Le attività investigative hanno messo in luce grandi rischi di frode e di riciclaggio derivanti dalla circolazione non adeguatamente presidiata dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi.
“Da novembre del 2021 ad oggi, ossia nel giro di circa un anno, le indagini hanno consentito di sottoporre a sequestro preventivo crediti d’imposta inesistenti per oltre 3,6 miliardi di euro. Crediti che, in assenza di un intervento tempestivo e coordinato tra gli organi dell’amministrazione finanziaria, sarebbero stati compensati con debiti tributari e previdenziali, con conseguenti ingenti perdite per l’erario. In altre parole, laddove non fossimo intervenuti tempestivamente e preventivamente, quasi quattro miliardi di crediti fiscali “falsi” avrebbero indebitamente ridotto debiti fiscali “veri”, con conseguente riduzione delle entrate erariali”. Lo ha evidenziato la Guardia di Finanza in audizione il 29 novembre scorso in commissione Programmazione economica e bilancio del Senato nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del Decreto Aiuti quater.
“Fondamentale, per queste finalità, è stato l’approfondimento delle segnalazioni per operazioni sospette, recentemente contrassegnate da uno specifico codice fenomenico per agevolarne il tempestivo sviluppo investigativo anche su base territoriale.
Le investigazioni sul territorio sono partite sulla base degli input pervenuti dalla costante collaborazione con l’agenzia delle entrate, dall’analisi della componente speciale, ma anche d’iniziativa, sulla scorta di attività informativa svolta sul territorio.
In alcuni casi, i procedimenti penali sono partiti da denunce di ignari cittadini. È quanto avvenuto, ad esempio, a Milano, dove a seguito delle segnalazioni di alcuni cittadini che, consultando i propri cassetti fiscali, si erano resi conto di ignare operazioni di cessione di crediti in materia edilizia a loro carico, è stato scoperto che una società operante nel settore edile aveva emesso fatture nei confronti di quattro condomìni a fronte di lavori mai realizzati.
Tali fatture avevano consentito di generare crediti inesistenti per oltre 48 milioni di euro.
Anche in questo caso l’intervento tempestivo dei militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano ha permesso di sequestrare i crediti inesistenti prima della relativa monetizzazione.
Complessivamente, le indagini eseguite hanno fatto emergere un’ampia casistica di frode. Le fenomenologie più ricorrenti possono essere così riassunte:
- lavori edilizi necessari a conferire il diritto alla detrazione mai avviati;
- crediti oggetto di plurime cessioni “a catena” che coinvolgono imprese con la medesima sede e/o con gli stessi legali rappresentanti, costituite in un breve arco temporale, che hanno ripreso ad operare dopo un periodo di inattività o che da poco si sono formalmente “riconvertite” all’edilizia, i cui soci o amministratori sono nullatenenti, irreperibili e/o gravati da precedenti penali;
- immobili sui quali sarebbero stati eseguiti gli interventi agevolati non riconducibili ai beneficiari originari delle detrazioni;
- lavori edilizi incompatibili con le dimensioni imprenditoriali dei soggetti che li avrebbero effettuati e che avrebbero praticato lo “sconto in fattura”;
- provviste ottenute con la monetizzazione dei crediti trasferite all’estero o reinvestite in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative.
Particolarmente offensivo si è rivelato il citato fenomeno delle cessioni “a catena”, preordinate ad ostacolare i controlli e l’accertamento delle responsabilità dei soggetti coinvolti, rendendo, al contempo, difficoltosa per chi acquista il credito in buona fede e, in particolare, per gli istituti di credito, l’effettuazione di una corretta due diligence sui profili soggettivi e oggettivi delle operazioni.
A conferma di quanto sopra, è possibile menzionare – tra le principali esperienze operative – l’esito dell’operazione denominata “Free Credit” condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini, che lo scorso 31 gennaio ha eseguito 35 misure cautelari personali e 23 misure interdittive nei confronti di soggetti dislocati su tutto il territorio nazionale, accusati, a vario titolo, di essere coinvolti una frode in materia di crediti per un ammontare complessivo di 440 milioni di euro.
I principali indagati erano sfuggiti alle misure cautelari, ma sono stati successivamente rintracciati e arrestati, rispettivamente, a Santo Domingo e in Colombia.
All’esito delle indagini sono stati sottoposti a sequestro preventivo i crediti d’imposta ancora nella disponibilità degli indagati, pari a circa 305 milioni di euro, nonché beni e disponibilità finanziarie in misura equivalente per ulteriori 120 milioni di euro, anche in territorio estero, per complessivi 425 milioni di euro.
In sostanza, l’azione tempestiva e coordinata di autorità giudiziaria, guardia di finanza e organi collaterali esteri ha consentito di recuperare il 97% dell’ammontare della frode scoperta.
Altrettanto paradigmatica, non solo per l’entità dei risultati conseguiti, è l’operazione condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma, culminata in un sequestro di crediti ritenuti falsi per un importo complessivo di oltre 1 miliardo di euro, a seguito di indagini di polizia giudiziaria scaturite da analisi di rischio dell’agenzia delle entrate e delegate al corpo dall’autorità giudiziaria.
Lo schema di frode come ricostruito è emblematico: due società immobiliari riconducibili al medesimo imprenditore, proprietarie o conduttrici di centinaia di immobili con un basso valore catastale (es. stalle), hanno emesso reciprocamente, in poche settimane, fatture per un imponibile di diverse centinaia di milioni di euro concernenti acconti su lavori che in concreto non risultavano essere mai stati realizzati.
Ciò ha consentito di generare crediti tributari fittizi, relativi al “bonus facciate”, al “bonus ristrutturazione”, all’“ecobonus” e al “sismabonus”, per oltre 1 miliardo, vincolato tempestivamente grazie al sequestro preventivo d’urgenza emesso dall’autorità giudiziaria di Roma prima e di Foggia dopo, dove il fascicolo è stato trasferito per competenza territoriale.
Parte dei citati crediti era già stata monetizzata a seguito di un vorticoso flusso di cessioni che ha coinvolto società satellite (alcune delle quali neo-costituite) e persone fisiche (talvolta interi nuclei familiari) che, pur a fronte di un profilo reddituale nullo o modesto, risultano aver acquistato e poi ceduto crediti per importi di rilevante entità al solo fine di allungare la “catena”, ostacolare i controlli e vanificare l’azione di recupero dei profitti illeciti.”
IN ALLEGATO la memoria della Guardia di Finanza.