Appuntamento per sabato pomeriggio, al Salone del Mobile di Milano, per l'incontro tra il premier Paolo Gentiloni e il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini durante il quale si discuterà anche del bonus mobili e di una più concreta stabilizzazione e rafforzamento. Il bonus mobili, infatti, permette di detrarre dall’Irpef il 50% del prezzo d’acquisto degli arredi abbinati ai lavori di ristrutturazione, e ha giocato un ruolo determinante nella ripartenza del mercato interno dell’arredamento.
Settore in crescita e aziende in salvo. Il mercato interno dell'arredamento, dopo gli anni bui tra il 2007 e il 2014, ha decisamente compiuto una virata in positivo nel 2015 registrando una crescita del 3,1% a quota 9,8 miliardi di euro. Inoltre, consultando i dati delle dichiarazioni dei redditi 2016 (anno d’imposta 2015), negli oltre due anni della sua applicazione il bonus è stato utilizzato da 573mila contribuenti italiani, realizzando un giro d'affari totale di 3,14 miliardi di euro, con una spesa media di 5.472 euro.
Un risultato che si riflette, secondo Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo, anche sulla salute delle medie e piccole aziende italiane del settore che, grazie a questi nuovi impulsi, hanno potuto tirare un sospiro di sollievo e mettere in salvo oltre 10mila posti di lavoro.
Meno beneficiari ma importi più cospicui. Dati ufficiali alla mano, il Sole 24 Ore ha reso nota un'analisi che evidenzia un leggero calo dei nuovi beneficiari della detrazione: se infatti nel 2014 i beneficiari eranosi 202mila in più rispetto al 2013, nel 2015 si è registrato un calo del 2,8%, raggiungendo quota 197mila richiedenti. Sempre nel 2015, però, la spesa portata in detrazione ha subito un aumento pari al 4,1%, così come l’importo medio dello sconto fiscale, pari a 297 euro, per una spesa media di 5.940 euro.
Bisogna tenere in conto che - tra il 2013 e il 2015 - l’utilizzo di questa misura fiscale è cresciuto meno rispetto alla detrazione sui lavori edilizi cui, peraltro, deve essere abbinato (+13,7% contro +17,5%).
Diversità geografiche. Nel 2015 l’uso dell’agevolazione è inoltre rimasto invariato in alcune zone strategiche come la Lombardia, da dove arriva circa il 20% dei beneficiari, mentre – a livello reddituale – è cresciuto del 6,8% nella fascia tra i 29mila e i 55mila euro, quella intermedia.
La posizione di FederlegnoArredo. Visto gli ottimi risultati, FederlegnoArredo proporrà al Governo una stabilizzazione e rafforzamento del bonus. A partire dal recupero della detrazione per le giovani coppie, che – introdotta nel 2016 e già eliminata a fine anno – ha avuto troppo poco tempo per beneficiarne. Così come l’estensione dell’incentivo a porte e pavimenti in legno (finora esclusi da qualsiasi detrazione) e l’eliminazione del vincolo – introdotto con la proroga a fine 2017 – secondo cui i lavori di ristrutturazione cui viene abbinato l’acquisto degli arredi devono essere iniziati dal 2016 in poi.
Limiti e margini di miglioramento. "Il bonus serve solo se è un meccanismo veloce e semplice. Se quando lo leggi, ne capisci i requisiti e cosa fare per accedere. Ma soprattutto che, ad ogni rinnovo, non ci sia sempre quella parola in più che ne restringe il perimetro o ne modifica sostanzialmente le condizioni". Per Jacopo Antoniazzi, general manager di Ever Life Design, specializzata in rubinetterie e arredo bagno (8 milioni di fatturato, per il 65% sul mercato italiano, e 28 addetti), il bonus porta con sè alcuni limiti. «Il bonus non ci fa perdere terreno in un mercato ancora poco dinamico. Però, va comunicato in maniera semplice, i pagamenti devono essere semplici. Se non è l’architetto a proporlo, il cliente spesso non ne sa nulla. E averlo tolto alle giovani coppie – prosegue Antoniazzi – è un errore».
Anche per Roberto Cerantola, titolare di Colos (19 milioni di fatturato e 50 addetti, specializzata in commesse su ordinazione di sedie e sedute, per il 90% all’estero) il bonus andrebbe rivisitato in alcune sue parti: «L’Italia rappresentava, dieci anni fa, per noi, il 50% del mercato. Oggi arriva al 10 per cento. La soluzione per tornare? Estendere bonus e incentivi alle attività commerciali e ricettive. Hotel, ristoranti, strutture ricettive e negozi. Certo costerebbe. Ma sarebbe un investimento in connessione con l’edilizia e il turismo».