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Bonus casa, in futuro ci sarà un’aliquota più uniforme?

I bonus che hanno rilanciato il settore dell’edilizia non sono sostenibili in modo strutturale: il MEF lavora su ipotesi correttive in vista della prossima manovra di bilancio

venerdì 8 ottobre 2021 - Redazione Build News

ristrutturazione-casa

“I bonus sono uno strumento importante ma hanno costi importanti che non sono sostenibili alla lunga”. Le parole del ministro dell’Economia Daniele Franco nell’audizione sulla Nadef sono la premessa di un intervento sui bonus per la casa che il Mef starebbe studiando per contenere i costi in vista della prossima legge di bilancio. Il ministro ha evocato il rischio di bolla e ha auspicato un ritorno graduale alla normalità per il settore dell’edilizia, che ora beneficia della spinta fiscale. 

Tra le ipotesi che circolano vi è l’armonizzazione delle percentuali oggi diversificate a seconda dell’intervento oggetto dell’agevolazione: ovvero 50% alle ristrutturazioni, del 65% agli interventi di risparmio energetico, del 90% al rifacimento delle facciate e del 110% alle riqualificazioni energetiche e alla messa in sicurezza degli edifici. 

Si tratterebbe dunque di un allineamento su una percentuale di sconto più sostenibile e uniforme per i conti pubblici, dal momento che le misure oggi in vigore corrispondono a una cifra tra i 15 e 20 miliardi di euro, non sostenibile né strutturalmente né a medio-lungo termine. 

Un’altra ipotesi è quella di concentrare gli aiuti, quindi gli sconti fiscali, per quelli interventi che favoriscono direttamente la transizione ecologica. Quindi per esempio le ristrutturazioni che comportano un risparmio effettivo su riscaldamento ed elettricità e un aumento significativo della classe energetica dell’edificio riducendo l’impatto delle abitazioni sull’ambiente. 

Per ora il ministero sta compiendo un lavoro di simulazioni, ipotesi. Toccherà poi al Cdm e alla maggioranza trovare la soluzione per non scontentare troppo coloro (e sono in tanti) che chiedono un’estensione del superbonus 110% a tutto il 2023. E tutto questo quando non si è ancora concluso il confronto tecnico con Bruxelles su come considerare le cessioni del credito ai fini contabili per il bilancio e per il debito dello Stato. 

Franco Metta

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