La posizione di Finco in merito alla bocciatura dell’emendamento Borioli al Codice degli appalti
Dobbiamo ringraziare la Presidenza del Consiglio per la sensibilità dimostrata in occasione del nostro incontro sul tema , che ha contribuito al ritiro dell'emendamento Borioli ed altri. Dopo un iter lunghissimo e complesso, il Parlamento, resistendo alle più disparate “tirate di giacca”, è riuscito a portare la soglia limite dell’”in-house” (cioè la possibilità di dare senza gara lavori pubblici a se stessi, perché di questo si tratta) ad un massimo del 20% (che è già ultroneo rispetto alle regole Comunitarie).
Poi i signori delle autostrade, in perfetto accordo con i Sindacati (o viceversa, è lo stesso), hanno provato ad escludere i lavori di manutenzione dal suddetto tetto. Ed anche questo tentativo è rientrato non senza fatica.
Poi il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiesto “spiegazioni” sull’inizio dell’applicazione di tale nuova disciplina: la vicenda è paradossale. E per fortuna che c’è Anac, sarebbe da dire, che ha risposto chiaramente al singolare dubbio del Ministero delle Infrastrutture circa la decorrenza dell’applicazione del suddetto limite del 20% all’in-house che, secondo il Mit, sarebbe stato applicabile - con lettura iperfavorevole per i Concessionari - alquanto dopo rispetto al vigore della norma 18 aprile 2018, dovendosi per la suddetta data procedere alla semplice presentazione di un piano di adeguamento alla norma medesima.
Con l'approvazione dell'emendamento Borioli, peraltro inserito in un provvedimento "laterale" al tema (nel frattempo , è da notare, il Senatore Gibiino ne ha presentato uno contrario tendente a riportare l'in -house , condivisibilmente , tutto a gara), si sarebbe fatto un grave errore.?
Dobbiamo infatti intenderci una volta per tutte. Vogliamo difendere i lavoratori e le imprese o “quei lavoratori” e “quelle imprese”? Destrutturare un settore dicono gli interroganti?! Ma di che parliamo?
Anni di in-house, quelli sì, hanno destrutturato il mercato, le piccole imprese e le professionalità (sono imprese e lavoratori anche quelli) escluse dalla concorrenza a causa di queste “normative”. Non si capisce - o meglio lo si capisce benissimo - perché i lavori li debbano fare sempre gli stessi: se sono da fare si faranno, ma non è obbligatorio siano eseguiti dalle stesse aziende e dalle stesse maestranze. O non è così?