Fisco

Antitrust: il Codice dei contratti pubblici è farraginoso e va semplificato

Nel breve periodo, occorre introdurre una disciplina speciale riservata esclusivamente alle procedure all’utilizzo dei fondi europei del Next Generation EU. Nel medio periodo, modernizzare in modo profondo il Codice semplificando le regole e favorendo il rapido dispiegamento degli investimenti pubblici

lunedì 4 ottobre 2021 - Redazione Build News

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“Il Presidente dell’Antitrust ha sottolineato che il Codice dei contratti pubblici è farraginoso, richiamando con forza la necessità di semplificare la normativa vigente. Una posizione assolutamente condivisibile, soprattutto ora che le istituzioni hanno il dovere di rimuovere ogni ostacolo che si frapponga al raggiungimento degli obiettivi del PNRR”. Lo ha dichiarato il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, commentando la Relazione annuale - in allegato - sull'attività svolta nel 2020 del Presidente dell'Autorità Antitrust, Roberto Rustichelli.

"La Conferenza delle Regioni – ha ricordato il Presidente Fedriga - è intervenuta a più riprese e in diverse sedi per sollecitare profonde semplificazioni del codice dei contratti pubblici, presentando sempre puntuali emendamenti, anche in occasione del parere sul Decreto relativo alla governance del PNRR.

L’auspicio – conclude Fedriga - è che ora Governo e Parlamento vogliano cogliere l’opportunità di considerare con attenzione tutte le proposte emendative che le Regioni all’unanimità hanno già depositato”.

LE OSSERVAZIONI DELL'ANTITRUST. “Con particolare riferimento agli investimenti pubblici, la disciplina degli appalti riveste un ruolo cruciale nell’ambito del piano di crescita e di sviluppo economico da attuare attraverso i fondi del programma europeo Next Generation EU, poiché costituisce la cinghia di trasmissione degli interventi pubblici all’economia reale, rappresentando un volano indispensabile ai fini del successo delle politiche macroeconomiche espansive da implementare”, si legge nella Relazione Antitrust.

Per questa ragione, e tenuto conto della complessità della disciplina contenuta nel Codice dei contratti pubblici, una riforma del settore, volta a modernizzare e semplificare le regole e le procedure applicabili, deve essere considerata tra gli obiettivi strategici ai fini del rilancio dell’economia e dell’attivazione degli investimenti. Semplificazione normativa e qualificazione delle stazioni appaltanti sono due interventi essenziali e sinergici.

Con riferimento al primo aspetto, nell’attuale scenario economico, appare utile articolare gli interventi secondo una logica di breve periodo e una di medio periodo.

Nel breve periodo, occorre prendere in considerazione la possibilità di introdurre una disciplina speciale riservata esclusivamente alle procedure all’utilizzo dei fondi europei del Next Generation EU, prevedendo l’applicazione delle sole norme contenute nelle direttive europee in materia di gare pubbliche del 2014, con le dovute integrazioni solo laddove le disposizioni europee non siano immediatamente self-executing. A fronte dell’alleggerimento degli oneri amministrativi e burocratici, si può prevedere un rafforzamento dei controlli ex-post a presidio della legalità e, in particolare, della lotta all’infiltrazione della criminalità e alla corruzione nonché – per quanto riguarda la tutela della concorrenza – della lotta ai cartelli nelle gare, da sempre una priorità di intervento dell’Autorità.

Nel medio periodo, è possibile e necessario considerare una modernizzazione profonda del Codice degli appalti pubblici, semplificando le regole e favorendo il rapido dispiegamento degli investimenti pubblici. Alcuni principi che possono presiedere a tale sforzo riformatore sono: 1) l’utilizzo del principio del copy-out dalle direttive dando conto con rigore delle eccezioni secondo il metodo del “comply or explain”; 2) l’applicazione stringente del principio di proporzionalità per eventuali deroghe del divieto di gold-plating; 3) la riaffermazione e l’ampliamento del ruolo dell’autocertificazione, intensificando il controllo ex-post; 4) la riduzione del fenomeno della c.d. “burocrazia difensiva”.

Una riflessione sistemica, infine, andrebbe svolta nella prospettiva di incrementare l’utilizzo del partenariato per l’innovazione e di rivedere la disciplina del Partenariato Pubblico Privato.

Ma semplificare le regole non basta; occorre anche che chi è chiamato ad applicare quelle regole abbia le migliori competenze per farlo: la qualificazione delle stazioni appaltanti è fondamentale per rendere più efficiente l’azione amministrativa e per indirizzare la maggiore discrezionalità riconosciuta alle stazioni appaltanti verso il conseguimento di più stringenti obblighi di risultato. A tal fine, può concorrere anche una pervasiva digitalizzazione degli appalti pubblici, che consente evidenti semplificazioni delle procedure, standardizzazione delle stesse, risparmi di tempi e costi, nonché un continuo monitoraggio dell’evoluzione dei contratti e delle condotte degli operatori economici”.

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