I numeri della Rilevazione statistica Assoclima relativa al 2021, presentati lo scorso venerdì 25 marzo, non arrivano del tutto inaspettati: che il mercato stia vivendo un momento di fortissima ripresa è sotto gli occhi di tutti gli osservatori della filiera, che ne stanno toccando con mano sia gli aspetti positivi – forti incrementi di fatturato, creazione di nuovi posti di lavoro – sia quelli negativi: difficoltà di approvvigionamento, aumento dei prezzi, e così via. Forse non inaspettati, ma comunque sorprendenti: “Ci si aspettava un 2021 in ripresa ma nessuno poteva immaginare che sarebbe avvenuta in maniera così rapida e importante”, spiega il Presidente di Assoclima Luca Binaghi, introducendo la presentazione.
Cresce il fatturato, un po' meno la produzione
Secondo la Rilevazione – condotta su un panel di 48 partecipanti, ampliato rispetto ai 41 del 2021 – nell’anno passato il fatturato realizzato in Italia è stato pari a 2.268,4 milioni di euro, con una variazione di +36,8% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda invece il fatturato della produzione nazionale, l’incremento è del 10,9%, con 825,6 milioni. Estendendo il confronto al 2019, anno “normale” pre-pandemia, si capisce come la ripresa non sia semplicemente un rimbalzo: la crescita del fatturato è sempre superiore al 30% (32,6 per l’esattezza), mentre nella produzione nazionale si avverte maggiormente l’impatto negativo del 2020 – la crescita è “solo” del +3,9%. Numeri comunque estremamente positivi, che si riflettono in quasi tutte le categorie di prodotto, con alcuni segmenti che spiccano su tutti gli altri.
In forte aumento i sistemi ibridi e le pompe di calore
Il fatturato italiano è dovuto per circa tre quarti dalla vendita di sistemi a espansione diretta e chiller con condensazione ad aria. I sistemi mono e multi-split, da soli, contano per il 50,9% del totale, in crescita del 26% rispetto al 2020. Ma gli incrementi maggiori si registrano per i sistemi ibridi – addirittura 391% in più in un anno – e per le pompe di calore per produzione di ACS, +113%. Due categorie di prodotto che costituiscono ancora una percentuale minoritaria del fatturato totale (rispettivamente 7,1% e 0,8%), ma la cui crescita strabiliante è destinata a modificare rapidamente il quadro del parco macchine installato nelle abitazioni italiane. Per quanto riguarda invece il fatturato della produzione nazionale, la parte maggiore è rappresentata da chiller con condensazione ad aria, seguiti da unità terminali. Il segno meno riguarda solo per poche categorie di prodotto, e comunque con importi contenuti: i climatizzatori trasferibili segnano -10%, i condizionatori di precisione -1%.
Le difficoltà logistiche
La seconda parte della presentazione della Rilevazione statistica Assoclima è stata l’occasione per mettere a confronto i protagonisti della filiera della climatizzazione, con due panel in cui sono stati discussi i temi del momento. A partire dalla capacità dell’industria di far fronte a un tale vertiginoso aumento della domanda. “L’industria si sta organizzando, ma ci sono difficoltà sul fronte della logistica e sul fronte degli installatori”, spiega Alberto Villa, referente per i temi dell’efficienza energetica per Viessmann: “Non è pensabile che da un anno all’altro ci sia la manodopera specializzata per installare il triplo delle pompe di calore dell’anno precedente”.
Dall’altro lato, gli installatori chiedono di essere valorizzati e non penalizzati con eccessivi adempimenti burocratici e formativi che poi non vengono riconosciuti dal mercato. Lo dice senza mezzi termini Diego Prati, responsabile nazionale di CNA Installazione Impianti: “Le nostre imprese, in questi ultimi anni, sono state particolarmente stressate. Ma l’impresa deve avere un vantaggio tangibile e una riconoscenza della propria qualificazione, mentre il mercato cerca innanzitutto il prezzo, non segue una logica del valore”.
Il peso degli incentivi sul mercato della climatizzazione
Filippo Busato, Presidente di AiCARR, ha messo in guardia dai rischi di un mercato eccessivamente “drogato” dagli incentivi governativi. Tutte le rivoluzioni tecnologiche ed energetiche hanno bisogno di incentivi, ma bisogna stare attenti a “dare troppa carota con un bastone troppo corto”. In altre parole: serve una pianificazione, una politica energetica, una progettualità che guardi al medio-lungo periodo. Esigenza sentita da tutti i “nodi” della filiera, e che pare davvero indispensabile per evitare uno “shock” dovuto alla fine degli incentivi attuali o ad un loro troppo brusco ridimensionamento.
Di fronte alla consapevolezza di vivere un periodo per molti aspetti straordinario, cresce anche il bisogno di una maggiore integrazione e collaborazione tra tutti gli attori del mercato. Lo ribadisce più volte Maurizio Lo Re, Presidente di ANGAISA, in rappresentanza della distribuzione specializzata ITS. “Cogliere le opportunità del PNRR, ma anche del PNIEC, sarà possibile solo facendo filiera. E quest’ultima deve essere conosciuta e riconosciuta per qualità, servizio, garanzia e consulenza. Il futuro è questo: abbiamo grandi sfide da superare, e attraverso una delle migliori performance degli ultimi anni possiamo guardare ai prossimi anni in maniera più ottimistica. Ma bisogna fare realmente sistema, parlandoci in maniera chiara tra produttori, distribuzione specializzata e installatori”.