Bioedilizia

Biomasse legnose per riscaldamento, studio Enea: effetti dannosi per ambiente e salute

In tutti gli scenari al 2030 considerati da ENEA, le riduzioni di emissioni sono inferiori laddove aumenta l’uso della biomassa nel settore residenziale

mercoledì 11 novembre 2015 - Redazione Build News

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L’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento residenziale, a causa delle emissioni di particolato (PM 2.5), incrementa l’inquinamento atmosferico e provoca danni alla salute.

Per questo motivo, le politiche di sostegno alle biomasse per uso residenziale vanno condizionate all’uso delle più efficienti tecnologie disponibili, gli standard emissivi delle tecnologie incentivabili devono diventare più rigorosi e le politiche di incentivi vanno rimodulate tenendo conto degli impatti negativi sulla salute provocati dalle emissioni di inquinanti atmosferici come il particolato.

E’ quanto sostiene uno studio Enea “Gli impatti energetici e ambientali dei combustibili nel settore residenziale”, presentato oggi in un evento promosso a Roma da Assogasliquidi e Anigas, le associazioni rappresentative dei settori gas naturale e liquefatto.

Gli aspetti sanitari sono stati evidenziati dallo Studio del Centro Controllo Malattie del Ministero della Salute, VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute).

ANALISI SULLA QUALITÀ DELL’ARIA. Lo Studio ENEA parte da recenti analisi sulla qualità dell’aria che, in alcune zone del Paese, evidenziano una presenza di inquinanti atmosferici e composti tossici elevata, nonostante l’adozione di norme europee sulle emissioni di impianti industriali e autoveicoli. Tutti gli scenari energetici considerati da ENEA - vale a dire quello “di riferimento” a legislazione vigente, quello “a biomassa costante”, ossia con consumo di biomasse non superiore alle stime Istat del 2014 (circa 19 Mton di biomasse legnose) e quello “decarbonizzazione 2030” in linea con gli obiettivi europei su energia e clima al 2030 - mostrano che le emissioni complessive di inquinanti, come il particolato primario, si riducono al 2030 per effetto del miglioramento delle tecnologie adottate, ma le riduzioni sono minori laddove si ha un aumento dell’utilizzo di biomassa nel settore residenziale.

Il maggior ricorso alle biomasse nel settore civile non riduce dunque le emissioni di particolato altrettanto rapidamente che in altri, in particolare del trasporto stradale. Infatti, le biomasse producono oltre il 99% delle emissioni di particolato del settore civile.

LE CONCLUSIONI DELLO STUDIO ENEA. Le conclusioni dello studio ENEA possono essere così sintetizzate:

- In un’ottica di sostenibilità più ampia, le politiche di sostegno alle biomasse in funzione della decarbonizzazione andrebbero condizionate all’uso delle migliori e più efficienti tecnologie disponibili.

- Gli standard emissivi delle tecnologie incentivabili dovrebbero diventare più rigorosi.

- Potrebbero essere più utili incentivi indiretti, come quelli per la ricerca e l’innovazione su sistemi di abbattimento del particolato più efficaci e a basso costo.

- Qualora si adottasse un’ottica di tasse ambientali per compensare le esternalità prodotte dalle varie fonti energetiche, le tasse dovrebbero essere rimodulate tenendo conto degli impatti negativi sulla salute provocati dalle emissioni di inquinanti atmosferici come il particolato, oltre che degli impatti sul clima prodotti dalle emissioni di anidride carbonica.

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