Ogni anno, in occasione della preparazione della Legge di Bilancio, si assiste ad una intensa attività, da parte degli stakeholder, per cercare di ottenere l’approvazione di determinati commi e/o articoli.
Anche Renovate Italy, negli anni, ha proposto misure e correttivi; tra tutti ricordiamo l’introduzione di un incentivo specifico per gli interventi di coibentazione più estesi, con un meccanismo che superasse la criticità dell’incapienza fiscale (azione che si è concretizzata con l’approvazione del cosiddetto “Ecobonus Condomini” nelle Legge di Bilancio per l’anno 2017).
Nelle ultime settimane del 2019 ci siamo nuovamente impegnati, questa volta per correggere il cosiddetto “Bonus Facciate”.
Il “Bonus Facciate” è stato presentato come un incentivo per migliorare la bellezza delle città italiane. Si tratta di una detrazione fiscale pari al 90% dei costi sostenuti per gli interventi sulle facciate degli edifici residenziali. Non vi è alcun requisito tecnico per potere richiedere tale incentivo, che non ha nemmeno un massimale di spesa (o di detrazione concessa).
Il “Bonus Facciate”, che è previsto per il solo 2020, è incardinato come caso particolare di “Bonus Casa”, pertanto si applica solo agli edifici residenziali e non beneficia della cessione del credito. Ciò significa che la detrazione fiscale genera un credito esigibile fintantoché il contribuente ha la necessaria capienza fiscale. Chi non ha una elevata capienza fiscale (perchè usufruisce di altre detrazioni e/o perché non paga una elevata imposta sui redditi - IRPEF) non recupererà, nel corso degli anni, il 90% delle spese sostenute, ma una percentuale minore.
In particolare, il verificarsi di questa possibilità aumenta a seconda di:
- aumento del costo di intervento (più spendo, più elevata è la detrazione in termini assoluti e pertanto più difficile sarà disporre della necessaria capienza fiscale);
- minor reddito del cittadino (chi paga meno IRPEF ha minore capienza fiscale).
Con queste premesse, dovrebbe essere chiaro a chiunque che il “Bonus Facciate” è un incentivo pensato per:
- gli interventi meno costosi tra quelli che riguardano la facciata (pertanto, quelli di pulitura e/o tinteggiatura);
- i ceti più abbienti (coloro con reddito più elevato).
Avevamo già segnalato (cfr. https://renovate-italy.org/2019/11/06/il-bonus-facciateaffossera-le-riqualificazioni-energetiche/) che un simile incentivo potrebbe avere tra gli effetti collaterali un impatto negativo sul mercato delle ristrutturazioni profonde.
Per rispondere alle preoccupazioni nostre e di molti altri, il “Bonus Facciate” è stato modificato, non come da noi auspicato (https://renovate-italy.org/2019/11/06/il-bonusfacciate-affossera-le-riqualificazioni-energetiche/) ma prevedendo esplicitamente che l’incentivo spetti anche agli interventi di coibentazione della parte opaca della facciata.
Questa presunta miglioria è del tutto inefficace, poiché non corregge il difetto di tale strumento: incentivare in egual misura interventi che ottengono risultati molto differenti.
Un intervento di tinteggiatura e/o di pulitura di una facciata apporta un evidente beneficio estetico. Un intervento di coibentazione di una facciata, apporta il medesimo beneficio estetico ed in aggiunta:
- una diminuzione del consumo di energia dell’edificio (con conseguente diminuzione dell’emissione di inquinanti, sia climalteranti, sia locali);
- un miglioramento del comfort indoor dell’edificio;
- una serie di ulteriori benefici, per i cittadini (singolarmente e collettivamente) e per gli Stati, che discendono dai due sopra elencati (cfr. https://renovate-italy.org/2015/06/03/capturing-the-multiple-benefits-of-energy-efficiency/).
Queste evidenze sono note da anni, tant’è che ogni Governo italiano a partire dal 2007 ha cercato di indirizzare i cittadini, introducendo incentivi specifici (Ecobonus prima ed Ecobonus Condomini successivamente) che hanno previsto condizioni incentivanti via via più generose, aventi lo scopo di orientare il mercato a realizzare proprio interventi di coibentazione delle facciate (e non altri, che avrebbero conseguito un minor risparmio energetico).
Il “Bonus Facciate” percorre invece la strada opposta poiché prevede incentivi ancor più generosi, completamente slegati dal risparmio energetico conseguito. Si presenta pertanto come incentivo alternativo all’Ecobonus (in qualunque sua forma, inclusa l’abbinata col Sismabonus).
Qualcuno potrebbe obiettare che l’incentivo del “Bonus Facciate” può essere chiesto anche da chi coibenta la facciata del proprio edificio.
Questo non sposta minimamente il problema; chiaramente ci sarà qualcuno che, proprio grazie al “Bonus Facciate”, deciderà di coibentare il prospetto del proprio edificio, ma il problema sono gli involucri edilizi che, grazie al “Bonus Facciate”, non verranno coibentati ma semplicemente puliti e/o tinteggiati.
A questo punto qualcuno potrebbe rispondere che le facciate che ora verranno pulite/ tinteggiate verranno coibentate nei prossimi anni. Purtroppo l’intervento sulla facciata è una di quelle manutenzioni che, mediamente, vengono realizzate ogni 30 o 40 anni. E’ dunque una finestra unica di opportunità che, con buone probabilità, blocca ulteriori interventi sulla medesima facciata per i decenni a venire. Di conseguenza, se si migliora una facciata per inseguire l’incentivo più generoso senza occuparsi del risparmio energetico, ci sono buone probabilità che l’involucro edilizio (e con esso l’immobile) rimarrà energivoro ed inquinante fino alla metà del presente secolo.
Stante quanto sopra, è evidente che il “Bonus Facciate” sia un errore, soprattutto nell’attuale momento storico nel quale una grande parte dell’opinione pubblica riconosce l’importanza e l’urgenza di vincere la lotta ai cambiamenti climatici.
Anche l’Italia, a parole, è impegnata in tale lotta; ad esempio dovrebbe, nonostante il “Bonus Facciate”, de-carbonizzare il proprio stock edilizio entro il 2050.
Eppure si vocifera di un Green Deal italiano che impegnerà, su un periodo di 15 anni, qualche decina di miliardi di Euro al fine di stimolare “economia circolare, decarbonizzazione, riduzione delle emissioni, risparmio energetico, sostenibilità ambientale e «programmi di investimento per progetti di carattere innovativo”.
Chiaramente queste dichiarazioni stridono con la realtà, dove il “Bonus Facciate” ha già iniziato a esercitare i suoi effetti negativi.
Dai dati in nostro possesso è infatti partita la corsa a richiedere interventi di pulitura/tinteggiatura delle facciate. D’altronde chi ha proposto il “Bonus Facciate” si aspetta che nel 2020 smuova interventi pari a 4 miliardi di Euro (cfr. https://www.ilsole24ore.com/art/bonus-facciate-un-boom-interventi-impatto-4-miliardi-ACZ8lbw), mentre gli interventi di coibentazione delle pareti opache, a valere sull’ecobonus, ammontano a circa 1 miliardo di Euro/anno.
Ecco perché il “Bonus Facciate” è l’incentivo perfetto per ostacolare la lotta ai cambiamenti climatici; prima del suo avvento si erano ottenuti risultati positivi, sebbene su componenti edilizie non in grado di fornire elevati risparmi energetici. Questi possono essere ottenuti solo con la coibentazione della parte opaca (facciata e copertura), come mostrano i rapporti ENEA sulle detrazioni fiscali (ad esempio si consideri il rapporto 2019 http://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/edizioni-enea/2019/report-detrazioni-fiscali-65-percento).
Il “Bonus Facciate” è perfetto nel sostenere i cambiamenti climatici, perché stimola una operazione sbagliata proprio dove servirebbe un intervento opposto: coibentazione al posto di una semplice tinteggiatura/pulitura.
Paradossalmente, l’inazione avrebbe effetti meno devastanti perché se non realizzo oggi quello che dovrei fare, posso comunque realizzarlo domani. Ma se oggi realizzo quello che non devo, ho perso una occasione (la cosiddetta “finestra di opportunità”) e nel futuro prossimo sarà decisamente improbabile intervenire nuovamente per correggere gli errori (la mancata coibentazione) commessi oggi.
Chiudiamo con un’ulteriore amara considerazione sulla legge di Bilancio 2020.
Quando fu annunciato il “Bonus Facciate”, diversi stakeholder si mobilitarono e Renovate Italy ne coordinò una buona parte, per provare a migliorarlo; questa azione, come abbiamo visto, non ha però sortito effetti positivi.
Contemporaneamente, altri stakeholder, ritenendosi danneggiati dallo “sconto in fattura”, legittimamente hanno chiesto di modificarlo ed il legislatore li ha, almeno in parte, accontentati.
In sintesi, il legislatore si è mostrato attento a motivazioni riguardanti gli aspetti meramente economici (chi avrebbe guadagnato grazie allo sconto in fattura) ma completamente sordo a motivazioni più avvedute, di carattere ambientale e sociale, che riguardano tutti, operatori economici e cittadini, abbienti o meno, e che sono uno degli impegni cruciali per i prossimi anni.
Non è un bel biglietto da visita per il decennio che si annuncia decisivo per la lotta ai cambiamenti climatici e che avrebbe bisogno di legislatori lungimiranti e coraggiosi.
Stefano Cera
Renovate Italy