Si è svolta il 31 maggio l’audizione dell’ANCE presso la Commissione Ambiente della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia.
Il Vicepresidente ANCE per Edilizia e Territorio, Stefano Betti, ha evidenziato, in premessa, che i bonus fiscali sono uno strumento molto efficace soprattutto se legati a obiettivi di sviluppo e sostenibilità come nel caso del Superbonus che ha consentito di fare emergere fattori determinanti per la definizione di un’efficace politica di riqualificazione degli edifici oltre a rilanciare in modo determinante un settore decisivo per la crescita dell’intera economia nazionale come ben certifica l’Istat. Lo confermano le principali Istituzioni Pubbliche di seguito citate.
Lo scorso ottobre, il Censis ha affermato che il risparmio garantito dai bonus edilizi degli ultimi anni sfiora i 2 miliardi di metri cubi di gas, per un risparmio di 400.000 tonnellate di Co2 in atmosfera. Si tratta di una misura che ha garantito un risparmio di gas pari ai 2/3 di quanto previsto dalle misure varate ad agosto 2022 per ridurre i consumi domestici per far fronte all’emergenza (riduzione di 15 giorni del periodo di accensione dei riscaldamenti, riduzione di un’ora dell’orario giornaliero, abbassamento di un grado della temperatura massima).
L’esperienza del Superbonus ha provocato un interesse diffuso, da parte delle famiglie, all’uso efficiente delle abitazioni. Sempre maggiore è l’attenzione posta ai consumi energetici delle case e alla loro fruibilità.
Secondo l’Istat, la crescita complessiva del prodotto interno lordo, nel periodo post pandemia si attesta al +10,9%. Tale risultato colloca l’Italia al di sopra dei principali partner europei come Germania e Francia (+4,5% e +9,6% rispettivamente in confronto al 2020).
Nell’ultimo biennio, secondo le stime del Governo, il settore e la sua filiera hanno trainato questa crescita e contributo per oltre il 50% all’aumento del PIL. Lo ha evidenziato con chiarezza la recente audizione del Ministero dell’Economia e Finanza con la pubblicazione delle stime emerse dal proprio modello econometrico che ha peraltro confermato le stime più volte diffuse dall’Ance.
Le entrate record per il bilancio dello Stato nel 2022 (+45 miliardi tra gennaio e novembre) hanno consentito al Governo di aiutare le famiglie nella «crisi del gas» (70 miliardi per contenere la spesa energetica e 12,5 del «bonus 200€»).
Negli ultimi due anni, i bonus fiscali sono stati un motore fondamentale della crescita dell’occupazione in Italia e al record di occupati registrato a marzo: sono stati creati circa 250 mila posti di lavoro nelle costruzioni di cui 170 mila grazie ai bonus fiscali.
L’UPB ha evidenziato che l’obiettivo posto dal PNRR di ristrutturare almeno 100.000 edifici entro il 2025 è stato realizzato con 2 anni di anticipo.
Contrariamente a quanto percepito dalla pubblica opinione, sempre secondo quanto affermato dall’UPB, il Superbonus ha favorito le fasce meno abbienti appartenenti alla cosiddetta “no tax area”, le quali, pur non potendo fruire della detrazione fiscale, hanno potuto utilizzare lo sconto in fattura e la cessione dei crediti.
Di fronte agli indubbi successi della misura, nei due anni e mezzo di vigenza del Superbonus, ci sono stati più di 20 cambiamenti normativi, mediamente uno ogni 45 giorni, tutti estremamente consistenti, l’ultimo dei quali è contenuto nel DL “cessioni” che ha, dall’oggi al domani, eliminato la cessione e lo sconto in fattura, i pilastri del successo del superbonus.
Questo continuo susseguirsi di modifiche ha generato un’elevata confusione e inquietudine in tutti gli operatori. Per esempio, nelle banche e negli operatori finanziari, come le Poste Italiane e CDP, la continua preoccupazione di veder cambiare il quadro normativo praticamente ogni due mesi ha indotto molti a uscire dal mercato, altri a rallentare di mesi le attività di acquisto dei crediti.
Alcune banche hanno recentemente ripreso l’attività mediante operazioni di ricessioni dei propri crediti precedentemente acquisiti, ma si tratta di iniziative specifiche e non di sistema.
Quindi, viste le difficoltà, sono entrati in gioco soggetti finanziari opportunistici, con prezzi d’acquisto altamente speculativi che molte imprese e condomini, con l’acqua alla gola, sono state, o saranno, costrette ad accettare, subendo perdite economiche anche rilevanti, a parità di costi per le finanze pubbliche.
Su questo, sarà anche opportuno un attento monitoraggio su possibili attività da parte della criminalità organizzata.
Tutto questo ha determinato, per migliaia di imprese e famiglie, due conseguenze drammatiche:
- l’impossibilità di cedere i crediti maturati, quel fenomeno dei crediti fiscali “incagliati” a cui non è stata ancora data una risposta concreta.
L’Ance ha stimato che 1 miliardo di credito “incagliato” è in grado di provocare il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con ricadute negative sia in termini di imprese che di occupazione.
Le imprese che non riescono a cedere i crediti d’imposta, a causa del blocco degli acquisti degli stessi, si trovano in spaventosa crisi di liquidità, non incassando per i lavori eseguiti.
Questo significa che le imprese non riescono a pagare con puntualità i propri lavoratori e la propria filiera di fornitori, il che ha come conseguenza il rallentamento e/o il blocco dei cantieri in corso.
4 mesi fa, l’Agenzia delle entrate aveva stimato in 19 miliardi i crediti incagliati. Il trend di questi ultimi mesi ha aumentato notevolmente l’importo dei crediti incagliati, già oggi superiore ai 30 miliardi, secondo le elaborazioni rese note l'altro ieri.
E’ paradossale come i bonus, da volano di crescita sostenibile per l’economia italiana, stiano diventando causa di una vera e propria crisi sociale di proporzioni rilevanti.
- L’impossibilità di concludere, in tempo, gli interventi iniziati.
Moltissimi cantieri si trovano in mezzo al guado. I mesi persi per i continui blocchi del mercato della cessione dei crediti di imposta mettono a serio rischio la possibilità di terminare i lavori già iniziati entro la scadenza del 31 dicembre 2023.
Cresce l’importo dei crediti incagliati e stenta a decollare la soluzione di piattaforma proposta due mesi fa a Governo e Parlamento; è quindi necessario che, nell’immediato, il Parlamento vari una proroga di almeno 6 mesi delle operazioni di 110% in corso, in modo da dare il tempo agli operatori di concludere gli interventi iniziati.
Come Ance, siamo consapevoli che il Superbonus è stato concepito come uno strumento straordinario per rilanciare l’economia nel periodo pandemico e che è difficile ripetere questa esperienza in futuro.
Tuttavia, l’impianto tecnico, giuridico e dei controlli ha rappresentato una straordinaria struttura sulla quale costruire il futuro degli incentivi per la transizione ecologica.
Abbiamo ora necessità di definire una politica stabile e sostenibile di incentivi fiscali alla transizione ecologica che si basi però su un budget chiaro e su alcuni elementi chiave, necessari per assicurare la realizzazione degli interventi, che il Superbonus ha messo chiaramente in evidenza.
Il Vicepresidente ha quindi sottolineato che nel biennio 2021-2022, l’economia italiana è cresciuta in maniera superiore alle attese, superando puntualmente le previsioni delle principali istituzioni economiche nazionali ed internazionali. Secondo l’Istat, la crescita complessiva del prodotto interno lordo, nel periodo post pandemia si attesta al +10,9%. Tale risultato colloca l’Italia al di sopra dei principali partner europei come Germania e Francia (+4,5% e +9,6% rispettivamente in confronto al 2020).
Come già accennato, la crescita risulta trainata dalla domanda interna, soprattutto nella parte degli investimenti, e tra questi spicca il contributo fornito dalle costruzioni, che negli ultimi due anni ha rappresentato il principale motore di crescita dell’economia italiana. Oltre il 50% dell’aumento del PIL, infatti, è attribuibile all’edilizia e alla filiera dell’immobiliare.
Gli investimenti in costruzioni hanno registrato nel biennio 2021-2022 una dinamica particolarmente vivace (+26,7% nel 2021 e +17,6% nel 2022, stime Ance) grazie, soprattutto, agli incentivi fiscali dei bonus ordinari e del Superbonus. Il Superbonus, in particolare, ha dimostrato di essere un motore di sviluppo dalle potenzialità enormi, non solo per la rapidità dei suoi effetti nella risalita economica, ma anche perché è in grado di innescare nel lungo periodo elementi che incideranno sull’ambiente e sulla qualità della vita delle persone.
Le misure di agevolazione legate al Superbonus, inoltre, hanno innescato un fortissimo interesse anche verso i bonus edilizi ordinari (ristrutturazioni, ecobonus, sismabonus, bonus facciate), grazie alla possibilità di cedere il credito o di fruire di uno sconto in fattura da parte dell’appaltatore.
I dati al 30 aprile 2023 manifestano un primo segnale di rallentamento dopo l’eccezionale crescita registrata nel mese di marzo. In particolare, gli interventi realizzati complessivamente si attestano a 407.395, per un ammontare totale di circa 76 miliardi. Rispetto alla rilevazione precedente, essi risultano in lieve aumento del +0,9% nel numero e del +2,5% nell’importo.
Accanto alla necessità di assicurare una soluzione efficace ai problemi dei crediti ancora non liquidati, anche dopo gli ultimi provvedimenti normativi adottati, è necessario analizzare l’esperienza degli ultimi anni dei bonus edilizi, ed in particolare del Superbonus, per non disperdere, nell’impianto futuro degli incentivi, quanto di buono è stato prodotto.
Ad esempio, i controlli e le valutazioni sulle iniziative intraprese o il sistema di qualificazione delle imprese, basato su categorie e classifiche adeguato, rappresentano elementi di qualità che dovranno essere centrali nel nuovo sistema di incentivazione.
Il Vicepresidente ha, quindi, illustrato una serie di dati sull’esperienza del superbonus che confermano quattro fondamentali effetti positivi declinati dalla misura (con l’ausilio di apposite slide). In particolare:
– anche le famiglie meno abbienti hanno potuto beneficiare dei bonus proprio grazie alla cedibilità del credito a terzi;
– il superbonus ha migliorato case molto energivore: il 60% degli interventi ha riguardato gli edifici più energivori (classi F e G). Alla fine, quasi il 90% degli interventi ha portato gli edifici nelle classi migliori (da A a C);
– il superbonus è stato realizzato sulle prime case: secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, “l’82,3 per cento degli investimenti è stato effettuato nell’abitazione di residenza del proprietario, una percentuale che sale a l’85,7 per cento nel caso delle sole unità indipendenti”. Questo aspetto è molto importante in quanto i consumi energetici, e dunque il conseguente risparmio, dipendono dalla durata dell’occupazione dell’immobile;
– la misura ha sostenuto il bilancio pubblico: l’economia italiana è cresciuta in maniera superiore alle attese, superando puntualmente le previsioni delle principali istituzioni economiche nazionali ed internazionali. Questa dinamica positiva ha permesso la realizzazione di entrate record per il bilancio dello Stato nel 2022 (+45 miliardi tra gennaio e novembre), secondo i dati del MEF. L’incidenza dei bonus edilizi è stata decisiva, come dimostrano i principali studi che si sono occupati di stimare gli effetti macroeconomici e di retroazione fiscale indotti dal Superbonus 110% e tra questi i più autorevoli elaborati, l’Istat, il Consiglio Nazionale Ingegneri, CENSIS, Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Nomisma, lo stesso MEF.
Per il dettaglio della posizione ANCE si rinvia al documento allegato lasciato agli atti della Commissione unitamente alle slide illustrative dell’esperienza del Superbonus.