Da più di 14 anni in Italia il sistema delle grandi opere è vissuto anche e sopratutto grazie alla cosiddetta 'Legge Obiettivo'. Con quanta trasparenza negli appalti- come ci insegna l'esito dell'operazione 'Sistema', conclusasi con 50 indagati e quattro arrestati, fra cui Ercole Incalza, storico dirigente del ministero dei Lavori pubblici, identificato dalla procura di Firenze come il 'deus ex machina' dell'intero sistemo corruttivo- è dato dubitare. Le vicende sono tristemente note e non val la pena ripercorrerle nel dettaglio. Il 9° Rapporto "L’attuazione della 'legge obiettivo'. Lo stato di attuazione del Programma'", redatto dalla VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, in collaborazione con l'Autorità nazionale anticorruzione, ci consente, però, di fare il punto sulle grandi opere e i relativi appalti avviati a partire dal 2001.
Dal 2001 incremento degli importi di gara
Ripercorrendo brevemente l’evoluzione del mercato dei bandi di gara, tra il 2001 e il 2003, primi anni di operatività della “legge obiettivo”, si è assistito ad un incremento continuo dell’importo in gara trainato dalle grandi infrastrutture strategiche da realizzare con lo strumento del contraente generale: circa 21,2 miliardi di euro nel 2001 (+7,6% rispetto all’anno precedente), 23,7 miliardi di euro nel 2002 (+12%) fino a raggiungere il picco massimo registrato sino ad oggi di 33,4 miliardi di euro nel 2003 (+40,5%). Il 2003 è stato l’anno che ha fatto registrare i massimi livelli degli anni 2000 per numero di gare (34.772 iniziative) e per importi (33,4 miliardi).
Il rallentamento del 2004-2007
Dal 2004 il mercato ha cominciato a mostrare le prime difficoltà, emerse poi con chiarezza nel biennio 2006-2007, in stretta correlazione con il rallentamento delle iniziative legate al Programma delle infrastrutture strategiche (due anni consecutivi di calo). Nel 2008 il mercato ha superato nuovamente la soglia dei 30 miliardi di euro (+9,6% rispetto al 2007) ma nel 2009, con la revoca del bando di gara per la realizzazione - mediante lo strumento della concessione di lavori pubblici ad iniziativa privata a doppia gara - della linea D della metropolitana di Roma, avvenuta in data 26 ottobre 2012 per motivi di pubblico interesse relativi in particolare alle mutate condizioni tecniche ed economiche alla base della procedura, si è registrato un nuovo rallentamento (-16,4%).
2010-11, nuova fase di crescita
Nel biennio 2010-2011 per effetto della messa in gara di alcune grandi infrastrutture strategiche da realizzare con capitali privati, si è assistito a una nuova fase di crescita con i livelli di spesa che si sono attestati nuovamente intorno ai 30 miliardi, ma è nel biennio successivo, con l’aggravarsi della crisi e i tagli alla spesa pubblica, che il mercato ha segnato i livelli più bassi degli anni 2000. Il numero di gare si è ridotto da 35.437 nel 2002 a 14.123 nel 2013, passando per le 15.876 gare nel 2012. Anche l’importo si è ridotto dai 33,4 miliardi nel 2003 a meno di 19 miliardi nel 2013, passando per i 22,4 miliardi del 2012.
La situazione attuale
Nel 2014, dopo due anni di generalizzata e pesante crisi, che ha coinvolto i mercati tradizionali e quelli più nuovi e complessi del Partenariato Pubblico e Privato e del Facility Management, i piccoli, i medi e i grandi lavori, le amministrazioni centrali, quelle territoriali e i gestori pubblici e privati di reti e infrastrutture, si assiste a una nuova ripartenza ed è generalizzata: il numero delle gare cresce del 25% nel suo complesso a fronte di crescite del 10% dei contratti complessi e del 30% dei mercati tradizionali; l’importo cresce del 58% nel suo complesso a fronte di tassi di crescita del 137% dei mercati complessi e del 25% dei mercati tradizionali; piccoli, medi e grandi contratti crescono con tassi superiori al 20% per numero e importo; crescono i mercati delle Amministrazioni centrali (+4,5% il numero e +216% l’importo), trainato in primo luogo dai grandi bandi Consip, delle Amministrazioni locali (+25% il numero e + 33% l’importo), trainato da Comuni, Regioni e Sanità, e dei gestori pubblici e privati di reti e infrastrutture (+44% il numero; +51% l’importo), trainato da Anas e gruppo RFI.