Gli appalti pubblici rappresentano un elemento significativo delle economie nazionali dell’Unione europea: la spesa per l’acquisto di lavori, forniture e servizi da parte di autorità pubbliche ammonta infatti su base annua a circa un quinto del PIL dell’UE.
La Corte dei Conti europea ha pubblicato di recente la relazione speciale n. 10/2015, incentrata sugli appalti pubblici degli Stati membri nell’ambito della spesa nel settore della coesione cofinanziata dal bilancio dell’UE. Nella relazione speciale n. 17/2016 – IN ALLEGATO - vengono esaminati gli appalti delle quattro più grandi istituzioni dell’UE, il cui valore complessivo è stato pari a circa 4 miliardi di euro nel 2014.
Nella relazione la Corte dei Conti europea evidenzia che “la normativa dell’UE in materia di appalti pubblici svolge un ruolo importante nello sviluppo del mercato unico, oltre che nell’assicurare un uso efficiente ed efficace dei fondi pubblici. Mentre le direttive dell’UE sugli appalti si applicano alle attività di appalto degli Stati membri, anche nel settore della coesione, le istituzioni dell’UE dispongono di proprie norme in materia di appalti. Tali norme sono sostanzialmente in linea con le direttive, ma sussistono differenze significative che la Corte ritiene ingiustificate.”
Le istituzioni dell’UE “sono tenute a indire gare di appalto pubblico sulla più ampia base possibile, al fine di massimizzare la concorrenza. La Corte ha valutato in che misura le istituzioni dell’UE agevolino l’accesso ai rispettivi appalti pubblici.”
MECCANISMI DI CONTROLLO SOLIDI. Dall’audit è emerso che “i meccanismi di gestione e controllo delle istituzioni dell’UE sono solidi e in genere mitigano il rischio di errori che potrebbero altrimenti incidere negativamente sulle possibilità di partecipazione degli operatori economici e sull’equità del trattamento loro riservato. Tuttavia, la maggior parte delle istituzioni dell’UE non conduce un monitoraggio sistematico del livello di partecipazione.
Nel 2014, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato direttive riviste al fine di semplificare gli appalti e ridurne gli oneri amministrativi, con il particolare obiettivo di incrementare la partecipazione delle piccole e medie imprese. Ciononostante, la Corte ha rilevato che, nel rivedere le proprie norme in materia di appalti nel 2015, le istituzioni dell’UE non hanno agevolato l’accesso agli appalti attraverso una semplificazione delle regole e il chiarimento, nella maggiore misura possibile, delle zone grigie.
Non tutte le scelte procedurali hanno promosso la concorrenza sulla più ampia base possibile. La maggior parte delle istituzioni dell’UE non disponeva di una politica che imponesse lo svolgimento di una consultazione di mercato prima di avviare formalmente da procedura di appalto. Inoltre, per stimolare la partecipazione, si sarebbe potuto ricorrere più di frequente a una suddivisione dei contratti in lotti: ciò avrebbe avuto un effetto positivo in termini di accesso di operatori economici quali le PMI.
Ostacoli superflui – evidenza la Corte dei conti Ue - intralciano i potenziali offerenti che intendano individuare le opportunità di appalto offerte dalle istituzioni dell’UE. Le attività di appalto delle istituzioni dell’UE godono di scarsa visibilità su Internet. Le informazioni disponibili sono frammentarie e distribuite fra molti siti Internet, diversi fra loro. La funzione di ricerca del TED (Tenders Electronic Daily) non ha sempre prodotto risultati soddisfacenti. Gli strumenti che consentono di presentare offerte per via elettronica non sono stati ancora introdotti in modo completo e armonizzato.
Gli operatori economici che ritengano di aver subito un trattamento iniquo hanno difficoltà a ottenere in tempi brevi il riesame del proprio reclamo e un risarcimento dei danni. Le informazioni sull’esito delle attività di appalto delle istituzioni dell’UE non sono accessibili secondo modalità atte a consentire un monitoraggio efficace da parte del pubblico.”
LE RACCOMANDAZIONI. La Corte conclude che le istituzioni dell’UE possono fare di più per agevolare l’accesso ai propri appalti pubblici e formula pertanto le seguenti raccomandazioni, affinché le istituzioni adottino come politica la promozione sistematica di una più ampia partecipazione:
a) Al fine di facilitare il monitoraggio dell’accessibilità delle proprie attività di appalto, tutte le istituzioni dell’UE dovrebbero raccogliere e analizzare dati relativi sia al numero iniziale di richieste di partecipazione e offerte ricevute sia al numero di offerte prese in considerazione per la decisione finale di aggiudicazione.
b) Per la prossima revisione del regolamento finanziario dell’UE nel 2016, la Commissione dovrebbe consolidare tutte le disposizioni pertinenti in un codice unico degli appalti pubblici. La partecipazione delle piccole e medie imprese dovrebbe essere espressamente incoraggiata.
c) Le istituzioni dell’UE, ove appropriato, dovrebbero ricorrere proattivamente alle consultazioni preliminari di mercato, per preparare l’appalto e informare gli operatori economici della propria pianificazione al riguardo.
d) Le istituzioni dell’UE dovrebbero suddividere i contratti in lotti, ove possibile, per incrementare la partecipazione alle procedure di appalto.
e) Le istituzioni dell’UE dovrebbero creare uno sportello unico elettronico comune per le attività di appalto che consenta agli operatori economici di reperire tutte le informazioni pertinenti online presso un unico indirizzo e di interagire con le istituzioni dell’UE attraverso questo sito Internet.
f) La Commissione dovrebbe proporre un meccanismo per il riesame rapido dei reclami presentati dagli operatori economici che ritengono di aver subito un trattamento iniquo. Tale riesame dovrebbe aver luogo prima che gli operatori economici possano rivolgersi al Mediatore europeo o alla Corte di giustizia dell’UE.
g) Al fine di garantire un efficace monitoraggio ex post delle attività di appalto, le istituzioni dell’UE dovrebbero creare un archivio pubblico unico ove conservare le informazioni relative ai rispettivi contratti di appalto, che potrebbe essere sviluppato nell’ambito del sistema «eTendering» del TED.
h) L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) dovrebbe elaborare relazioni e statistiche sui diversi tipi di accuse che hanno dato luogo a indagini nonché sugli esiti di tali indagini.
i) Le istituzioni dell’UE dovrebbero ricorrere a revisioni tra pari per beneficiare di un mutuo apprendimento e dello scambio delle migliori pratiche.