«FER2: non ci siamo. Dovrebbe essere un decreto sull’innovazione. Ma d’innovazione nemmeno l’ombra. Dopo 951 giorni di ritardo siamo riusciti finalmente a vedere, anche se solo in bozza, il Decreto d’incentivazione delle fonti rinnovabili innovative che era atteso per il 10 agosto 2019. E nonostante questo incredibile ritardo si riscontrano omissioni e imprecisioni in un provvedimento legislativo ritenuto fondamentale per il tanto strombazzato rilancio per le fonti rinnovabili». Lo dichiara il Presidente del Coordinamento FREE Livio de Santoli, commentando la bozza di DM in circolazione (LEGGI TUTTO).
«Vediamo. La prima osservazione inspiegabile è quella relativa all’eolico off shore per il quale viene incentivato solo quello galleggiante e per una quota piccola rispetto alle potenzialità di questa fonte, mentre s’ignora totalmente l’off shore tradizionale nonostante sia partita la costruzione a Taranto, dopo 9 anni di attese dovute alle pastoie autorizzative, del primo impianto eolico off shore del Mar Mediterraneo. Oltre a ciò rimane al palo per la mancata indicazione del contingente di potenza ammissibile la geotermia a emissioni zero, una tecnologia della quale in Italia possediamo un know how all’avanguardia, ma che sembra vogliamo a tutti i costi ignorare».
«Significativa, per quanto riguarda i ritardi, è la voce del solare termodinamico, presente nel decreto, tecnologia italiana, per la quale abbiamo brevetti nostrani per la realizzazione di ottimi tubi captatori e c’era il mondo delle imprese che aveva già investito in stabilimenti produttivi, trovando un terreno fecondo di joint venture con i giapponesi ed è stato letteralmente affossato dal ritardo del FER2 e dalle difficoltà autorizzative che hanno impedito la realizzazione di un paio d’impianti commerciali in territorio nazionale, indispensabili per partecipare a gare all’estero dell’importo di svariate decine di miliardi di euro. – prosegue De Santoli – In pratica la doppia tenaglia amministrativa/legislativa ha affossato una tecnologia rinnovabile per la quale avevamo, solo pochi anni fa, tutte le carte in regola per assumere una leadership a livello mondiale».
«Circa il biogas il livello tariffario previsto è incompatibile con la sostenibilità economica degli impianti aziendali di piccola taglia, rendendoli inattuabili anche per una serie di ulteriori decurtazioni del tutto ingiustificate riguardante i costi di esercizio. Il contingente proposto inoltre, di soli 100 MW per tutto il periodo di 5 anni di vigenza, oltretutto da condividere con gli impianti a biomasse è insufficiente rispetto agli obiettivi europei, significherebbe continuare con la stagnazione del settore. Il tetto dei 300 kW coniugato con l’obbligo di essere a grande distanza dalla rete gas rende impraticabile la misura. Oltre a ciò, per non disperdere il patrimonio produttivo e le infrastrutture esistenti, è doveroso che il decreto garantisca le attività per gli impianti a biogas agricolo che altrimenti, terminato il periodo di incentivazione, non potranno riconvertirsi a biometano per la insostenibilità dei costi di allaccio. Biogas e biomasse solide sono caratterizzate da applicazioni tecnologiche e configurazione d’impianto molto diverse. Per tale ragione non è tecnicamente corretto equipararle in termini di potenze elettriche. E anche per gli impianti a biomassa solida è opportuno indicare una potenza limite di almeno 1000 kWe per sfruttare appieno lo stato della tecnica e i costi €/kWe. Il documento disattende quanto indicato nella Strategia per l’asta delle rinnovabili predisposta dal MiTE, che al 2030 prevede un incremento pari a 1,5 GW nelle bioenergie (comprendendo sia biogas che biomasse solide), del tutto irraggiungibile con i dati della bozza, che deve essere anche per l’orizzonte al 2026 più coraggiosa».
«Si tratta di una bozza, ripetiamo, dove la voce innovazione è assente. Oltre alla difficoltà di raggiungere gli obiettivi, questo decreto dovrebbe essere fondamentale per la competitività delle nostre aziende, soprattutto in relazione con gli altri paesi nostri competitor sulle tecnologie rinnovabili. – conclude De Santoli – Chiediamo al Ministro Cingolani di consultare le associazioni delle rinnovabili, che sono rappresentate dal Coordinamento FREE, e che sono disponibili ad un confronto costruttivo, per affrontare in modo coerente le emergenze del caro bollette e del clima».
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