“La principale relazione tra cambiamenti climatici ed energia è inerente all’incremento della domanda di raffrescamento che determina un aumento dei consumi di energia elettrica nel periodo estivo, direttamente collegato all’innalzamento delle temperature medie. Lo stesso fenomeno determinerà una minore richiesta di energia per soddisfare la domanda di riscaldamento nel periodo invernale”.
È quanto si legge a pagina 80 del “Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici”, approvato dal Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica con decreto n. 434 del 21 dicembre 2023.
La struttura del PNACC è articolata come segue:
1. Il quadro giuridico di riferimento
2. Il quadro climatico nazionale
3. Impatti dei cambiamenti climatici in Italia e vulnerabilità settoriali
4. Misure e azioni del PNACC
5. Finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici
6. Governance dell’adattamento.
In allegato al PNACC sono riportati, inoltre, quattro documenti di riferimento per specifici aspetti del piano:
- due documenti di indirizzo per la definizione di strategie/piani regionali e locali di adattamento ai cambiamenti climatici: le “Metodologie per la definizione di strategie e piani regionali di adattamento ai cambiamenti climatici” e le “Metodologie per la definizione di strategie e piani locali di adattamento ai cambiamenti climatici” che costituiscono gli Allegati I e II descritti al paragrafo 4.2.
- un documento analitico riportante il quadro delle conoscenze sugli impatti dei cambiamenti climatici in Italia, prodotto nell’arco degli anni 2017-2018 da una ampia comunità di esperti (Allegato III). Il tema degli impatti climatici è inoltre trattato nel capitolo 3 che contiene elementi di conoscenza aggiornati per alcuni settori.
- un documento di riferimento per le azioni di adattamento (Allegato IV - Database delle azioni) che rappresenta un quadro organico di “possibili opzioni di adattamento” che troveranno applicazione nei diversi strumenti di pianificazione, a scala nazionale, regionale e locale, con le modalità che saranno individuate dalla struttura di governance stabilita nel presente Piano (l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici descritto al capitolo 6).
Variabilità delle precipitazioni e aumento della frequenza dei periodi siccitosi
Sempre a p. 80 del documento leggiamo: “In relazione alla produzione di energia elettrica il tendenziale incremento dell’intensità e della frequenza degli eventi estremi di precipitazione, se accompagnato da una riduzione della precipitazione cumulata, può incidere direttamente sulla produzione idroelettrica. In tal senso un fattore di enorme rilevanza è la variabilità delle precipitazioni e l’aumento della frequenza dei periodi siccitosi con conseguenti problemi dal punto di vista gestionale, soprattutto se alcuni invasi dovessero essere chiusi per la mancanza di condizioni economiche per il loro sfruttamento. Tale impatto è direttamente correlato alla fusione dei ghiacciai in atto ed alla conseguente variazione del regime dei corsi d’acqua da questi alimentati. […]. Nel periodo 1935-1963 la capacità installata presenta un incremento costante e la produzione idroelettrica segue un andamento parallelo, per gli anni successivi è evidente la volatilità della produzione in relazione agli eventi meteorologici e in particolare alle precipitazioni. Inoltre, il rapporto tra produzione e potenza installata appare in diminuzione.
Il 2022 si sta rilevando un anno particolarmente siccitoso e il dato TERNA aggiornato a ottobre 2022 vede una riduzione progressiva annua di produzione da idroelettrico pari al -37,6% rispetto al 2021.
L’aumento della temperatura inciderà sul settore della produzione termoelettrica anche in relazione al fabbisogno idrico del settore per il raffreddamento degli impianti. Inoltre, “le variazioni climatiche attese sul nostro territorio potranno innalzare, in dipendenza della particolare posizione geografica, la temperatura dell’acqua di raffreddamento in ingresso agli impianti, sia essa di origine marina oppure fluviale. Allorché si dovesse presentare uno scenario di questo tipo, le centrali avrebbero bisogno di una maggiore quantità di acqua per garantire sia la loro operatività, sia il rispetto della normativa vigente” (Allegato III). La siccità in corso nel 2022 ha messo in evidenza come la carenza idrica stia avendo un impatto anche sul settore termoelettrico. Alcuni impianti di produzione sul fiume Po sono stati costretti allo spegnimento per mancanza di acqua necessaria al loro raffreddamento. Il prelievo di acqua per la produzione termoelettrica congiunto all’incremento della frequenza di periodi siccitosi pone un problema di rilevante importanza”.
Reti elettriche
“Gli impatti potenziali più significativi dei cambiamenti climatici sul funzionamento delle reti elettriche saranno quelli dovuti all’aumento delle temperature e ai fenomeni di siccità. L’aumento della temperatura determina infatti un aumento della resistenza dei cavi, e quindi delle perdite di trasmissione, e rende più difficile la dissipazione del calore prodotto. Per ogni grado di aumento della temperatura, la capacità dei trasformatori può ridursi fino all’1%, mentre la resistenza dei cavi di rame aumenta all’incirca dello 0.4%; nell’insieme, la capacità di una rete si riduce dell’1% circa per ogni grado centigrado di aumento della temperatura. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, in una rete con perdite iniziali dell’8%, le perdite possono aumentare dell’1% se la temperatura cresce di 3°C. Per i cavi aerei, con l’aumento delle temperature minime si riduce l’effetto positivo delle basse temperature rispetto allo smaltimento del calore prodotto. In ogni caso, la dissipazione di calore non è influenzata tanto dalla temperatura quanto dalla velocità e dalla direzione del vento. Per i cavi sotterranei, la capacità di trasporto diminuisce con l’aumento delle temperature e con la riduzione dell’umidità del suolo (Hewer, 2006) ed è quindi influenzata dagli episodi di siccità. Tutti questi effetti, combinati, si aggiungono all’incertezza complessiva degli impatti dei cambiamenti climatici sulla gestione della domanda e dell’offerta di energia elettrica (Allegato III). Inoltre, condizioni climatiche secche e calde tendono a favorire l’innesco e la propagazione di incendi che possono generare importanti danni alle infrastrutture esposte alle fiamme.
Forti raffiche di vento possono generare danni strutturali con possibili interferenze sulla rete di trasmissione e distribuzione con cavi aerei innescate dalla caduta di rami e alberi (MIMS, 2022)”.