L’approvazione del Decreto Aiuti (D.L. 50/2022), che ha modificato la disciplina della cessione dei crediti connessi ai bonus edilizi, non è bastata a sbloccare il mercato: la possibilità, per banche e istituti di credito, di effettuare “sempre” cessioni del credito a favore di un proprio correntista professionale privato – quindi oltre il limite precedente di quattro cessioni – per il momento rimane soltanto sulla carta.
Da parte degli istituti bancari prevale infatti un atteggiamento di cautela, considerata la “raffica” di modifiche normative che si sono susseguite a stretto giro negli ultimi mesi. All’allarme lanciato dalla CNA, secondo cui circa 33 mila imprese artigiane rischiano di fallire a causa dell’impossibilità di monetizzare i crediti fiscali, ha fatto seguito una circolare dell’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, secondo cui “le banche sono di nuovo operative per cercare acquirenti dei crediti fiscali e per avere nuova capacità di acquisirne altri”.
Sembra che gli istituti preferiscano aspettare la definitiva conversione in legge del decreto prima di ricominciare a cedere i crediti acquisiti finora fino alla saturazione della propria capienza fiscale. Con il rischio non troppo remoto che si trasformino in crediti deteriorati, perché – come scrive oggi Laura Serafini sulle pagine del Sole 24Ore – “è vero che sono garantiti dallo Stato, ma se restano bloccati, dopo un certo termine le banche devono riclassificarli a Npl”. Un rischio riconosciuto dallo stesso Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, durante il Festival dell’Economia di Trento: “Il rischio è insito per le banche e per coloro che comprano i crediti fiscali. Non sono operazioni esenti da rischio”.