La terza commissione permanente del Consiglio regionale della Basilicata, presieduta da Piergiorgio Quarto (Basilicata positiva) ha approvato il 5 gennaio scorso a maggioranza, con il voto favorevole di Acito, Bellettieri, Quarto, Sileo, Aliandro e Cifarelli e l’astensione di Carlucci e Braia, una proposta di legge che unifica rispettivamente la n.60 del 2020, d’iniziativa dei consiglieri di Forza Italia Acito, Bellettieri e Piro, su “Modifiche alla legge regionale n.8 del 26 aprile 2012 – Disposizioni in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, la n. 59 del 2020 a firma dei consiglieri di Forza Italia Acito, Bellettieri e Piro su “Modifica alla legge regionale n.1 del 19 gennaio 2010 – Norme in materia di energia e Piano di indirizzo energetico ambientale regionale – D.Lgs 3 aprile 2006, n.152, legge regionale n.9/2007 e successive modifiche e integrazioni” e la n. 73 'Modifiche alla appendice A del P.i.e.a.r. (Piano di indirizzo energetico ambientale regionale) approvato con l. r. 19 gennaio 2010 n. 1 di iniziativa del consigliere Gianuario Aliandro (Lega).
La prima aveva come obiettivo quello di dare contezza dell’effettivo raggiungimento delle soglie previste nel Piear circa la potenza di energia prodotta da fonti rinnovabili dalla regione Basilicata senza incidere sulle autorizzazioni ancora da approvare.
La seconda quello di contemperare l’esigenza di limitare l’impatto ambientale costituito dall’impegno di notevoli porzioni del territorio regionale per impianti di fotovoltaico con quella di incentivare l’utilizzo delle Fonti di energie rinnovabili (Fer). Per tale motivo è apparso opportuno procedere a ridimensionare il criterio già previsto dalla normativa per razionalizzare la realizzazione di impianti fotovoltaici e per contenerne l’impatto. Gli impianti di notevoli estensioni rischiano di produrre degli impatti negativi indiretti sulle componenti ambientali, ad esempio, la parcellizzazione del paesaggio rurale, il quale, invece, dovrebbe essere salvaguardato e valorizzato nei suoi elementi di identità e di equilibrio; l’occupazione di suoli a media-alta fertilità, per un vincolo temporale molto lungo, con conseguente modifica del microclima sottostante i pannelli fotovoltaici; l’eliminazione e la degradazione del manto vegetale preesistente nei casi di installazioni giacenti su aree naturali, subnaturali o seminaturali, con possibili inneschi di fenomeni locali di dissesto idrogeologico per l’assenza di qualsiasi manutenzione sotto i pannelli. Gli impianti di dimensioni troppo grandi risultano essere poco opportuni anche nel caso di territorio industriale nell’ottica di salvaguardare l’originaria funzione dei lotti liberi appartenenti alle aree industriali, cioè quella di localizzare attività in grado di generare sviluppo e occupazione. Detti impianti, infatti, non garantiscono un’adeguata crescita occupazionale in rapporto alla dimensione delle aree necessarie per la localizzazione.
La terza infine si proponeva di rendere la produzione di energia elettrica regionale maggiormente efficiente, attraverso l'adeguamento dei requisiti minimi previsti per la costruzione e l'esercizio di impianti eolici alla convenienza economica dell'impianto stesso, che fa affidamento principalmente sulla disponibilità del potenziale di vento e sul rendimento di una turbina eolica ed evitando così il divario tra installato e produzioni effettive.
Tra le modifiche apportate al Piano di indirizzo energetico regionale (Piear), appendice A) nella parte in cui si parla dei requisiti tecnici minimi, viene stabilito che, fermo restante quanto previsto dalla l.r. 54/2015, potenza massima dell'impianto non superiore a 3 MW, la potenza massima dell'impianto potrà essere aumentata del 20 per cento qualora i progetti comprendano interventi a supporto dello sviluppo locale, commisurati all'entità del progetto, ed in grado di concorrere, nel loro complesso, agli obiettivi del Piear. La Giunta regionale, al riguardo, provvederà a definire le tipologie, le condizioni, la congruità e le modalità di valutazione e attuazione degli interventi di sviluppo locale.
Per i "requisiti anemologici" dell'Appendice A) del Piear le parole "della durata di almeno un anno" sono sostituite con "della durata di almeno tre anni". Inoltre viene aggiunta la frase “Periodo di rilevazione di 3 anni di dati validi e consecutivi - è ammessa una perdita di dati pari al l0 per cento del totale - che non risalgano a più di 5 anni precedenti alla presentazione dell'istanza. Qualora i dati a disposizione siano relativi ad un periodo di tempo inferiore a 3 anni, ma comunque superiore a 30 mesi, è facoltà del richiedente adottare una delle due strategie seguenti: considerare il periodo mancante alla stregua di un periodo di calma ed includere tale periodo nel calcolo dell'energia prodotta; integrare i dati mancanti con rilevazioni effettuate tramite torre anemometrica, fino al raggiungimento di misurazioni che per un periodo consecutivo di un anno presentino una perdita di dati non superiore al l0 per cento del totale. Qualora i dati mancanti fossero in numero maggiore di 3 mesi il monitoraggio dovrà estendersi per il periodo necessario ad ottenere dati validi per ognuno dei mesi dell’anno solare.
LA LETTERA DI ITALIA SOLARE. L'associazione Italia Solare ha scritto una lettera alla Regione Basilicata per proporre una modifica della proposta di legge regionale in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili:
Gentile Presidente,
abbiamo appreso della proposta di legge approvata il 5 gennaio 2021 dalla terza Commissione consiliare, inerente alcuni aspetti relativi alla normativa regionale in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Riteniamo che tale proposta di legge presenti profili di criticità in diversi aspetti, ponendosi in antitesi con lo sviluppo delle energie rinnovabili auspicato dalla legislazione europea e nazionale.
In particolare, riteniamo che la limitazione di capacità installabile di 3 MWp inserita nella proposta di legge costituisca un freno all’installazione di fonti rinnovabili nel territorio.
La Basilicata, così come il resto delle regioni, necessita di una definizione chiara e puntuale delle aree idonee e delle aree inidonee per le rinnovabili più che limiti di potenza individuali. Il rischio per la vostra regione è di approvare normative che costituiscano un blocco allo sviluppo delle rinnovabili, favorendo la diffusione degli impianti a fonte fossile in controtendenza rispetto al PNIEC.
Ci pare altrettanto inspiegabile che la medesima limitazione si applichi anche alle aree industriali, senza distinzione delle peculiarità delle aree industriali. Altre regioni hanno legiferato (Sardegna e Abruzzo ad esempio) limitando le aree destinabili a rinnovabili come percentuale della medesima area industriale (con un limite intorno al 40% del totale dell’area industriale), pur ammettendo comunque la possibilità di derogare a tale limite.
Inoltre, riteniamo che la norma in oggetto debba essere tutelante per le iniziative in corso, preservando gli investimenti fatti sino ad ora per quei progetti che hanno presentato la richiesta autorizzativa (e in molti casi sono in attesa da molti mesi di riscontro).
Auspichiamo peraltro anche una decisa accelerazione sui tempi autorizzativi: gli iter oggi risultano tutti bloccati senza una giustificazione reale rallentando la transizione energetica e creando ingenti danni agli investimenti privati. Occorre definire e rispettare tempi certi per gli iter autorizzativi degli impianti a fonte rinnovabile.
Desideriamo infine evidenziare che le realizzazioni fotovoltaiche a terra possono rappresentare una grande opportunità anche per il settore agricolo, in quanto è ormai consolidato che fotovoltaico e attività agricola, oltre che pastorizia, possono assolutamente coesistere. Innumerevoli sono gli esempi virtuosi, in Italia e all’estero. E’ infatti possibile proseguire l’attività agricola tra le file dei moduli fotovoltaici, come pure è possibile e anzi pure conveniente, delegare alle pecore il taglio dell’erba delle aree in cui sono installati i moduli fotovoltaici. Il settore agricolo potrebbe beneficiare in modo consistente degli investimenti messi a disposizione da investitori italiani e stranieri. Serve però il supporto deciso dell’amministrazione pubblica, sia dal punto di vista informativo che regolatorio.
A tal proposito, a supporto della concretezza della virtuosa collaborazione tra fotovoltaico, agricoltura e ambiente, alleghiamo la lettera che abbiamo spedito l’anno scorso alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri preposti sottoscritta oltre che da ITALIA SOLARE anche dalle principali associazioni ambientaliste italiane: Greenpeace, Legambiente e WWF. E’ la prova che non siamo di fronte a un tentativo di speculazione, ma a una strada seria, forse unica, per realizzare la vera decarbonizzazione del sistema energetico, ormai non più prorogabile.
Pertanto vi invitiamo a un ripensamento della Proposta di Legge e siamo disponibili a un confronto costruttivo in merito.
Grazie e buon lavoro.
Cordiali saluti,
Paolo Rocco Viscontini
Presidente ITALIA SOLARE