Il piano nazionale italiano per la banda larga ad alta velocità 2016 - 2020, con un bilancio da circa 4 miliardi di euro, è in linea con le norme dell'Unione in materia di aiuti di Stato.
Lo ha stabilito la Commissione europea che ha rilevato che la strategia dell'Italia:
- comporterà la spesa di denaro pubblico per aree poco servite senza escludere gli investimenti privati. Sarà previsto un sostegno solo per le aree in cui attualmente non esiste alcun accesso alle reti di nuova generazione, vale a dire le reti che possono garantire velocità superiori a 30 Mbps, o in cui non ne è prevista la realizzazione nei prossimi tre anni (le cosiddette "aree bianche"). Per individuare queste aree, l'Italia ha effettuato una mappatura dettagliata e una consultazione pubblica;
- promuoverà l'utilizzo delle infrastrutture esistenti creando una base di dati con le informazioni pertinenti che non si limiterà alle infrastrutture della comunicazione e, incoraggiando gli offerenti a utilizzare le reti esistenti il più possibile, minimizzerà l'uso di fondi statali;
- stimolerà la concorrenza tra operatori e al livello del mercato al dettaglio. L'obiettivo è garantire che la nuova infrastruttura sia aperta a tutti gli operatori interessati, a vantaggio della concorrenza e dei consumatori. L'Italia ha espresso il proprio accordo a creare punti di interconnessione neutrali invece che collegare semplicemente le nuove reti di accesso alle infrastrutture già esistenti degli operatori storici. In questo modo, tutti gli operatori dovrebbero poter raggiungere le nuove infrastrutture di accesso in condizioni di parità;
- comporterà la concessione di aiuti di Stato mediante gare di appalto aperte conformi alla normativa italiana e dell'Unione in materia di appalti pubblici e rispettose del principio della neutralità tecnologica. In altre parole, l'aiuto non sarà assegnato ad una particolare tecnologia, ma le gare d'appalto stabiliranno i criteri qualitativi in considerazione delle caratteristiche del progetto.
“Ringrazio il commissario Vestager per la collaborazione, l’apprezzamento e il via libera al Piano banda ultralarga dell’Italia. Il piano rappresenta “uno dei più importanti processi di modernizzazione economica della storia della repubblica”, per citare il presidente dell’Antitrust Pitruzzella”.
Questo il commento del sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli.
“Dopo vent’anni – sottolinea Giacomelli - il paese tornerà ad avere una rete pubblica nelle aree bianche. Sbaglia chi pensa che le aree bianche siano poco interessanti dal punto di vista economico. Non stiamo parlando di un’Italia residuale, ma di 7300 comuni italiani su 8mila e 13 milioni di cittadini. Per capirci più del 70 per cento delle imprese lombarde si trova in aree a fallimento di mercato. L’Istat ha parlato di benefici in termini di produttività dal 7 al 23 per cento a seconda delle regioni e dei settori”.
“L’infrastruttura pubblica – ha aggiunto il sottosegretario - deve garantire investimenti adeguati e un’effettiva parità di condizioni ai privati perché possano offrire in concorrenza i propri servizi sulla rete e, soprattutto, deve assicurare stessi potenziali livelli di connettività a tutti gli italiani, a quelli delle città e a quelli delle campagne, al Nord come al Sud, ai giovani e ai più vecchi. Evitare, insomma, un’Italia che viaggia su Internet a due velocità”.