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Aree idonee e non agli impianti FER: il Lazio avvia il percorso per l'individuazione

La Regione Lazio ha modificato la composizione del Gruppo Tecnico Interdisciplinare e ha dato avvio al processo di individuazione nel territorio regionale delle superfici e aree di cui al DM 21 giugno 2024

martedì 15 ottobre 2024 - Redazione Build News

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La Regione Lazio, con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 782 del 16 novembre 2021, ha istituito il “Gruppo Tecnico Interdisciplinare (GTI) per l’individuazione delle aree idonee e non idonee FER”, ovvero delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili.

Con successive Deliberazioni della Giunta regionale n. 171 del 12 maggio 2023 e n. 774 del 3 ottobre 2024 sono state apportate modifiche alla composizione del Gruppo Tecnico Interdisciplinare ed è stato dato avvio al processo di individuazione nel territorio regionale delle superfici e aree di cui all’articolo 1, comma 2, del DM 21 giugno 2024, secondo i principi e criteri previsti dal Titolo II, al fine di raggiungere l’obiettivo di potenza complessiva al 2030 di cui alla tabella A dell’articolo 2 del medesimo DM.

I compiti del GTI

Il GTI è composto da rappresentanti delle diverse direzioni regionali competenti in materia ambientale, paesaggistica, agricola, di difesa del suolo oltreché energetica, con il compito di fornire ai comuni adeguato supporto tecnico per lo svolgimento delle attività di individuazione delle aree non idonee, nonché di effettuare un’analisi delle aree potenzialmente idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili previsti dalla normativa europea e statale vigente, in armonia con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) ed in coerenza con i criteri ivi previsti, nonché con le disposizioni del P.T.P.R..

Inoltre, il Gruppo Tecnico Interdisciplinare ha il compito di valorizzare e promuovere le innovazioni tecnologiche, in particolare dell’agro-voltaico, per una efficace integrazione di produzione agricola ed energetica, nonché i progetti che prevedono l’utilizzo di aree già degradate da attività antropiche, tra cui le superfici di aree industriali ed artigianali dismesse, le aree assoggettate a bonifica, le cave, le discariche, i siti contaminati, o comunque il ricorso a criteri progettuali volti ad ottenere il minor consumo possibile del territorio, sfruttando al meglio le risorse energetiche disponibili.

I criteri per l'individuazione delle aree

L'individuazione delle aree dovrà essere coerente con i criteri di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2010 e con le disposizioni del PTPR. Andranno adottati criteri come la tutela delle zone agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità, quali denominazione di origine protetta (DOP), indicazione geografica protetta (IGP), specialità tradizionali garantite (STG), denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) e indicazione geografica tipica (IGT); la minimizzazione delle interferenze dirette e indirette sull’ambiente legate all’occupazione del suolo ed alla modificazione del suo utilizzo a scopi produttivi; la tutela della continuità delle attività di coltivazione agricola, anche mediante l’utilizzo di impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integrative con montaggio verticale dei moduli e mediante sistemi di monitoraggio che consentano di verificare l’impatto sulle colture. Altri criteri da adottare sono: per gli impianti fotovoltaici collocati a terra insistenti in aree agricole, la disponibilità di superficie del fondo pari a tre volte la superficie dell’impianto, inteso quale proiezione sul piano orizzontale dei pannelli, in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola; la localizzazione area idonea primaria nei territori già degradati a causa di attività antropiche e della presenza di siti industriali, cave, discariche o altri siti contaminati ai sensi della Parte quarta, Titolo V, del d.lgs. 152/2006; la localizzazione area idonea secondaria nei territori classificati dal PTPR come “Paesaggio agrario di continuità”, ossia caratterizzati dall’uso agricolo ma parzialmente compromessi da fenomeni di urbanizzazione diffusa o da usi diversi da quello agricolo.

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