Le spese per le forniture di energia elettrica e gas costituiscono una voce rilevante nel bilancio dei Comuni. Nel 2022 rappresentavano complessivamente circa l’11 per cento della spesa per l’acquisto per beni e servizi.
Ridurre l’onere di questa componente potrebbe, nel medio periodo, avere effetti positivi sull’erogazione dei servizi alla cittadinanza o sulla pressione fiscale (consentendone una riduzione, nei limiti dell’autonomia impositiva dei Comuni). Per queste ragioni è utile valutare se vi siano margini per un efficientamento strutturale della spesa, attraverso una diversa gestione del procurement da parte dei Comuni.
Il paper “Centralizzazione degli acquisti e spesa energetica: il caso dei Comuni italiani”, pubblicato dalla Banca d'Italia, intende apportare elementi utili alla suddetta valutazione, fornendo alcune evidenze empiriche sul nesso tra le modalità di procurement e il costo delle forniture energetiche dei Comuni.
Le Amministrazioni pubbliche italiane sono tenute ad acquistare energia elettrica e gas attraverso convenzioni o accordi quadro della Consip e delle centrali di committenza regionali; possono agire in modo autonomo nel caso in cui ottengano condizioni più vantaggiose.
Risparmio del 20% con l’acquisto centralizzato di energia elettrica
“L’utilizzo delle informazioni contenute nei singoli ordinativi di pagamento trasmessi in Siope+”, si legge nello studio “ha consentito di approfondire la relazione tra la modalità di procurement adottata dai Comuni e il livello della spesa pro capite. L’analisi econometrica mostra che per la fornitura di energia elettrica l’acquisto centralizzato – tramite Consip o centrali di committenza regionali – è associato a un risparmio rispetto all’acquisto in autonomia stimato in 9 euro annui pro capite, ossia il 20 per cento della spesa media annua. Nel caso del gas, l’acquisto centralizzato è associato a un risparmio per i soli Comuni del Mezzogiorno (2 euro annui pro capite, l’11 per cento della spesa media annua). Tali evidenze suggeriscono che quanto illustrato dal MEF nell’ultima rilevazione sui prezzi d’acquisto delle AP sia attribuibile almeno in parte agli acquisti decentrati; confermano altresì l’efficacia dei meccanismi di centralizzazione del procurement, in linea con la letteratura di riferimento, che sulla base di valutazioni sia teoriche, sia empiriche, riconosce un ruolo di efficientamento della spesa ai Central Purchasing Bodies. Vi sarebbero quindi potenziali margini per una riduzione della spesa legati al proseguire della crescita nel tasso di adesione a tali meccanismi. Allo stesso tempo, i risultati indicherebbero una non completa efficacia della normativa introdotta dalla spending review in materia (che vincola l’acquisto in autonomia al conseguimento di un risparmio), confermando un fenomeno già ravvisato in letteratura, ossia la resistenza di una parte delle Amministrazioni pubbliche ai meccanismi di centralizzazione degli acquisti”.