Come l’Italia sta affrontando la sfida della sostenibilità che passa anche dagli acquisti promossi dalle amministrazioni pubbliche e dall’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi?
Sono stati resi noti i dati principali del VII rapporto 2024 “I numeri del Green Public Procurement in Italia” dell’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, presentato a Roma al Forum Compraverde Buygreen 2024, giunto alla sua XVIII edizione.
Attraverso la somministrazione di un questionario online, sono 126 le PA (tra cui 14 Centrali di Committenza Regionali, 64 enti gestori di 148 aree protette, 41 Asl e 7 Città metropolitane) che hanno risposto nel merito dell’applicazione delle politiche necessarie al Green Public Procurement nelle gare di appalto avvenute nel 2023, tra cui la conoscenza, dello strumento, la formazione del personale, il plastic free e il gender procurement, e sull’adozione dei Criteri Ambientali Minimi, la cui obbligatorietà vige dal 2016.
Nel 2023 l’indice medio di performance del campione al 62%
Nel 2023 l’indice medio di performance del campione indagato è pari al 62%, con un valore massimo del 79% raggiunto dai Comuni metropolitani e un minimo, pari al 56%, toccato dagli Enti gestori di aree protette. L’indice rappresenta una valutazione complessiva sull’attuazione di politiche necessarie per il GPP e sull’applicazione dei CAM. Nota dolente, la percentuale relativa al monitoraggio degli acquisti, una pratica effettuata solo dal 17% del campione. Dall’altro lato, i dati migliori riguardano invece la “conoscenza del Green Public Procurement” ormai ben consolidata: per il 98% delle amministrazioni pubbliche la conoscenza e di tale strumento è diffusa, assicurando un primo passo fondamentale per la sua applicazione; seguono, tra le politiche più conosciute e applicate, quelle sul “Plastic free” (57%) e la “Formazione” (56%); più indietro, ma altrettanto importanti, sono i “Criteri Sociali” (47%) e il “Gender Procurement” (46%).
Difficoltà di stesura dei bandi
Oggi in Italia a pesare sui ritardi nell’applicazione del GPP e soprattutto dei CAM è per il 53% delle stazioni appaltanti intervistate la difficoltà “di stesura dei bandi”, seguita dalla “mancanza di formazione” adeguata (41%) e dalla mancanza di imprese con requisiti idonei (34%).
Tra tutte le prestazioni monitorate nelle quattro stazioni appaltanti, una menzione particolare da fare è la presenza, in otto enti gestori di aree protette sui 64 totali, di un referente per il Green Public Procurement, così come era stato chiesto nelle proposte avanzate nel Rapporto dello scorso anno dall’Osservatorio Appalti Verdi.
Sempre sul versante degli enti gestori delle aree protette, sono state registrate percentuali basse per quanto riguarda l’applicazione di strategie migliorative per la raccolta differenziata (solo il 39% le mette in pratica) e iniziative per il risparmio energetico e la nascita di Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (solo il 44% le promuove).
Sanità
Tra le 41 Asl che hanno risposto al questionario dell’Osservatorio, si apre una lacuna enorme nel sistema di monitoraggio degli acquisti, con solo il 5% di attuazione. Un dato che fa accendere una spia rossa e richiama la ricerca di soluzioni utili per capire come si effettuano gli acquisti e come poter razionalizzare le spese, anche alla luce dei numeri contenuti nell’ultimo Documento di Economia e Finanza che certifica per l’anno 2023 una spesa sanitaria di oltre 131 miliardi di euro, con un rapporto spesa sanitaria/PIL del 6,3%. Queste cifre ci danno l’ordine di grandezza e l’importanza di monitorare il settore sanitario e capire come la spesa possa essere veicolata verso una sostenibilità che riguarda diversi acquisti del settore e della gestione del sistema sanitario.