Già a partire dalla fine degli anni Sessanta, l'Italia ha iniziato a prestare attenzione al complesso tema dell’accessibilità attraverso una serie di provvedimenti legislativi finalizzati al superamento delle barriere architettoniche e alla progettazione accessibile. Tuttavia, la prima legge di raccordo, recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici e spazi pubblici, si è avuta con l’emanazione del DPR n. 503 del 24/07/1996.
Un paragrafo del Rapporto annuale 2018 dell'Istat - analizza l’accessibilità delle scuole del primo ciclo (le scuole del primo ciclo sono tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado) da due punti di vista: spazi accessibili (barriere fisiche e senso-percettive) e didattica accessibile (presenza di tecnologia e di un supporto didattico adeguato).
In Italia le scuole del primo ciclo sono circa 26 mila; tra queste, soltanto il 34 per cento risulta accessibile dal punto di vista delle barriere architettoniche fisiche (le scuole definite accessibili dal punto di vista delle barriere architettoniche fisiche sono quelle che dichiarano la presenza di scale, ascensori, rampe, servoscala e servizi igienici a norma ai sensi del DPR n. 503 del 24/07/1996) con percentuali che vanno da circa il 40 per cento nelle scuole del Nord al 26 per cento nel Mezzogiorno.
L’analisi a livello provinciale fa emergere situazioni differenziate all’interno delle ripartizioni. Tra le province più virtuose vi sono Bergamo e Bologna, con più della metà delle scuole con caratteristiche di accessibilità. Verbano-Cusio-Ossola e Belluno, invece, si distinguono per un basso livello di accessibilità (15 e 16 per cento, rispettivamente). Nel Mezzogiorno, Oristano e Barletta-Andria-Trani mostrano valori decisamente più elevati della media nazionale (rispettivamente 52 e 48 per cento).
Le scuole non completamente accessibili dal punto di vista strutturale hanno caratteristiche molto diverse tra loro. In circa la metà dei casi la carenza di accessibilità è dovuta alla mancanza di un ascensore a norma, del servoscala o della rampa. Meno frequenti sono le scuole che dichiarano l’assenza di servizi igienici o di scale o porte a norma per le persone con disabilità.
Il problema dell’accessibilità si accentua se si considera la presenza di barriere sensoriali. In Italia solo un quinto delle scuole del primo ciclo dichiara di possedere facilitatori senso-percettivi (vengono considerate “scuole accessibili dal punto di vista senso-percettivo” le scuole che dichiarano di possedere almeno un facilitatore sensoriale tra i seguenti: segnali acustici per non vedenti; segnalazioni visive per sordi/non udenti; mappe a rilievo e percorsi tattili) volti a favorire, all’interno della scuola, la mobilità di alunni con disabilità sensoriale. A livello territoriale si delinea un quadro differenziato: la quota di scuole che dichiara di avere ausili sensoriali varia dal 24 per cento delle regioni del Nord al 13 per cento di quelle del Mezzogiorno.
Si distinguono le province di Pordenone, Cremona, Forlì-Cesena e Vercelli, con valori sempre superiori al 37 per cento. All’interno delle diverse ripartizioni il quadro provinciale risulta abbastanza omogeneo. Tuttavia, si discostano dall’andamento medio, in negativo, le province di Piacenza, Verbano-Cusio-Ossola e Rieti, con percentuali di scuole accessibili sempre inferiori all’8 per cento; in positivo, la provincia di Perugia, con una quota del 28 per cento, e quella di Trapani (29 per cento).