Malte e calcestruzzo

Calcestruzzi eterni per opere eco-sostenibili

Aeternum, il compound sviluppato dall’Istituto Italiano per il Calcestruzzo, garantisce una lunga vita utile delle opere grazie all’elevata impermeabilità all’acqua e all’aria

mercoledì 18 maggio 2022 - Redazione Build News

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Strutture in calcestruzzo con una vita utile di oltre 200 anni? Oggi non solo sono tecnicamente possibili – nonché, grazie all’innovazione che si coltiva a Renate Brianza già realizzate da molti anni – ma vanno anche a migliorare gli standard di eco-sostenibilità, evitando demolizioni, rifacimenti, movimentazioni e impiego di materiali.

La sostenibilità ambientale passa anche e soprattutto attraverso il fattore durabilità. Il tema è caldissimo, nelle politiche e nelle strategie, italiane e internazionali. Un tema non nuovo, per i tecnici avveduti, ma oggi prepotentemente tornato alla ribalta in epoca di ripartenza e “resilienza”, che è poi la capacità di rispondere alle sollecitazioni dei contesti nel tempo, dunque a lunga durata.

La nostra rivista ha iniziato a parlare, attraverso degli approfondimenti ad hoc, di sostenibilità all’inizio degli anni Duemila, seguendone le evoluzioni teoriche ma anche pratiche. Già, perché in un’epoca complessa e interrelata è sempre più che opportuno costruire “ponti” o “link” tra gli oggetti del discorso, nonché accendere i riflettori su chi la sostenibilità non si limita a raccontarla (o che spesso, anzi, per pudica serietà la tiene sottotraccia), ma la realizza, la costruisce.

L’Accademia del Calcestruzzo, laboratorio avanzato, oltre che di durabilità, di sostenibilità ambientale

Il fattore tempo

Lavorare sul fattore tempo. E sulla vita utile delle opere, per prolungarla, per renderla “eterna”. È quello che fanno, nel campo dei materiali cementizi, gli specialisti dell’Istituto Italiano per il Calcestruzzo, che negli stessi anni di inizio Millennio in cui iniziavamo a raccontare la sostenibilità, si rimboccavano le maniche e passavano giorni e notti a studiare l’“elisir di lunga vita” del materiale. 

Oggi siamo vicini ai vent’anni di applicazioni di successo, sia nel campo delle pavimentazioni industriali sia in quello delle infrastrutture, del compound che è nato da quell’intenso lavoro: la linea Aeternum. 

A quel tempo ci eravamo chiesti – ha spiegato Valeria Campioni, Direttore Tecnico di IIC, nell’ultimo webinar Egregio Calcestruzzo – come fosse possibile eliminare la calce dal calcestruzzo, eliminando dunque il principale agente del processo che porta alla carbonatazione. Lavorando su questa idea, abbiamo sviluppato un compound che poi si è rivelato eccezionale anche per garantire la totale impermeabilità del materiale. Un insieme di additivi capaci di combattere alcune precarietà del calcestruzzo. Andava introdotto, innanzitutto, un elemento reattivo che catturasse la calce: non la pozzolana oggi troppo costosa e reperibile solo in poche località, bensì delle silici reattive che provengono dalla lavorazione dell’acciaio, silicafumi, fumi di silice, che hanno subito la fusione totale e il raffreddamento rapido, e presentano un’altissima reattività con la calce libera. 

“All’inizio si trattava di un prodotto micromolecolare, poi abbiamo puntato anche su una soluzione ancora più nobile ed efficace: nanomolecole di silice. Da un mix dei due prodotti abbiamo ottenuto il risultato atteso: catturare tutta la calce libera immediata e sviluppata in un processo di più mesi. Avevamo raggiunto lo stesso risultato dei Romani, ma senza pozzolana! Eliminando la calce nel calcestruzzo, ogni molecola di CO2 che fosse entrata sarebbe stata subito disinnescata… 

Nel compound poi, aggiunge Silvio Cocco, presidente IIC, “per ridurre il rapporto acqua-cemento, riducendo le porosità, abbiamo introdotto un tensioattivo molto potente che fornisse anche una bagnabililtà all’acqua elevatissima. Quindi abbiamo aggiunto un iperfluidificante in polvere di ultima generazione, nonché degli espansivi per evitare eventuali microritiri, un incrementatore chimico delle resistenze e un impermeabilizzante di massa. Ecco il nostro Aeternum: un insieme di più additivi presenti in maniera bilanciata e collaboranti tra loro, un equilibrio perfetto. L’abbiamo usato nelle pavimentazioni industriali, sui ponti, nei conci delle gallerie. Grazie all’Aeternum il calcestruzzo diventa impermeabile all’acqua e all’aria, e quindi durevole”.

Dalle idee, alla ricerca, all’innovazione

Se nulla entra, nulla distrugge e nulla si degrada. Un po’ come è accaduto alle grandi opere romane, che sono in buona parte tutte ancora da ammirare. Impiegare il compound Aeternum nelle costruzioni in calcestruzzo significa dunque assicurarne la massima durabilità, il che oggi, come anticipato in premessa, vuol dire anche garantirne la più elevata (e concreta) sostenibilità ambientale.

Ascoltiamo sul punto ancora Silvio Cocco: “Allungare la vita utile delle opere in calcestruzzo è un’operazione epocale, ma già attuata e dunque replicabile, che va letta nel lungo periodo: così facendo, per portare solo un esempio, la manutenzione sarà minimizzata, non si faranno rifacimenti e dunque si consumerà meno cemento e sarà tutto ecosostenibile. Tempo fa abbiamo partecipato a un progetto innovativo finalizzato alla realizzazione di conci per grandi tunnel ferroviari che garantissero una vita utile di 200 anni. L’indicazione è arrivata direttamente dalla stazione appaltante, il che ci rassicura su determinati trend in atto, quantomeno nei contesti più avanzati, che vanno proprio nella direzione della massima qualità e durata nel tempo”.

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Opere in cls: vita utile 200 anni per una massima eco-sostenibilità

“Se oggi le eccellenze del settore ragionano sulla ‘prospettiva 200 anni’ e noi abbiamo tutti gli strumenti per centrare quest’obiettivo, anzi, addirittura per superarlo, non possiamo che auspicare che il tema riceva nuova linfa proprio per la rinnovata attenzione ai contesti ambientali, e dunque alla sostenibilità connaturata a questo approccio alla durabilità”. Con Aeternum, chiosa Cocco, si evitano “le demolizioni, i rifacimenti, le movimentazioni e lo smaltimento dei materiali, nonché il consumo dei medesimi, per esempio del cemento. E dunque si attenuerebbe anche la produzione di anidride carbonica. Se guardiamo le cose dall’alto e il nostro obiettivo è guardare lontano, la fotografia che ne emerge è esattamente questa”.

Oggi, spiega Cocco, un manufatto realizzato con Aeternum garantisce una vita utile che può andare anche oltre i 200 anni. La tecnologia è pienamente consolidata, come attestano i centinaia di esempi già realizzati e che la nostra rivista ha più volte raccontato. “Lo spirito del tempo – conclude il fondatore e presidente dell’Istituto – ci dice che dobbiamo fare le cose sempre meglio e puntando sull’altissima durabilità. È questo il faro, per esempio, della nostra ricerca, in certi casi punta a ‘togliere’ piuttosto che ad ‘aggiungere’, pensiamo per esempio all’impiego delle fibre al posto delle armature di ferro in determinati contesti applicativi. L’innovazione tecnologica frutto della ricerca oggi migliora i materiali, restituendoci un mondo nuovo, più resistente, durevole e dunque sostenibile”. 

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