E chi l'ha detto che le migliori decisioni vengono dall'alto? Nella maggiorparte dei casi le proposte 'dal basso' si revelano più adeguate per la risoluzione di problematiche comuni. Come quelle dei cambiamenti climatici. A dimostrare la veridicità dell'assioma 'pensare globalmente, agire localmente' è il MIT, con un progetto che ha visto il coinvolgimento dei cittadini nell'elaborazione di buone pratiche per gestire i rischi provocati da eventi climatici estremi.
Nello studio, “Managing climate risks in coastal communities”, condotto da Lawrence Susskind, professore di Urbanistica avanzata al MIT e recentemente pubblicato da Anthem Press, sono stati riportati i risultati ottenuti nel progetto “New England Climate Adaptation Project”. Dal 2012 fino a pochi mesi fa è stata condotta una sperimentazione su un gruppo di abitanti di 4 città americane (Wells, Dover, Barnstable e Cranston), che sono stati coinvolti in una serie di role playing e debriefing sui temi del cambiamento climatico e della resilienza urbana. I cittadini hanno partecipato attivamente a discussioni su particolari problemi che affligono la loro comunità e hanno collaborato allo sviluppo di Piani di azione. E il risultato, dichiarano i ricercatori del MIT, è che si sono raggiunti dei risultati che fino a quel momento non erano mai stati raggiunti e in tempi nettamente ridotti.
Gli amministratori locali ignorano la consapevolezza dei cittadini sul tema dei cambiamenti climatici
Il primo dato su cui riflettere è che le amministrazioni locali danno per scontato la scarsa conoscenza di alcuni temi da parte della cittadinanza. Secondo l'indagine del MIT alla domanda, rivolta agli amministratori, 'qual è secondo lei la percentuale dei cittadini che ritengono il cambiamento climatico un problema attuale?' la risposta in media è stata il 10%. I ricercatori hanno invece dimostrato che ben il 60% degli abitanti è consapevole dei rischi legati al clima.
Le proposte elaborate dalla cittadinanza
Appurato l'interesse della popolazione, questa è stata coinvolta nella elaborazione di proposte di interventi. Tutte le città considerate, va precisato, sono situate sulla costa e quindi il maggior rischio è quello delle inondazioni. Ecco i risultati raggiunti.
A Dover i cittadini hanno evidenziato la necessità di riparare la città dalle esondazioni del fiume agendo su un miglioramento del sistema fognario e dei canali di scolo, su interventi di dragaggio e su un potenziomento dei generatori elettrici. A Barnstable, dove i maggiori pericoli sono rappresentati dal maltempo, dall' aumento del livello del mare e da fenomeni di siccità, i cittadini hanno proposto di migliorare il sistema di fornitura idrica e di rendere maggiormente sostenibile la rete elettrica.
A Wells, dove si prevede che il livello del mare aumenterà considerevolmente nei prossimi decenni, è stata evidenziata la necessità di realizzare nuove dighe e di varare un programma di riacquisto dei terreni costieri di proprietà privata. A Cranston, infine, dove le inondazioni sono frequenti e violente è stato proposto l'ampliamento delle barriere e anche lo sviluppo di programmi educativi per sensibilizzare sia i cittadini sia le piccole imprese che potrebbero investire sul luogo.
I benefici del coinvolgere i cittadini
Il progetto ha riguardato delle piccole comunità, dove il coinvolgimento attivo è forse più semplice. Ma Susskind è convinto del fatto che questo approccio possa essere allargato anche ai grandi centri urbani. La chiave di volta è da un lato riconoscere che la cittadinanza può avere delle idee migliori degli amministratori- spiega il professore- e dall'altro comprendere che il coinvolgimento della popolazione alle problematiche che affligono il luogo in cui abitano è il primo passo per diffondere buone pratiche comportamentali e un maggiore interesse.