Insieme per la difesa dell'ambiente e del bene comune. Sono ben 158 i firmatari dell'appello col quale si richiede l'approvazione in tempi rapidi della nuova legge sui parchi e le aree protette. Il testo, che si è arenato nel giugno scorso dopo l'approvazione da parte della Camera, per essere licenziato ha bisogno dell'ok definitivo del Senato. «Purtroppo tutto tace e la legislatura sta per giungere al termine. Dispiace constatare che rischia di essere affossato il frutto di un lungo lavoro unitario, sfociato in una sintesi felice tra tante opinioni» commenta il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri. Un silenzio durato mesi e che ha messo in allarme i gestori dei parchi e molte amministrazioni dei territori coinvolti. Non è un caso che a firmare l'appello - oltre a presidenti, vicepresidenti e commissari di parco - ci siano tra gli altri anche più di ottanta sindaci.
Capofila di questa richiesta condivisa è proprio la Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali. «La norma esistente, la 394 del '91, era un'ottima legge. Per certi aspetti è stata perfino innovativa. Ma ormai sono trascorsi ventisei anni e tante cose sono cambiate» aggiunge Sammuri. «Pensiamo ad esempio al concetto di biodiversità, pietra miliare della conservazione. In quel testo non se ne fa menzione. Abbiamo inoltre assistito alla riforma della pubblica amministrazione. Il cambiamento è stato radicale, profondo. E i parchi, che sono soggetti pubblici, in questo contesto hanno bisogno di una legge attuale che renda la loro gestione più fluida ed efficiente». Non è un caso che a firmare l'appello siano prevalentemente i vicepresidenti dei parchi. Perché non il presidente? Semplice, non c'è. Dei 24 parchi nazionali - che ricoprono complessivamente il dieci per cento del territorio nazionale - solo 6 hanno gli organi insediati. «Uno dei tanti problemi cronici che verrebbe risolto con l’approvazione della legge», si legge nel testo indirizzato non solo al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ma anche al ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti e ai colleghi Andrea Orlando (giustizia), Maurizio Martina (politiche agricole e forestali), Carlo Calenda (sviluppo economico) e Graziano Delrio (infrastrutture e trasporti).
Ma non è tutto. A preoccupare sono anche i motivi del ritardo, che niente avrebbero a che fare con la tutela dell'ambiente. «Il provvedimento non sarebbe ancora licenziato dalla commissione competente - si legge nell'appello - perché il Ministero dello sviluppo economico non condivide che nel testo sia riportato il divieto di effettuare nuove ricerche ed estrazioni di idrocarburi all’interno dei parchi. Sembra impossibile che sia vero». I firmatari si rifiutano di credere che il governo «possa pensare che sia possibile ricercare ed estrarre petrolio all’interno dei parchi», soprattutto considerando l'impegno che ha assunto «per difendere il rispetto degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici».
E così i firmatari dell'appello si rivolgono al governo, ma anche a tutti coloro che hanno condiviso il percorso di tutela e valorizzazione dei parchi, affinché «venga velocemente rimosso ogni ostacolo all’approvazione definitiva della legge di riforma della aree protette. Allo stesso modo - si legge ancora nel testo - sollecitiamo il Senato perché concluda l’ottimo lavoro fatto dal Parlamento italiano in questi anni».
L'appello integrale e la lista dei firmatari è consultabile e scaricabile dal sito di Federparchi (www.federparchi.it).
Link diretto: http://db.parks.it/news/allegati/YYFEDERPnov45014-all1.pdf