I finanzieri del Comando Provinciale di Savona hanno condotto una complessa attività di indagine nel settore dei crediti d’imposta, riconducibili a bonus in materia edilizia ed energetica, con particolare riferimento all’Ecobonus e al Bonus facciate.
Le indagini, coadiuvate con l’Agenzia delle Entrate hanno fatto emergere crediti di imposta inesistenti perché ottenuti tramite l’utilizzo di false fatture per lavori da eseguire o in corso di esecuzione su immobili di proprietà di soggetti residenti nel territorio savonese.
Il Gip, su richiesta della Procura della Repubblica di Savona che ha coordinato le indagini, ha emesso un decreto di sequestro preventivo per un miliardo di euro nei confronti di 311 soggetti economici detentori dei crediti d’imposta, ai sensi dell’ex art. 321 cpp.
È emerso inoltre come il modello di truffa posto in essere fosse stato replicato su scala nazionale da altre aziende del settore, in molti casi risultate società “fantasma” oltreché evasori totali o con volumi d’affari inconsistenti, prive di immobili e di regolari fatture in grado per comprovare l’effettiva esecuzione dei lavori.
In ragione di questo la Procura ha dato avvio a 85 perquisizioni nei confronti di tutte le società generatrici dei crediti fittizi e dei relativi rappresentanti legali, con l’ausilio di 250 militari, in diverse regioni italiane: Liguria, Piemonte, Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Puglia.
Profilo dei soggetti coinvolti e vantaggi economici
Dalle indagini è emerso che alcuni dei soggetti coinvolti sono risultati percettori del reddito di cittadinanza, altri gravati da precedenti penali specifici, tra i quali anche reati nel settore della spesa pubblica, altri ancora avevano generato e/o accettato crediti con soggetti con cui avevano un legame di parentela.
Una parte dei soggetti coinvolti aveva già effettuato l’indebita compensazione, conseguendo illeciti ed apprezzabili vantaggi fiscali, mentre un’altra aveva acquistato blocchi di crediti fittizi dal valore nominale di centinaia di milioni di euro a fronte di un irrisorio corrispettivo effettivamente versato.