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Aziende italiane: nel 2014 calo del 7,4% delle emissioni di CO2

Report EcoWay: Chimica (-10%), Utility (-9%), Calce e Cemento (-6%) e Laterizi (-5%) i settori che registrano le maggiori riduzioni

giovedì 10 dicembre 2015 - Redazione Build News

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Nel 2014 le aziende italiane che partecipano al mercato europeo di scambio delle emissioni di CO2 (Emission Trading Scheme) hanno registrato una diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra pari al 7,4% rispetto al 2013. Il livello di emissioni si riduce dunque di 12 milioni di CO2 ton, passando da 164 a 152 milioni di CO2 e ton.

Il trend di diminuzione prosegue ormai da diversi anni: dal 2005, a parità di numero di aziende sottoposte ad ETS, il calo cumulato è pari a circa - 32,7% per gran parte attribuibile al calo dei livelli di produzione industriale unitamente al crescente contributo delle energie rinnovabili al mix energetico nazionale.

I dati sono contenuti nel “Report emissioni 2014 – 2015” di EcoWay sulle aziende italiane sottoposte al meccanismo europeo dei certificati di emissione ETS.

Stiamo assistendo ad un momento storico - ha dichiarato Guido Busato, Presidente di EcoWay - caratterizzato da incredibili sfide ed opportunità lungo il percorso di uno sviluppo mondiale “low carbon”. L’auspicato raggiungimento di un accordo alla COP21 di Parigi e il pacchetto Clima ed Energia dell’Europa sono due importanti fattori che modificheranno la strategia Europea ed italiana di riduzione delle emissioni. L’Europa si è formalmente impegnata a ridurre le emissioni di gas effetto serra almeno del 40% entro il 2030 ed ha confermato il target di riduzione dell’ 80% entro il 2050. L’auspicio è che questi obiettivi vengano perseguiti nel modo economicamente più vantaggioso per la collettività. Per la prima volta in vista di una COP, la maggioranza dei Paesi coinvolti ha inviato preventivamente all’UNFCC un programma d’impegni dichiarando gli obiettivi politici nazionali per la riduzione delle emissioni di GHG. Occorre la delineazione di una strategia comune concreta che possa consentire ai singoli stati, come alla comunità internazionale, di raggiungere gli obiettivi auspicati. L’accordo dovrà essere vincolante al punto da poter funzionare come stimolo alla generazione progressiva di investimenti verso la green economy per oltre 90 trilioni di $ da qui al 2050.

A fronte di una riduzione di emissioni di gas a effetto serra, per la prima volta dal 2008, in Italia il rapporto tra emissioni e permessi ad emettere si è invertito. Le emissioni generate nel 2014 sono state superiori del 4% alla somma di permessi assegnati gratuitamente e tramite asta nell’anno.

Questa importante inversione di tendenza è dovuta certamente ad interventi tecnici da parte delle istituzioni europee di adeguamento dei meccanismi (es. c.d. “backloading” e “coefficiente riduzione lineare”) così come a primi effetti di ripresa produttiva.

I SETTORI INDUSTRIALI - VARIAZIONE DELLE EMISSIONI E DISTRIBUZIONE. Il settore della Chimica registra la maggiore riduzione di emissioni rispetto al 2013, pari a -10%. Subito dopo il settore delle Utility segna -9%: la bassa domanda di energia ed il contributo delle rinnovabili hanno generato negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento dell’attività di quasi tutti gli impianti e in alcuni casi hanno portato al fermo totale.

Il calo di emissioni nei settori Calce e Cemento e Laterizi, rispettivamente -6% e -5% conferma la perdurante contrazione dell’attività nell’industria delle costruzioni.

L’unico settore che segna un incremento del livello di emissioni è quello Alimentare, con un incremento del 9% anche nonostante dell’uscita di 4 impianti dallo schema.

Nel 2014, i primi 20 gruppi societari per emissioni verificate nel 2014, che controllano 225 impianti, sono responsabili per oltre il 75% delle emissioni coperte da ETS e sono distribuiti tra i settori Utility, Raffinazione, Metallurgico, Cemento e Chimica.

Gli impianti di produzione di energia appartenenti alla categoria “Utility” e che fanno capo a circa 80 gruppi societari, sono stati responsabili per oltre il 54% delle emissioni di GHG totali. Gli impianti di raffinazione (38), contribuiscono invece per il 15% delle emissioni complessive.

Il settore della Calce e del Cemento si colloca al terzo posto con il 10% delle emissioni contabilizzate in ETS, a seguire il settore della Metallurgia con l’8%, il settore della chimica con il 4%, il settore della carta con il 3%, i settori della Ceramica e Laterizi e del Vetro, ciascuno con il 2% ed il settore Alimentare con l’1%.

GEOGRAFIA ITALIANA DELLE EMISSIONI. Le prime 10 regioni per livello di emissioni sono responsabili per oltre l’89% delle emissioni nazionali. La Puglia continua a essere la regione d’Italia con il numero più elevato di emissioni di CO2 21,2% del totale nazionale, con un aumento del 3,4% rispetto al 2013. Lombardia e Sicilia si confermano rispettivamente al secondo (13,7%) e terzo posto (12,0%).

Puglia e Lombardia presentano una differenza strutturale importante: mentre la Puglia si caratterizza per la presenza di pochi impianti e di grandi dimensioni (sono in totale 40 gli impianti pugliesi in ETS), la Lombardia presenta il più elevato numero di impianti sottoposti ad ETS del Paese, 216, la maggior parte dei quali di piccole e medie dimensioni.

Puglia e Lazio sono le uniche Regioni che tra 2013 e 2014 segnano un aumento di emissioni di CO2 rispettivamente +3.4% e +4.8%, nonostante l’interruzione di attività di 5 impianti. Mentre tutte le altre Regioni italiane vedono una contrazione tra il 3.7% ed il 34.2%.

SCENARIO INTERNAZIONALE. Tra il 2014 ed il 2015 a livello internazionale continuano a diffondersi strumenti di emission trading per la gestione delle politiche di controllo ai cambiamenti climatici. Ad oggi sono 40 Stati e più di 20 tra città e regioni su scala globale che hanno applicato un prezzo alle emissioni di GHG (greenhouse gas) o che lo stanno per applicare.

Il modello europeo è diventato ormai un riferimento anche per molti Paesi extraeuropei tra cui ad esempio: Canada e Usa (manca ancora uno schema nazionale di pricing della CO2, ma in entrambi si sono consolidati schemi ETS regionali), Cile (dal 2017 etra in vigore una carbon tax da applicare a tutti gli impianti con una capacità termica superiore a 50MW), Kazakhistan (dal 2014 è pienamente operativo il sistema ETS nazionale), Nuova Zelanda (ha uno schema ETS che sarà rivisto e migliorato entro la fine del 2015), Korea del Sud (il 1 gennaio 2015 è entrato in vigore lo schema ETS che copre 25 settori).

Si segnala infine che anche se l’ETS europeo rimane ancora il più grande schema internazionale della CO2, coprendo in totale quasi 2GtCO2e a breve il primato passerà alla Cina. In particolare la Cina, che nel 2013 ha iniziato il percorso verso lo schema ETS nazionale inaugurando 5 schemi ETS pilota, nel 2014 ha aggiunto altri due schemi pilota anche alla luce dell’implementazione di uno schema ETS che dovrebbe essere lanciato a fine 2016 ed essere pienamente operativo dal 2019.

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