La Strategia italiana per la banda ultralarga elaborata da AgID
(Agenzia per l’Italia Digitale) non è ancora operativa. Molteplici
sono i nodi da sciogliere, comprese le frizioni tra gli operatori di
telecomunicazioni, la Cassa Depositi e Prestiti e le aziende
partecipate dallo Stato.
I Motivi dell'attesa
Nei mesi scorsi era atteso un decreto da parte del Governo, poi ritirato. La questione è rallentata dal fatto che ad oggi la rete telefonica è di proprietà di un azienda privata, Telecom, controllata da Vivendi, media company globale. Trasformare quella rete, privata, affinché raggiunga il massimo per la connettività in banda larga consentita dalla tecnologia del doppino di rame, richiederebbe un investimento di 6-7 miliardi di euro. Si è pensato ad una privatizzazione, poi ad una rete parallela di Enel, adesso ci sarebbero invece trattative in corso tra Enel e gli operatori telefonici per condividere le spese di sostituzione dei contatori dell'energia elettrica e contestualmente portare nelle case la banda larga in fibra. Per gli operatori telefonici è un significativo risparmio, visto che già autonomamente stanno cablando le grandi città. Ma il problema risiede nelle aree del Paese a minore densità abitativa o in quelle a ridotta redditività per l'investitore.
Se a livello governativo si è giunti ad un momenti di “riflessione”, le Regioni, strette dai tempi dei piani per l'allocazione dei fondi strutturali europei hanno inoltrato all'esecutivo le proprie osservazioni.
Confrontando i dati ufficiali sulla rete italiana e quella europea, scopriamo che ad oggi il 96,9% della popolazione ha accesso alla banda da 2-20MB (in Europa è il 97%), il 22,3% è in grado di usufruire della banda da 30 MB (64% in Europa) e solo il 2,4% ha accesso alla banda da 100 MB (6% in Europa). L'obiettivo per il 2020 è quello di arrivare al 100% di copertura con i 30MB e almeno al 50% con i 100 MB.
E' chiaro che rispetto ad alcuni anni addietro il problema non è più l'accesso alla rete, ma l'accesso ad una velocità sufficiente a poter fruire dei servizi delle possibilità offerte dal web.
La strategia delle regioni
La Conferenza delle Regioni ha approvato il 30 luglio un documento di osservazione alla strategia per la Banda ultralarga nella programmazione dei fondi strutturali 2014-20 elaborato dalla Commissione speciale Agenda Digital di cui il Friuli Venezia Giulia e' capofila.
Il piano del Governo varato a marzo aveva previsto delle tempistiche di realizzazione che sono collegate con l'utilizzo dei fondi europei FESR, FEASR e di Coesione che nel frattempo sono stati previsti nei Piani Operativi Regionali condivisi con la Commissione europea. "Il ritardo nell'implementazione del piano, che era previsto a partire gia' dal 2015, comporterebbe - segnalano le Regioni - conseguenze negative per il raggiungimento degli obiettivi". Il documento approvato rimarca, inoltre, "l'impossibilita' di fare confluire i fondi su un unico fondo nazionale sia per motivi amministrativi che per la diversità delle azioni e dei meccanismi di intervento che ogni Ente ha scelto e concertato, tenendo conto delle peculiarita' tecniche, orografiche e imprenditoriali del territorio".
Le Regioni e le Province Autonome pongono quindi come punto di attenzione "la necessità di un coordinamento nazionale per indirizzare soluzioni il piu' possibile omogenee" e richiedono "la partecipazione di propri rappresentanti in seno al Comitato per la diffusione della Banda ultralarga, nel quale attualmente è prevista la sola partecipazione del governo (Presidenza del Consiglio e MiSE) e di enti nazionali (Agid, Infratel Italia e Agenzia per la Coesione)".
Infine, tra le priorità di azione strategica il sistema degli enti locali e delle Regioni ha indicato quella "di garantire connettività ai plessi scolastici di ogni ordine e grado".
LA DIFFUSIONE DELLA BANDA ULTRALARGA IN ITALIA – REGIONE PER REGIONE. Se sulla banda larga le cose stanno lentamente migliorando e il confronto con l'Europa è sostenibile, quando si analizza la copertura della banda ultralarga in Italia si nota subito quanto ancora il nostro paese sia arretrato.
La media della copertura per la banda ultralarga a 30 Mbps in Italia è nel 2014 al 22,3%. La regione più “coperta” è il Lazio con il 38,3%, ma anche Liguria ed Emilia Romagna superano il 30% di copertura. Dall'analisi si nota come alcune regioni non siano ancora per nulla raggiunte da tecnologie che permettono di raggiungere i 30 Mbps di velocità di connessione: in Molise, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, infatti, non sono disponibili servizi di accesso a Internet a 30 Mbps, stando ai dati di Infratel Italia. Il confronto con la media europea è piuttosto impietoso: se in Italia soltanto il 22,3% della popolazione può fruire di connessioni a 30 Mbps, in Europa la percentuale è invece pari al 64%.
SosTariffe.it ha inoltre messo a confronto i dati disponibili al 30 giugno 2014 con quelli registrati al 31 dicembre 2013 con riferimento alla percentuale di popolazione raggiunta da servizi di accesso a banda ultralarga a 30 Mbps. Questa volta l'analisi è stata eseguita su cinque macroaree geografiche:
Nord Ovest: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia;
Nord Est: Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna;
Centro: Marche, Toscana, Umbria, Lazio;
Sud: Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria;
Isole: Sicilia, Sardegna
L'aumento maggiore di copertura si è registrato nelle regioni centrali, ove, in sei mesi, si è passati dal 10,6% di popolazione raggiunta dai 30 Mbps al 29,52%, con una variazione del 18,92%. Anche le Isole, Sicilia e Sardegna, hanno registrato un discreto aumento: dal 7,9% al 20,9% con una variazione del 13,1%. In Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, invece, l'aumento di copertura per la banda ultra larga si è attestato al 12,6%, mentre per le regioni del Sud la variazione ha sfiorato il 12%. In termini di aumento di copertura, fanalino di coda in classifica sono le regioni del Nord Italia, con una variazione del 7,8%.