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Arpa Toscana: porte aperte dei negozi, aumenta la dispersione di calore e l’inquinamento atmosferico

Un monitoraggio eseguito dall’Università di Cambridge su alcune tipologie di attività commerciali ha rilevato un esito positivo sul risparmio energetico ottenuto dalla chiusura delle porte e di conseguenza un minor costo di gestione da parte dei proprietari delle attività commerciali

giovedì 25 gennaio 2018 - Redazione Build News

A molti sarà capitato, soprattutto in questo periodo di saldi, di entrare ed uscire da attività commerciali prive di porte di ingresso ma dotate di gettito di calore (esempio lame d’aria calda) posizionate all’ingresso nel negozio. Questa soluzione ed altre similari, spesso dettate da logiche di marketing, che cercano in ogni modo di favorire gli acquisti eliminando ogni forma di ostacolo e barriera, non tengono conto delle problematiche legate all’impatto ambientale determinato dagli impianti termici sia di riscaldamento che di raffrescamento.

Come ci ricorda ISPRA nel recente rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, negli ultimi anni sono state diverse le campagne adottate dagli enti locali, sia durante i periodi estivi che invernali, per combattere l’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria nelle città, soprattutto nei momenti di allerta per “allarme smog”.

Tra le misure contenute nei provvedimenti adottati dal 2011 al 2017, vengono indicate possibili azioni per ridurre lo spreco energetico e tra queste ne viene introdotta una specifica che vieta la dispersione di energia prodotta dagli impianti, dovuta all’apertura permanente delle porte dei locali climatizzati, che vede coinvolti in prima linea gli esercizi commerciali, in quanto spesso hanno l’abitudine di lasciare le porte aperte o piuttosto non hanno le porte di chiusura dei locali, per questioni di marketing. In generale queste misure vengono adottate dagli enti locali tramite “ordinanze” che in linea di massima citano il seguente testo:

Obbligo di mantenere chiuse le porte delle attività commerciali ed affini: è vietato l’utilizzo di dispositivi che, al fine di favorire l’ingresso del pubblico, consentano di mantenere aperti gli accessi verso i locali interni, con il conseguente obbligo di mantenere chiuse le porte e gli ingressi direttamente posti verso l’esterno degli edifici.

Sono molteplici gli enti locali ad avere emesso ordinanze in cui viene espresso tale divieto, tra questi il Comune di Milano, Lecco, Parma, Novara, Reggio Emilia, Pavia, Vicenza, Bolzano che invitano a tenere chiuse le porte di ingresso degli esercizi pubblici e delle attività commerciali e produttive ad eccezione del tempo strettamente necessario al passaggio degli utenti.

A questi si aggiungono i Comuni di Torino, Mantova, Perugia, Bologna, che hanno dato seguito a provvedimenti similari, obbligando gli esercizi commerciali a non utilizzare dispositivi quali lame d’aria, ossia un getto d’aria costante e perpendicolare sulla soglia della porta d’ingresso che dovrebbe aiutare a prevenire la dispersione termica, e a chiudere le porte d’ingresso dei locali poste verso ambienti esterni al fine di evitare inutili dispersioni termiche e raggiungere il comfort termoigrometrico interno desiderato mantenendolo costante. Il divieto in genere prevede una sanzione pecuniaria per l’inosservanza.

Questa tipologia di misure è stata adottata a livello europeo già in precedenza da altri Paesi.

In Gran Bretagna, nel 2010 è stata introdotta una campagna dal titolo “Close the door”, che invitava i negozi a tenere le porte chiuse durante l’inverno per il conseguimento di risparmi energetici: ai negozi aderenti all’iniziativa veniva fornito un adesivo da apporre sulla porta chiusa, spiegando che si trattava di azioni di energy saving.

A supporto tecnico dell’iniziativa adottata, è stato eseguito dall’Università di Cambridge un monitoraggio su alcune tipologie di attività commerciali, riportando un esito positivo sul risparmio energetico ottenuto dalla chiusura delle porte e di conseguenza un minor costo di gestione da parte dei proprietari delle attività commerciali, mentre chi operava con le porte aperte ha avuto difficoltà a raggiungere le condizioni di comfort termico per tutta la giornata, nonostante l’utilizzo delle lame d’aria.

Inoltre questi studi hanno messo in evidenza altri benefìci dovuti alla chiusura delle porte, quali l’invarianza delle condizioni interne del clima termoigrometrico al variare di quello esterno (temperatura, velocità del vento, umidità, smog, ecc.) con conseguente miglioramento di benessere e comfort interno per i dipendenti e per i clienti. (fonte: Arpa Toscana)

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