al confronto con la media del continente africano, la rete elettrica nazionale risulta notevolmente più estesa, raggiungendo più del 70% degli utenti finali (inferiore al 30% il dato medio per l’Africa nel suo complesso). In risposta alle crescenti sfide imposte dall’obsolescenza degli impianti in essere e dall’incremento della domanda di energia nel Paese, il Governo sudafricano sta definendo una strategia energetica più sostenibile non solo nel breve, ma anche nel medio e lungo periodo. In questo contesto le Autorità sudafricane hanno annunciato investimenti pari a 300 miliardi di Rand (circa 25 miliardi di euro) nel settore energetico, di cui 180 miliardi di Rand (circa 15 miliardi di euro) nel settore della green economy. In particolare, è previsto un aumento della capacità di generazione fino a 42,3 GW di elettricità entro il 2030.
Notevoli opportunità di sviluppo per le aziende italiane provengono anche dal settore del trasporto ferroviario: la rete ferroviaria costituisce infatti per il Sudafrica l’infrastruttura di trasporto più importante per l’intero Paese. Con un’estensione di oltre 36 mila kilometri, ulteriormente migliorata in occasione dei Mondiali di calcio del 2010, la rete ferroviaria è il fulcro del National Infrastructural Plan. Nel 2012 il gruppo parastatale Transnet ha annunciato un piano di investimenti infrastrutturali per 300 miliardi di Rand (circa 30 miliardi di euro) da implementarsi nei successivi sette anni. Principale obiettivo, definito nella Market Demand Strategy (MDS), è quello di realizzare una rete ferroviaria e di trasporto merci adeguata a sostenere lo sviluppo economico e industriale del Paese. L’impresa di Stato Passenger Rail Agency of South Africa (PRASA) ha inoltre annunciato entro il 2018 nuovi investimenti per migliorare l’efficienza e la sicurezza del trasporto ferroviario. Di questi, 16,3 miliardi di Rand sono destinati all’ammodernamento del materiale rotabile e carrozze ferroviarie, 1,1 miliardi di Rand per il rinnovamento di 140 stazioni e 5,5 miliardi di Rand per l’acquisto di nuove locomotive, 3,6 miliardi di Rand per il segnalamento ferroviario e telecomunicazioni.
Negli ultimi anni il Sudafrica ha avviato una politica volta a favorire gli investimenti esteri, soprattutto in settori strategici come energia e trasporti – ha commentato Andrea Maspero, Vice Presidente ANIE per l’Internazionalizzazione. – Particolare importanza riveste il National Development Plan (NDP), redatto con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico del Paese e cercare di ridurre gli squilibri sociali interni e l’alto tasso di disoccupazione. In questo contesto, gli investimenti in infrastrutture rivestono un ruolo primario: entro il 2030 il 30% del PIL nazionale dovrà essere costituito da investimenti in infrastrutture. È proprio a questo piano di investimenti pubblico, per un valore superiore a 50 miliardi di euro, che la nostra Federazione guarda nel portare le imprese all’esplorazione di questo interessante mercato.