“Gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori chiedono l’adozione di un programma nazionale di rigenerazione urbana da considerare come l’alternativa virtuosa alle espansioni incontrollate e all’ulteriore consumo di suolo”.
Questo uno dei passaggi più significativi di un Manifesto approvato sabato scorso al termine dell'ottavo Congresso nazionale degli Architetti “Abitare il Paese, Città e Territori del Futuro Prossimo” tenutosi all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
“Nel mondo e in Europa è in atto una competizione tra le città. Molte si sono già attrezzate per tentare di offrire un’alta qualità di vita e di lavoro; altre, prive di una visione strategica, perdono peso e ruolo e rischiano la decadenza. In questo scenario l’Italia, con poche grandi città e tante medie e piccole, ha urgente bisogno di una lungimirante politica pubblica nazionale per superare l’inadeguatezza della strumentazione urbanistica vigente, il peso opprimente della rendita fondiaria nell’economia urbana e una perdurante crisi del mercato immobiliare”, si legge ancora.
NUOVO PARADIGMA DELLA QUALITÀ DELLA VITA URBANA. Il Manifesto ricorda poi che “gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, convinti che nessuno sviluppo possa essere democratico, pacifico e sostenibile se non è fondato sulla cultura, vogliono contribuire ad affermare un nuovo paradigma della qualità della vita urbana attraverso idee e progetti incentrati sulla cultura della costruzione di qualità. Tale concetto è da applicare all’intero spazio in cui si vive, estendendolo quindi anche ai territori contigui alle città che ne costituiscono parte integrante, consentendo, pertanto, a tutti i territori, alle città di dimensione metropolitana e alle reti di città medie e piccole, di diventare adeguato spazio di vita, inteso come luogo desiderabile per abitare, stare insieme, imparare, lavorare, incontrarsi, conoscere, pregare e divertirsi, luogo attrattivo per ricercatori, professionisti di talento, investitori”.
“Oggi, nel nostro Paese – si legge ancora - alla luce delle trasformazioni ambientali e sociali in atto, è necessaria la definizione di una Legge per l’Architettura, considerando l’architettura e il paesaggio come patrimonio comune, espressione della cultura, identità e storia collettiva cui riconoscere carattere di interesse pubblico primario. L’art. 9 della Costituzione Italiana - la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione e promuove la cultura e la ricerca - legittima l’introduzione di una normativa sulla valorizzazione dell’architettura, per il suo innegabile e imprescindibile interesse pubblico”.
“Gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, sono una categoria pensante, creativa, propositiva, che «pro-getta», cioè che guarda al futuro anche quando si occupa del passato e dell’esistente. L’imperativo per tutti gli architetti a partire da questo Congresso è esprimere pubblicamente la propria cultura, fondata sulla coscienza storica, sull’ancoraggio alla scienza, sulla coniugazione di etica ed estetica, sulla capacità di interpretare i luoghi ed i contesti, sulla capacità di assumere, tramite l’ideazione architettonica e in virtù di queste conoscenze, il coordinamento interdisciplinare lungo tutto l’iter di un progetto e di dirigerlo, dai rilievi e dalle analisi preliminari all’esecuzione dell’opera. Al tempo della frammentazione dei saperi e delle responsabilità, dell’estremizzazione burocratica e dell’esautoramento delle competenze, questa è la sfida che si intende lanciare”, prosegue il Manifesto.
“Noi architetti – si legge infine - vogliamo riaffermare la cultura del progetto riverberandolo in tutta la società per un benessere condiviso. In gioco c’è il futuro della nostra professione di architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore, e della nostra stessa identità. In gioco c’è la qualità della vita e il futuro delle nostre città e dei nostri territori, con l’intenzione di rimettere l’Uomo al centro di ogni trasformazione, alimentando il potere del suo desiderio di comunità”.