Architettura come risposta sociale
Vorremmo imparare- ha spiegato Aravena- da quelle architetture che, nonostante la scarsità di mezzi, esaltano ciò che è disponibile invece di protestare per ciò che manca. Vorremmo capire quali strumenti di progettazione servono per sovvertire le forze che privilegiano l’interesse individuale sul bene collettivo, riducendo il Noi a un semplice Io. Vorremmo venire al corrente di casi che resistono al riduzionismo e all’eccessiva semplificazione e che non rinunciano alla missione dell’architettura di penetrare il mistero della condizione umana. Ciò che ci interessa è capire in che modo l’architettura possa introdurre una nozione più ampia di guadagno: la progettazione come valore aggiunto e non come costo aggiuntivo o l’architettura come scorciatoia verso l’equità.
La 15. Mostra Internazionale di Architettura si concentrerà e imparerà- sempre secondo gli obiettivi di Aravena- dalle architetture che, bilanciando intelligenza e intuizione, sono in grado di scostarsi dallo status quo. Come? Il curatore ha già iniziato i primi contatti con professionisti e committenti dei diversi Paesi del mondo per “presentare degli esempi che, nonostante le difficoltà (o forse anche grazie a esse), invece di esprimere rassegnazione e amarezza, propongano e realizzino qualcosa.” Come quel 'qualcosa' che Aravena ha realizzato nelle aree povere del Cile e a cui deve la sua fama, il progetto Elemental (foto): case sociali a basso costo, dotate di uno spazio minimo ma flessibile, espandibile e riprogettabile in base alle esigenze.
Bando all'architettura da mainstream
Ottismismo, quindi, e volontà di agire. E anche di ridurre lo scollamento tra architettura e società civile, come nelle intenzioni del presidente della Biennale, Paolo Baratta, che con questa motivazione aveva illustrato la scelta di un curatore lontano dal mainstream. E potenzialmente in grado di tramutare il terreno su cui l'architettura si muove in luogo di incontro, dove nascano risposte alle domande della società civile. “Alejandro Aravena- ha concluso Baratta nel suo intervento- ci porta faccia a faccia con il luogo della battaglia per mostrarci "che si può, combattendo per affermare domande più chiare e per tenerle presenti nel modulare l’offerta, ottenere risultati nei quali l’architettura fa la differenza.”