L’Italia è il paese leader dell’Unione Europea sulle politiche relative all’applicazione del Green Public Procurement, ossia le norme europee in materia di appalti pubblici verdi, e le sue politiche rappresentano un riferimento per molti Paesi che stanno intraprendendo un percorso per una più efficace applicazione di tali regole.
È quanto emerge dallo studio, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, “L’economia circolare nelle politiche pubbliche. Il ruolo della certificazione”, presentato oggi a Roma, durante il convegno “Dall’economia circolare al green public procurement”, organizzato per l’Assemblea di Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento, in concomitanza con la festa dell’Europa.
Il vero tratto distintivo del nostro Paese è l’aver reso obbligatorio, all’interno dei bandi di gara, il richiamo ai criteri ambientali minimi per quelle categorie di forniture e affidamenti di servizi e lavori coperte dai Decreti del MATTM. Negli altri Paesi europei, invece, pur essendo stati elaborati criteri ambientali in molti settori, l’inserimento degli stessi nei bandi di gara non viene previsto come obbligo ma come mera raccomandazione. Lo studio ha dimostrato come il GPP assuma un ruolo fondamentale anche in paesi extra-UE, come Cina, Giappone e Stati Uniti.
In questi anni è aumentata, in Italia, la consapevolezza della opportunità di un approccio circolare all’economia. Una particolare attenzione che ha portato il nostro Paese ad un tasso di riciclo dei rifiuti urbani pari al 45,1% nel 2016, con una crescita del 4% rispetto all’anno precedente (fonte Eurostat, 2016). Una dinamica di crescita tra le migliori nel panorama europeo.
Come previsto a livello comunitario, le policy pubbliche trovano nel GPP un’importante leva per sostenere la transizione verso un modello economico sostenibile, basato sulle cosidette 3R (riduzione, riuso, riciclo). Solo una domanda green può generare un’offerta green: per questo, attraverso la domanda di prodotti e servizi sostenibili, la PA è in grado di condizionare il mercato e accompagnare la transizione verso un modello di economia circolare.
Basti pensare che in UE la spesa delle PA per opere, beni e servizi è di circa 1.800 miliardi di euro l’anno, circa il 14% del PIL europeo; in Italia nel 2016, gli appalti pubblici hanno avuto un valore di circa 111,5 miliardi.
Nel nostro Paese il GPP ha assunto un ruolo di leva strategica capace di migliorare gli acquisti delle PA con l’entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti (D.lgs.50/2016). Con questo testo, i Criteri Ambientali Minimi sono stati introdotti in tutte le procedure d’acquisto pubblico di servizi, prodotti e lavori e, all’interno dei CAM, è stato previsto il frequente ricorso alle valutazioni di conformità accreditate, intese sia come certificazioni sia come prove di laboratorio.
Esse diventano quindi un vero strumento di policy, sia per tutelare la salute dei cittadini, sia per selezionare prodotti, servizi e fornitori, che dotati della certificazione richiesta - e rilasciata da un Organismo o Laboratorio accreditato, sulla cui competenza, imparzialità e indipendenza vigila Accredia – costituiscono mezzo di prova per dimostrare la conformità agli standard previsti.
Tra le certificazioni di processo in ambito ambientale richiamate nei CAM, i sistemi di gestione certificati ai sensi della norma UNI EN ISO 14001 sono i più diffusi nel nostro Paese.
Con oltre 22mila aziende in possesso di una certificazione accreditata per i sistemi di gestione ambientale SGA - cresciute del 9% dal 2015, anno di entrata in vigore della legge n.221, cosiddetta “Collegato ambientale” – l’Italia è infatti prima in Europa, e terza nel mondo dopo Cina e Giappone.
“L’economia circolare, improntata sulla gestione più efficiente delle risorse, sulla riduzione degli sprechi e sul riutilizzo, è un percorso inevitabile per lo sviluppo di lungo periodo. Per questo, l’attenzione del legislatore europeo è diventata alta in questi anni, con continui interventi, fino a quello di pochi giorni fa, con il nuovo Pacchetto sull’economia circolare”, ha commentato il Presidente di Accredia, Giuseppe Rossi.
“Su questi temi, grazie allo studio presentato oggi, abbiamo con piacere registrato i grandi passi in avanti compiuti dall’Italia che, nell’applicazione delle norme e dei principi sugli appalti pubblici verdi, è ormai un Paese di riferimento. In questo contesto, la decisione del legislatore europeo di ricorrere alle certificazioni accreditate, quali strumenti per verificare le caratteristiche dei materiali e dei prodotti, così come la conformità del servizio offerto ai requisiti previsti, è vincente. Essa infatti – ha spiegato Rossi - permette di semplicare i compiti delle stazioni appaltanti, che si affidano alle attività di verifica di organismi di certificazione e laboratori qualificati da Accredia che, attraverso una valutazione terza e indipendente sulla competenza degli stessi, rende le valutazioni di conformità da essi rilasciate uno strumento utile per il raggiungimento degli obiettivi di politica ambientale”.
“Affinché però il ricorso alle valutazioni di conformità sia realmente efficace e funzionale nelle scelte di acquisto della PA – ha proseguito Rossi - è necessario che il riferimento alle stesse sia fatto in maniera corretta e appropriata. Per questo, per accrescere la competenza tecnica delle stazioni appaltanti, Accredia sta lavorando insieme ad ANAC, Conferenza delle Regioni e CONSIP, per sviluppare attività di formazione ad hoc. Abbiamo inoltre definito delle Linee Guida per migliorare l’applicazione delle valutazioni di conformità nei bandi di gara, così come abbiamo messo a disposizione le nostre Banche Dati su accreditamenti e certificazioni, per dare tutte le informazioni possibili relative a questo mercato, che in Italia vale circa 2 miliardi di euro”, ha concluso il numero uno di Accredia.