Si potrà realizzare grazie alla tecnologia “Smart upgrading” sviluppata dai ricercatori del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca che nei giorni scorsi hanno concluso la sperimentazione presso la ex discarica di CEM Ambiente a Cavenago (MB), in seguito a un accordo di collaborazione tra l’azienda e l’Università. Finita la fase sperimentale, ora si parte con la realizzazione di un prototipo di impianto industriale che sarà pronto per l’estate.
“Smart upgrading” è una tecnologia, sperimentata con un piccolo impianto prototipo, che consente il “lavaggio” del biogas ottenuto dalla fermentazione dei rifiuti della ex discarica. Rispetto alle tecnologie tedesche e statunitensi attualmente impiegate in questo campo, ha il vantaggio di lavorare con una sostanza di trasformazione biodegradabile e dal costo contenuto, e di richiedere, per il suo funzionamento, una quantità di energia molto bassa, producedo un gas made in Italy.
La sperimentazione è partita nel mese di aprile del 2014 e oggi ci sono i risultati scientifici, eseguiti per verificare “sul campo” la fattibilità della tecnologia messa a punto in 5 anni di lavoro di laboratorio. Le informazioni ottenute permetteranno ora di realizzare il primo prototipo di impianto industriale, che sarà in grado di produrre biometano dai rifiuti organici con questa nuova tecnologia.
Grazie all’accordo di collaborazione con CEM Ambiente – dice Maurizio Acciarri, professore associato di fisica sperimentale del Dipartimento di Scienza dei Materiali e responsabile del progetto per l’Università di Milano-Bicocca – è stato possibile verificare dal vivo l’efficacia di questa nuova tecnologia su un gas reale, ossia su una miscela di anidride carbonica, metano e altre sostanze che costituiscono normalmente il prodotto ottenuto dalla fermentazione batterica dei rifiuti umidi. Siamo riusciti a mettere a punto la tecnologia “Smart upgrading” grazie alla presenza nel Dipartimento di Scienza dei Materiali di competenze e conoscenze trasversali, da quelle chimiche e fisiche fino a quelle ingegneristiche.
L’impianto pilota lavora attraverso un particolare “lavaggio” del biogas, in grado di trattenere solo le impurezze indesiderate lasciando fluire liberamente il metano pulito. In questo modo si ottiene un gas di qualità paragonabile, se non superiore, al metano che l’Italia acquista dalla Russia e dal Nord Africa.
Si stima che il biometano prodotto dal trattamento di tutti i rifiuti organici e scarti vegetali sarebbe in grado di coprire più del 20% del fabbisogno nazionale con un notevole risparmio per le casse dello Stato. E tutto nel pieno rispetto degli impegni per la riduzione del gas serra.