L’ultima pubblicazione del Bioenergy Europe Statistical Report 2019 ha focalizzato l’attenzione sul tema di Biomass For Heat.
Sotto la sigla H&C (Heating and Cooling) si concentra circa la metà dell’energia finale consumata in Europa (49,5 per cento nella EU28). “È qui – precisano gli esperti di Bioenergy Europe – che occorre concentrare gli sforzi in termini di decarbonizzazione”.
In Italia la quota mercato dei consumi finali a carico di H&C è pari al 49,1 per cento del totale. Si arriva al 60 per cento in Ungheria, in Olanda al 60,1, in Svezia al 43,8 per cento, in Danimarca al 55,2 per cento, in Germania al 54,1. Le fonti fossili – sempre nell’Europa a 28 – coprono il 79,4 per cento della domanda, il bioheat arriva al 16,9 per cento, le altre rinnovabili generano un apporto pari solo al 2,6 per cento (c’è anche un residuale 1,1 per cento di altre non rinnovabili). Limitatamente all’uso delle biomasse, a livello Europeo spiccano – tra gli altri – la Finlandia, che copre il 54,8 per cento dei consumi per H&C grazie a questa fonte rinnovabile, la Lettonia con il 46,5, la Lituania con il 54,6. La Svezia svetta addirittura al 69,1 per cento.
Considerando quel 3 per cento scarso di “altre rinnovabili”, la quota più determinante è quella delle pompe di calore (tecnologia che ha avuto negli ultimi dieci anni i più elevati tassi di sviluppo, con un moltiplicatore pari a un fattore 3), seguite dal solare termico e dal geotermico.
Nello specifico del teleriscaldamento, lo studio indica una permanente eccessiva dipendenza degli impianti di district heating alimentati dalle fonti fossili, se pure si sia assistito negli ultimi anni a un forte decremento della componente solida e liquida a favore del gas naturale. A fine 2017 le rinnovabili rappresentavano il 26 per cento dell’energia distribuita, e di queste il 96 per cento erano classificate come bioenergie. La biomassa solida rappresenta la quota parte principale, cresciuta di tre volte dal 2000 ad oggi.
“La revisione della Renewable Energy Directive promuove l’uso efficiente delle rinnovabili nel teleriscaldamento”, sottolinea il report. “Questo provvedimento dovrebbe spingere ulteriormente verso la transizione del teleriscaldamento verso una quota crescente di fonti rinnovabili”.
È il caso di ricordare, solo a titolo di esempio, che attualmente l’80 per cento del calore distribuito in Polonia ancora viene prodotto a partire dal carbone, mentre le bioenergie hanno una quota parte di soli 4,4 punti percentuali. “Le possibilità di attivare interventi tecnologici di retrofit degli impianti sono dunque ancora elevatissime – conclude lo studio – non solo in Polonia ma anche, ad esempio, in Finlandia, Germania, Repubblica Ceca”.
Bioenergy Europe è una organizzazione no-profit con 30 anni di storia alle spalle che raccoglie le associazioni nazionali di settore e nel complesso rappresenta (indirettamente) gli interessi di oltre 4 mila operatori del settore; non solo imprese ma anche centri di ricerca. (fonte: AIRU)
In allegato la pubblicazione